Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gara per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord.
Crediamo che anche Milano debba presentare delle iniziative da far finanziare con il Recovery Fund. Ne abbiamo preparate sette. Questa è la seconda è mira a rendere più competitivo il tessuto produttivo della nostra città, che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio).
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Recovery Milano #2. ECONOMIA: costituzione di una ZES (Zona Economica Speciale)
E’ stato calcolato che dall’inizio dell’emergenza il Governo ha già speso attorno a 105 miliardi di spesa supplementare. Una cifra enorme che purtroppo non ha avuto impatto sul PIL (caduto di oltre il 12%) e soprattutto non si è trasformata in nulla di strutturale per fare ripartire l’economia.
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La soluzione per noi prioritaria perchè l’economia riparta è che le imprese ripartano. E per farle ripartire, almeno quelle che operano sul nostro territorio, la strada maestra è quella di creare un ambiente competitivo con il resto d’Europa. Un primo tentativo di dare slancio alle imprese è quello introdotto come anticipo al Recovery: la detassazione riservata alle aziende del Sud. Crediamo che la priorità dovrebbe essere quella di rendere più competitiva la parte del territorio più a contatto con la concorrenza internazionale.
4.500 ZES nel mondo: nelle aree a più diretta competizione internazionale
L’istituzione di una ZES (Zona economica speciale) ovvero una regione geografica dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto nella nazione di appartenenza, di norma prevista per attrarre maggiori investimenti straniera, potrebbe essere lo strumento appropriato per ridare uno slancio alla nostra nazione già in condizione di recessione e in particolare alle aree più colpite che coincidono anche con le aree più produttive: Lombardia, Veneto e Emilia Romagna sommano il 40% del Pil italiano.
Nel mondo ci sono circa dalle 2.700 alle 4.500 ZES (a seconda del criterio di classificazione) e sono il motore di quasi tutti i Paesi più avanzati. Anche in Italia sono state ipotizzate delle ZES, soprattutto al Sud. Ma ancora nessuna di questa è stata resa operativa. Milano potrebbe dimostrare che non solo fa da volano all’economia privata ma anche consente di ripagare lo Stato proprio grazie all’impulso degli affari, specie in una zona in diretta competizione con i mercati internazionali.
La situazione in Italia, le prime zone istituite nel mezzogiorno
In Italia è data possibilità di creare ZES Interregionali e ogni Regione può istituire sul proprio territorio un massimo di due Zone Economiche Speciali.
I benefici previsti per chi opera in queste zone compresi in 3 macrocategorie:
#1 Procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, volti a semplificare ed accelerare l’insediamento, la realizzazione e lo svolgimento dell’attività economica nelle ZES.
#2 L’accesso alle infrastrutture esistenti e a quelle previste nel Piano di sviluppo strategico
della ZES stessa.
#3 Un credito d’imposta fino a 50 milioni di euro, per ciascun progetto di investimento
(entro i limiti stabiliti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato).
Leggi qui le caratteristiche dell’iniziativa: La proposta: ZES per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus
Nel mondo si contano circa 2.700 Zes, in Cina e a Dubai gli esempi più noti.
In Europa sono circa una settantina, 14 delle quali istituite in Polonia che prevede ad esempio una corporate income tax exemption che può oscillare tra il 25 e il 55%. Nel nord Italia abbiamo il caso di Livigno località montana della provincia di Sondrio a 2000 metri d’altezza, quale zona franca di confine, grazie all’esenzione di imposte come Iva e accise che lo rendono il “Duty Free” più alto del mondo.
Quali potrebbero essere le regole nelle Zes da istituire nelle aree più colpite da Coronavirus?
#1 Estendere benefici della normativa italiana anche alle aree più produttive
Lombardia, Veneto e Emilia Romagna sono le aree più colpite dal Coronavirus, sia in termini di contagi e decessi, sia per le immediate e future ricadute economiche e sociali che impatteranno violentemente su ogni settore produttivo. Il caso vuole che siano le stesse Regioni che stanno richiedendo una maggiore autonomia nei confronti dello Stato in quanto producono il 40% del Pil nazionale e sono le più efficienti in assoluto.
#2 Esenzione per 1 anno da Iva e accise come Livigno
Per mantenere maggiore liquidità nelle tasche dei cittadini e nei bilanci delle imprese, con ricadute evidenti sui dipendenti, si potrebbe seguire il modello Livigno che esenta da Iva e accise sui carburanti per una durata almeno di 12 mesi
#3 Finanziarie promozione dei prodotti locali
Per salvaguardare e migliorare la competitività del “Made in Italy” e nello specifico dei prodotti territoriali regionali, si potrebbero predisporre finanziamenti a fondo perduto per tutte quelle aziende che fatturano maggiormente con l’export e che necessitano della promozione dei loro beni nel mondo.
#4 Tax Free per aziende internazionali che scelgano queste zone per i propri investimenti
Uno degli effetti più prevedibili del post emergenza sarà la riluttanza di aziende straniere a investire in Italia. Una riluttanza che rischia di colpire pesantemente proprio le aree più connesse alla competizione internazionale, come Lombardia e Veneto. Si dovrebbe prevedere un regime di Tax Free per i primi 2 anni alle aziende estere che decidano di investire in Italia e sperimentare dal terzo anno una flat tax al 20%, con vincolo di rimanere nel territorio almeno 10 anni
#5 Flat tax al 10% per i residenti e stop ad anticipo contributi e tasse
Implementare per una durata di 3 anni una flat tax al 10% per tutti i residenti dei territori interessati dalla sperimentazione e modificare il calendario fiscale per Pmi e liberi professionisti stabilendo il pagamento di contributi e tasse a posteriori ovvero a seguito di accertamento di quanto effettivamente pagato.
Il mondo come lo conosciamo oggi non tornerà più e al momento, le Regioni del Nord sono le aree al mondo che stanno pagando le conseguenze della più grande pandemia dagli ultimi 100 anni e per questo motivo sono indispensabili misure coraggiose per non precipitare in una crisi economica senza ritorno.
Leggi il progetto completo: La proposta: ZES per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus
# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti
Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.
A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.
Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia.
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ANDREA ZOPPOLATO
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