Milano, la città degli ALBERI: progetti attuali e idee per un futuro immerso nel verde

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Parco Sempione

Si sente affermare, ed è un dato considerato con sempre maggiore attenzione, quando non con allarme, che andrebbe piantato un trilione di alberi per contrastare i cambiamenti climatici e mantenere la temperatura della terra entro i 2°C, per evitare l’insorgere di conseguenze disastrose per la Terra.

D’altro canto, però, è incoraggiante vedere come la cittadinanza attiva sia in grado di cambiare veramente le cose, quando è applicata bene. È il caso del giovane attivista bavarese Felix Finkbeiner, classe 1997, che a nove anni, nel corso di una ricerca scolastica, propone di piantare un milione di nuovi alberi nel mondo per ridurre la CO2
Dirà poi che all’epoca, anche se aveva intuito da subito la necessità di un approccio globale ai problemi ambientali già allora, un milione gli sembrava una cifra enorme.
Meno di vent’anni dopo, Felix è alla guida di Plant for the Planet, un’iniziativa diffusa a livello mondiale, che, nel 2011, ha raggiunto l’obiettivo di piantare un milione di alberi, ossia il numero che lo stesso Felix aveva indicato da bambino.

Se da un lato la cultura di autonomia in cui Felix è cresciuto (la Baviera è infatti una regione della Germania che presenta fortissime articolazioni locali) gli ha consentito di individuare, in giovanissima età, l’idea vincente e poi, successivamente, di riuscire ad implementarla con l’aiuto dei giusti stakeholders, per risolvere un problema di natura globale, occorre anche un approccio unito e decisivo a livello mondiale.

A proposito di questo, c’è già un precedente positivo, risalente a quando i CFC sono stati banditi a livello mondiale e sostituiti da prodotti non dannosi, il che sta efficacemente riducendo il buco nell’ozono.
Certo, se il cambiamento climatico ed il riscaldamento globale non verranno combattuti in modo incisivo, le conseguenze possono essere inaudite; non si può prepararsi a fenomeni che, in condizioni climatiche normali, non dovrebbero neppure verificarsi.
Tuttavia, di buono c’è che il bando dei CFC che ha ridotto il buco nell’ozono è un risultato che è stato raggiunto quando il mondo non era ancora interconnesso come adesso. Possiamo e dobbiamo fare tutti la nostra parte. Ed è qui che il think locally, act globally che caratterizza l’approccio di Milano Città Stato potrà venire in risalto, agganciando la dimensione locale, nazionale e sopranazionale delle attività per franare ed invertire i cambiamenti climatici in atto.

 

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COSA STA FACENDO MILANO: COOL MILANO E FORESTAMI

All’interno del progetto Città Resilienti nell’ambito della direzione Urbanistica, il monitoraggio sull’emergenza climatica a Milano ha individuato le “isole di calore”,

attraverso una mappatura della città sulla base della temperatura media al suolo“

Cool Milanoè una delle sei aree di strategia individuate dai tecnici del Comune per il progetto della resilienza, inserite nel Piano Aria Clima, che verrà adottato da Palazzo Marino all’inizio del 2020, e che conterrà le strategie concrete per “rinfrescare” la città“ e ridurre le isole di calore.
Dal 2001 al 2017 infatti, secondo i calcoli del Politecnico, la temperatura a Milano è aumentata di 2 gradi e aumenterà di altrettanti da qui al 2050.

L’obiettivo di “Cool Milano” è quindi accrescere verde e acqua.

In riferimento al verde, il piano di forestazione urbana “ForestaMi”, lanciato nel 2018 con  l’obiettivo di piantare 3 milioni di alberi entro il 2030, è il più ambizioso e sarà perseguibile,  a detta del Sindaco, solo con la collaborazione dei privati.

La forestazione urbana può ridurre dunque le isole di calore, cioè i punti più caldi della città al suolo, ma anche i consumi energetici, che sono una conseguenza. (Fonte: MilanoToday)

 

TUTTO BELLO QUINDI, MA DOVE SI TROVANO I SOLDI?

Come dice Beppe Sala il piano di forestazione sarà fattibile solo con l’aiuto dei privati. Nel frattempo, i circa 16 mila alberi piantumati come dice l’assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran «sono concentrati soprattutto in aree già verdi. La sfida è quella di recuperarne di nuove, con un piano di depavimentazione della città».

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Quindi la città con la quarta economia europea non riesce a trovare in Bilancio 1 milione di euro per ogni ettaro di superficie da riforestare, per combattere il “Climate Change” e abbracciare il “Green New Deal” ritenuto dal Sindaco la strada maestra per guidare le città del futuro?

 

LE VISIONI DEVONO POGGIARE SU BASI SOLIDE

Sognare in grande non costa nulla, avere obbiettivi ambiziosi neppure, ma se le condizioni di base non supporto nemmeno lontanamente le sfide che ci poniamo, non sarebbe opportuno cambiare lo status quo?
Milano non dispone di risorse per il piano di riforestazione, neppure per dare il primo concreto impulso, per questo motivo il primo obbiettivo da perseguire è di dotare la città del migliore sistema amministrativo possibile per garantire finanze adeguate alla proprie ambizioni.
Il sistema ideale è quello dotato di autonomia gestionale e finanziaria, come quello delle città stato, che in Italia ha il suo equivalente nelle regioni: Milano ha urgente bisogno di diventare una città stato se vuole rincorrere le sue ambizioni e le sue visioni.

 

COME PUÒ MILANO DIVENTARE REGIONE?

Si tratta di una strada ampiamente percorribile, anche se non sarà un processo banale: la partenza a Ottobre con il Referendum Day, non rimane che accompagnarci in questo viaggio. Chi voglia darsi da fare in modo attivo invece che lamentarsi rimanendo sorpreso per questo e altri problemi derivanti da assenza di risorse e di poteri per Milano, ci scriva: info@milanocittastato.it (Oggetto: CI SONO ANCH’IO). Non sarà facile, ma ce la faremo.

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE & FABIO MARCOMIN

 

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.