I meteorologi stanno osservando una tendenza in contrasto con quella dei decenni precedenti. La fascia dell’atmosfera, tra troposfera e stratosfera, si sta scaldando invece che raffreddarsi come è accaduto dagli anni novanta.
Questo porterebbe, secondo il fisico dell’atmosfera Judah Cohen, il vortice polare artico a collassare su se stesso. Il vortice è come un cono di enorme massa di aria fredda che quando le temperature sono fredde fungono come barriere di ghiaccio che lo mantengono stazionario sul polo. Il fatto che quest’aria si sta scaldando attorno al vortice porta a immaginare che si formerà una figura barica a forma di ciambella, con il vortice che potrà collassare portando le masse di aria ghiacciata ad espandersi fino alle medie latitudini.
Cohen ha pubblicato una mappa proiettiva per il mese di dicembre in cui si prevede che il gelo estremo, invece di restare confinato nell’artico, si spingerà fin quasi al quarantacinquesimo parallelo che passa attraverso il nord Italia.
Quali potrebbero essere le conseguenze di questo avvenimento?
Potrebbe essere il segnale di un inizio di una nuova era glaciale, come sostiene la prof. Valentina Zakharova della Northumbia University, a cui molti altri scienziati si sono accodati.
Il dibattito tra i fisici del clima è quello se si tratti di una PEG (piccola era glaciale) oppure di un periodo interglaciale di dieci-quindicimila anni.
Uno degli elementi molto interessanti di questo argomento è che sembra esserci una correlazione con la Co2: perché la Co2 viene rilasciata dagli oceani, che sono tra i più grandi depositi del pianeta, quando il clima si riscalda, mentre collassa quando il clima si raffredda, perché la mancata evaporazione dell’acqua la trattiene invece che rilasciarla. Mettendo così a grande rischio le civiltà umane che prosperano grazie alla Co2, nota come il “gas della vita” perché nutrimento della flora terrestre.
Secondo questa prospettiva la Co2 non sarebbe causa ma effetto dei cicli di riscaldamento e di raffreddamento del nostro pianeta, che sono cicli di migliaia di anni.
Potremmo dunque uscire da un periodo di riscaldamento per entrare in uno di raffreddamento, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.
Quando avviene una inversione climatica delle temperature globali il processo può essere molto rapido e, se Cohen avesse ragione, questo potrebbe essere il primo anno di inversione. Non ci stupiremmo se alcune parti dell’emisfero nord, sopra il 52 esimo parallelo, diventassero presto non più abitabili.
Speriamo che non accada, altrimenti ci servirà un bel po’ di global warming.
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LA FENICE
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