La città di Londra è in tensione e c’è chi sta pensando di fare come la Scozia che sta organizzando un nuovo referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna e restare nell’Unione Europea. Già poche ore dopo i risultati del referendum, si è attivata una raccolta firme per rendere indipendente la città di Londra (Articolo) e il sindaco Sadiq Khan ha affermato la necessità che Londra mantenga le stesse norme della UE in termini di libera circolazione di merci e persone, discostandosi dalla politica nazionale.
La città di Londra è preoccupata perchè teme gli effetti di un referendum che rischia di farle perdere lo scettro di capitale mondiale in numerosi settori. Eppure c’è stato un altro referendum, quasi 20 anni fa, alla base di un radicale miglioramento per la città di Londra. Era il 1998 e il referendum è stato quello di renderla autonoma dal governo centrale.
IL REFERENDUM DEL 1998: QUANDO LONDRA HA VOTATO PER DIVENTARE CITTA’ STATO
Negli anni ottanta del secolo scorso il governo britannico aveva ridimensionato l’autonomia della regione londinese, assumendo di fatto il controllo sulla città. Questa impostazione centralista è risultata sconfitta da un referendum del 1998, in cui oltre il 70% dei londinesi si è espresso a favore di una maggiore autonomia della città.
Al referendum è seguito il Greater London Authority Act che nel 1999 ha istituito la Greater London Authority (GLA) con competenze autonome rispetto al governo nazionale.
Le aree assegnate al GLA riguardano essenzialmente i trasporti, lo sviluppo economico e l’ordine pubblico. Come competenze distintive il GLA ha la possibilità di scegliere se adottare o no alcuni tipi di leggi nazionali (le cosiddette Byelaws) e di presentare proposte di legge per la tutela degli interessi della comunità (Local e private bills).
In sintesi, il referendum del 1998 ha aperto la strada a una Londra autonoma dal governo centrale. Ma cosa è successo a Londra dopo quel referendum?
I RISULTATI OTTENUTI DA LONDRA DOPO ESSERE DIVENTATA UNA CITTA’ STATO
Con il referendum popolare del 1998, Londra ha invertito la tendenza britannica al centralismo trasformandosi in città stato, rendendosi autonoma dal governo britannico. Effetto di quindici anni di “Greater London” sono:
#1 POPOLAZIONE: INVERTITO IL TREND
Dal 1998 in poi si è invertito il trend di calo della popolazione. La popolazione della Greater London è passata da poco più di 7 milioni del 2001 a 8.63 milioni del 2015, il livello più alto dalla seconda guerra mondiale.
In questo grafico si vede come il trend si è invertito alla fine degli anni novanta subendo un’impennata con il nuovo millennio:
Potrebbe sembrare un trend tipico di ogni città, ma se prendiamo quello della popolazione di Milano vediamo che non è così:
Come si vede nel grafico, dal 1971 Milano ha perso mezzo milione di residenti con un trend che non accenna a mostrare cambiamenti di direzione.
#2 ECONOMIA: ALTI TASSI DI CRESCITA E PRIMO POSTO MONDIALE
Nel 2015, dopo una progressiva rimonta, Londra ha raggiunto il primo posto nella classifica mondiale del global financial centres index che misura il potere finanziario esercitato dalle diverse città del mondo. Nella classifica, Milano è al cinquantesimo posto, prima in Italia. Dal 1998 la città di Londra ha registrato una poderosa crescita economica, sia in valori relativi che assoluti. Il GDP pro capite a Londra è di 116.800 sterline e Londra genera il 22% della ricchezza dell’intera Gran Bretagna, pari a quella della Svezia.
Da quando ha raggiunto l’autonomia la città di Londra ha avuto i maggiori tassi di crescita del suo paese e tra i più alti dell’Europa occidentale: negli ultimi sette anni ha avuto una crescita annua del 3% del PIL a fronte di un +2% della Gran Bretagna. In generale il raggiungimento dell’autonomia pare aver portato benefici sia a Londra che al resto del Paese: entrambi infatti sono cresciuti più della media dei paesi europei.
#3 MERCATO IMMOBILIARE: PREZZI DELLE CASE QUADRUPLICATI (MENTRE PRIMA ERANO QUASI STABILI)
Evoluzione del prezzo medio di una casa di Londra a partire dall’anno del referendum che l’ha resa una città stato (1998):
• 1998: £115,000
• 1999: £142,000
• 2000: £164,000
• 2001: £182,000
• 2002: £207,000
• 2003: £242,000
• 2004: £273,000
• 2005: £283,000
• 2006: £306,000
• 2007: £342,000
• 2008: £351,000
• 2009: £338,000
• 2010: £385,000
• 2011: £401,000
• 2012: £410,000
• 2013: £428,000
• 2014: £492,000
Source: ONS
Prima del referendum i prezzi delle case erano stabili o con una crescita modesta. Dieci anni prima erano in media pari a £78,000 (1988), crescendo in dieci anni di 30.000 sterline. Nei quindici anni successivi, da quando è diventata città stato, il prezzo delle case è cresciuto di 335.000 sterline, portando Londra dal 2012 a raggiungere la prima posizione nel mercato degli uffici e nel mercato residenziale. Si tratta di un aumento di oltre il 400%: nello stesso periodo (1998-2015) a Milano le case si sono rivalutate del 60% (Dati Camera di Commercio di Milano).
I LONDINESI SI RASSEGNERANNO?
I risultati di Londra conseguito con l’autonomia sono notevoli. Ma Londra non è un’eccezione: in tutti i paesi principali in Europa si assiste a un incremento dell’autonomia delle città più sviluppate, come accade in Francia con Parigi, in Belgio con Bruxelles o in Spagna con Madrid, e dove c’è più libertà, a livello individuale e di enti locali, si trova più prosperità.
Questa è una legge che vale in tutta Europa e anche nel resto del mondo: ai vertici nelle classifiche del benessere e della qualità della vita ci sono città stato e, tra i grandi stati, gli stati federali.
A questa tendenza universale si sottrae però il nostro Paese. L’Italia risulta ancora oggi l’unico tra i principali paesi europei a non avere una città stato. Non solo. Risulta anche il paese in cui è più forte la spinta centralista dell’amministrazione pubblica, con risultati modesti come riportato in questo articolo: 10 segnali che lo stato italiano è da rifare.
La volontà dei londinesi nel 1998 aveva posto le basi a un grande successo di Londra. Ora il voto dei britannici rischia di compromettere il futuro di una delle capitali mondiali. Vediamo se i suoi abitanti si rassegneranno a questo destino o ancora una volta affermeranno il loro diritto all’autodeterminazione.
ANDREA ZOPPOLATO
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