Parigi, Amburgo, Berlino, Barcellona, Londra, Madrid. Ma anche più piccoline come Zurigo, Brema o Ginevra. I paesi più civili fanno a gara a spostare potere e risorse nelle loro città più rappresentative che, come aeroporti internazionali, sono in competizione tra loro come porta d’accesso agli investitori di tutto il mondo. Sono città che sono dei veri e propri stati all’interno dei loro paesi, trattano con il governo, gestiscono le risorse in autonomia, decidono da sé tutto ciò che accade sul loro territorio. Ma in Europa esiste un’eccezione, un paese dove la città più internazionale non può decidere nulla. Nemmeno se tenere o disfarsi del suo stadio di pallone. Una città incapace di intendere e di volere. Indovinate qual è questa splendida eccezione internazionale?
SAN SIRO sì o SAN SIRO no: anche questo lo ha deciso ROMA
Personalmente resto a favore dell’abbattimento dello stadio di San Siro per diversi motivi: oltre ad essere uno stadio obsoleto che le due squadre milanesi non vogliono più, considero la mancata realizzazione di un nuovo stadio una occasione persa per la generale riqualificazione di un’area piuttosto squallida. Il nuovo stadio poteva essere al centro di un nuovo quartiere come accaduto per City Life. Ora al danno si rischia la beffa: non solo si è persa l’occasione di rilancio ma si rischia di ritrovarci un mastodontico stadio abbandonato. E intoccabile.
# Milano non tocca palla
Si dice che a Milano si fa, non si parla. Ma non sulle questioni che riguardano l’amministrazione. Tipo la scelta sullo stadio. Perché a Milano si è parlato e molto, ma poi alla fine è arrivata la decisione della Soprintendenza: cari milanesi, voi continuate pure a parlare, ma chi decide è Roma. E Roma dice che a questo stadio non si può toccare neppure uno sgabello.
Per capire l’ennesima querelle ridicola per Milano, ricordiamo in qualche riga come funziona il centralismo italiano. A livello di risorse praticamente tutti i soldi nati sul territorio finiscono a Roma che poi decide se e quanto restituire alle regioni o ai cittadini. A Milano, ad esempio, ritorna direttamente circa l’1% di quanto ha versato nelle casse dello Stato. Questo della grande metropoli internazionale che deve lavorare come una schiava per poi cercare di elemosinare la copertura delle spese, come è il caso dei costi per i mezzi pubblici ora tagliati, ormai lo abbiamo capito. Ma non vale solo per i soldi.
A livello amministrazione il centralismo della burocrazia romana è piuttosto semplice. Attraverso i prefetti, che dipendono dal Ministero degli Interni, e le Soprintendenze, che dipendono dal Ministero della Cultura, il governo di Roma esercita il controllo del territorio. In particolare, per ogni costruzione di una certa importanza tutto deve passare nelle mani della Soprintendenza. Come è successo per San Siro.
# Roma ha deciso: San Siro non si tocca
Sulle questioni riguardanti Milano prima di discutere o litigare ripetete questo mantra: chi decide a Milano è Roma. Siamo un po’ come due bambini piccoli che litigano tra loro su una scelta che prenderà papà. Invece di dividerci sulle sorti dello stadio, dovremmo discutere il vero tema di questo e di tutto il resto di importante che ci riguarda in città: è giusto che tutto quello che riguarda a Milano sia deciso a Roma? Questo non vale solo per lo stadio. E’ una regola ferrea fin dai tempi dell’unità d’Italia, in cui si è scelto di copiare il centralismo napoleonico che ormai pure la Francia attuale si è in gran parte lasciata alle spalle. Per non parlare del fascismo con il governo di Roma che si è macchiato dell’onta della copertura dei Navigli, trasformando Milano da seconda Venezia a un cementificio.
Purtroppo lasciare la scelta a Roma fa comodo a molti, anche a Milano. In questo modo nessuno degli amministratori di Milano si prenderà la responsabilità della scelta rimpallandosi a vicenda la scelta del vincolo e resterà sempre una decisione presa a tavolino senza aver sentito il parere dei milanesi.
A che serve un consiglio comunale, una giunta, una regione e un Sindaco se poi la decisione finale pure per uno stadio di pallone la prendono altrove?
La verità è che ciò che rimane a Milano è solo folklore, come quello di dibattere o di lanciare appelli un po’ patetici affinché le squadre rinuncino ai loro progetti di nuovi stadi e si adattino a restare a San Siro. Tanto a Milano nessuno sarà responsabile.
Hai qualche problema o qualche intervento per migliorare Milano da segnalare? Scrivici qui: info@milanocittastato.it
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ANDREA URBANO
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Tranne l’insistenza a citare Roma piuttosto che Governo.
A Roma, ai romani, i romani de Roma, di cosa succederà al nostro stadio, do per certo (molti di loro me lo dicono) che non importa proprio nulla. Anche perchè, pure loro, dal Governo si attendono altre attenzioni per la loro città, che, lo si voglia o no, è la nostra Capitale. Che una capitale proprio non sembra.
Personalmente suggerisco di considerare che a questo sito può accedere anche qualcuno fra i cittadini romani, e fossi fra loro non ci rimarrei proprio bene a leggere questo articolo anche se forse l’allusione è al Governo.
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