L’EXPO è stata una grande occasione non solo per Milano, ma cosa è successo dopo? Vediamo il caso del quartiere Città Studi.
SAVE CITTA’ STUDI: quale sarà il FUTURO del QUARTIERE?
L’EXPO è stata una grande occasione non solo per Milano, ma per tutta l’Italia. E’ ancora vivo il ricordo dei mesi che precedettero l’assegnazione a Milano di questo grande evento e sono ancora più vivi i ricordi legati al momento dell’inaugurazione, delle file chilometriche per entrare, dei padiglioni, delle critiche, dei difetti e dei pregi. Tutti elementi che hanno fatto dell’evento un grande veicolo di introiti economici e di prestigio internazionale. Per sei mesi Milano è stata il centro del mondo, è diventata più bella, più viva, più funzionale e per dirla con un verso di Lucio Dalla, più vicino all’Europa.
Ma cosa è successo una volta calato il sipario sull’EXPO? Che cosa è accaduto all’immenso spazio occupato dai padiglioni?
# Città Studi: il quartiere universitario di Milano
Città Studi (o Città degli Studi) è un quartiere nella zona orientale di Milano, confinante con Ortica e Lambrate. All’inizio deve il suo nome principalmente alla presenza nel suo territorio del Politecnico (amichevolmente “Poli”) e di cinque facoltà scientifiche dell’Università Statale. Nel corso degli anni il quartiere è cresciuto a vista d’occhio e l’incremento degli studenti, ha portato i due atenei ad allargare i propri spazi (Politecnico) e ad acquistare nuove strutture dove aprire altri dipartimenti non solo d’indirizzo scientifico (Università Statale).
Nel suo territorio sorgono anche diverse cliniche private e due ospedali (Istituto nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori e l’Istituto Nazionale Neurologico Carlo Besta), e negozi che in alcuni casi mantengono delle caratteristiche da bottega.
In passato il quartiere è stato teatro di un paio di episodi di cronaca: le Brigate Rosse che fecero esplodere, negli anni settanta, due bidoni di benzina in via Moretto da Brescia e infine l’omicidio di Sergio Ramelli, un esponente del Fronte della Gioventù ucciso in via Paladini.
# Dopo l’Expo iniziano i problemi per il quartiere
Si è discusso tanto e a lungo su cosa sarebbe accaduto all’area Expo e tante sono state le ipotesi. All’inizio si diceva che avrebbero costruito una zona residenziale, poi si è parlato di spostare il Centro Tumori e l’Istituto Besta per farne una città della salute e infine è spuntata l’idea sul quartiere residenziale di Città Studi.
Nel 2012 Gianluca Vago diventa rettore dell’Università Statale e dopo qualche anno dal suo insediamento e dopo la fine dell’Expo si comincia a parlare del possibile spostamento dei dipartimenti presenti nel quartiere Città Studi.
# I dipartimenti si spostano? Il quartiere si preoccupa e si mobilita contro il pericolo di desertificazione
Da quel momento comincia un periodo, dove tutto il quartiere si mobilita. La preoccupazione è tanta, i gestori di locali, tavole calde e copisterie protestano su questa eventuale probabilità che porterebbe a gravi ripercussioni sulla loro vita e a questi si vanno ad aggiungere proprietari di case e appartamenti che erano regolarmente affittati a studenti per l’intero corso della loro carriera universitaria, sia che fosse in Statale o al Politecnico.
In breve tempo tutti i negozi del quartiere cominciano ad affiggere manifesti che invitano i residenti a mobilitarsi e a protestare contro l’eventuale spostamento di tutta l’area universitaria nell’area Expo. Cominciano a nascere comitati e associazioni che protestano, organizzano fiaccolate. Fanno picchetti in Via Festa del Perdono chiedendo al rettore di bloccare questa operazione, ma questo tristemente fa “orecchie da mercante”. La previsione più grigia è che il quartiere si spopoli facendolo diventare una zona desolata senza la presenza degli studenti che sono alla fine la vera anima del quartiere.
# Tra associazioni, politici e un nuovo rettore per la Statale
Intanto associazioni come Esterni che organizza il Milano Film Festival decide di spostare la propria sede abbandonando quella di Città Studi, l’istituto per le arti grafiche Rizzoli, che inizialmente doveva essere abbattuto per costruire un palazzo per gli studenti, viene acquistato da una società che attualmente sta costruendo un lussuoso complesso residenziale. Vengono stampate magliette che riportano scritte: Città Studi, non si tocca, Giù le mani da Città Studi, Save Città Studi e intanto anche la politica fa il suo ingresso, alcuni sostenendo la permanenza nel quartiere e alcuni perpetrando lo spostamento all’Expo. Lo stesso sindaco Beppe Sala non ha mai fatto dichiarazioni precise sulla questione e a poco o nulla sono valse le centinaia di lettere scritte al suo indirizzo.
Gli anni trascorrono e all’Università Statale il rettore cambia e diventa Elio Franzini, pare una figura migliore e più possibilista sulla permanenza dei dipartimenti a Città Studi. Purtroppo la realtà è molto diversa perché anche questo cambio non porta ad alcun risultato.
# L’operazione “Città Politecnico”
Bisogna guardare avanti e sperare che questo trasferimento avvenga il più lontano possibile nel tempo. Su alcuni siti dedicati alla questione, vengono sollevate polemiche sul fatto che la Statale stessa possieda proprietà in via Mercalli e che solo da poco vengano usate, viene polemizzato il fatto che la Statale continui a pagare l’affitto alla Curia per occupare e adibire alcuni suoi spazi a uffici amministrativi in via Sant’Antonio, viene polemizzato che tutta l’operazione porterebbe a spendere una cifra enorme che creerebbe un debito altissimo all’università.
Nel frattempo, durante un Milano Arch Week, Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, annuncia la possibilità della nascita di Città Politecnico, un’operazione che vedrebbe la prestigiosa università acquistare tutti gli spazi vuoti lasciati da Unimi per allargare i propri dipartimenti, far trasferire quelli in Bovisa e concentrare il tutto nel quartiere di Città Studi.
Sembra la soluzione più ovvia e naturale per l’evoluzione del quartiere che manterrebbe il suo status e salverebbe centinaia di piccole imprese. Qualche tempo dopo, leggendo sui vari portali che affrontano la questione, Elio Frazini annuncia che i lavori proseguiranno tranquillamente in area Expo e che la sua Università costruirà un enorme campus universitario concorrenziale a quelli prestigiosi presenti nelle città europee. A quel punto entra in scena anche l’università Bicocca, si vocifera sull’interessamento dell’ateneo di acquistare gli spazi vuoti per aprire i propri, purtroppo è una notizia che non ha trovato fondo facendola solo rimanere una voce di corridoio.
# Ad oggi il futuro di Città Studi è ancora incerto
La pandemia che stiamo vivendo oggi, in qualche modo, ha bloccato le manifestazioni, i sit-in, gli incontri per discutere della questione facendo cadere anche un po’ l’interesse e personalmente trovo la cosa molto triste e parlo con cognizione di causa abitando e soprattutto amando Città Studi.
Al giorno d’oggi non sappiamo con precisione cosa succederà, l’unica ultima notizia è che la Statale non tornerà sui propri passi e che il trasferimento avverrà entro il 2024 e comunque non oltre il 2030. Sono date lontane e in quanto tali dicono poco e niente. Alla fine che resti città Studi, che diventi Città Politecnico, che si trasformi in Città Bicocca poco importa, quello che conta è che questo quartiere continui a vivere e continui a far sognare i residenti e gli studenti che l’hanno abitato, che lo abitano e che lo abiteranno.
Continua la lettura con: 10 motivi per AMARE CITTÀ STUDI
MICHELE LAROTONDA
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