Il nuovo grattacielo del centro direzionale milanese rompe gli schemi dello skyline di Porta Nuova e apre la nuova fase urbanistica della città. Basta passeggiare per la Biblioteca degli Alberi per accorgersi della nuova impronta data dalla Scheggia.
La SCHEGGIA rivoluziona la prospettiva allo SKYLINE di PORTA NUOVA
# Il primo edificio a emissioni zero di Milano, cambia il volto del centro direzionale
L’edificio, chiamato anche Scheggia di vetro, è alto 120 metri per 26 piani ed è rivestito da una facciata di vetro e pannelli solari. Sarà la nuova sede di UBI Banca, il primo grattacielo della fase 2 del centro direzionale di Milano a inaugurare e il primo a emissioni zero della città. L’intera struttura dell’edificio è conclusa, rimane solo la piazza sottostante da realizzare e entro l’estate dovrebbe essere fruibile dai dipendenti. Un progetto a firma Pelli Clarke Pelli Architects che anticipa di 20 anni i parametri di ecosostenibilità: facciate in triplo vetro che fungono da filtro per i raggi Uv e 6000 mq di pannelli solari che riforniranno di energia il 15% del grattacielo. Il riscaldamento e il raffrescamento della torre saranno possibili grazie a un sistema ad acqua di falda che consentirà di ridurre notevolmente i consumi grazie all’utilizzo di sensori di movimento e travi fredde per la climatizzazione dell’edificio.
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# La nuova prospettiva data dalla “Scheggia” allo skyline di Milano
Il nuovo grattacielo milanese si pone fuori da piazza Gae Aulenti centro della “city” e dalla direttrice di viale della Liberazione che si conclude con il Diamantone sede di Bnp Paribas. La sua posizione è infatti agli antipodi del grattacielo Unicredit e al limite opposto della Bibilioteca degli alberi. Questo fatto unito alla particolare forma che ricorda una scheggia di vetro che si protende verso il cielo rompe gli schemi dello skyline milanese e modifica la prospettiva di tutto il quartiere di Porta Nuova. Al contempo apre la seconda fase urbanistica della città caratterizzata da grattacieli con un’altezza ridotta rispetto a quelli della prima fase, ma dall’impatto scenografico più marcato e da forme più iconiche e riconoscibili come landmark della città.
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FABIO MARCOMIN
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