Se parliamo di micronazioni, principati o ogni di dimensioni ridotte siamo portati a pensare al Principato di Monaco, al Vaticano oppure, grazie al recente film proposto da Netflix, all’Isola delle Rose. Esistono altre realtà che nulla hanno da invidiare alla repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose. Una su tutte Sealand.
SEALAND: lo stato della libertà
# Sealand: da piattaforma per la contraerea durante la guerra a principato della libertà
Durante la seconda guerra mondiale la Royal Navy britannica stabilì una sede operativa al largo della cittadina di Felixstowe, che oggi conta meno di 25.000 abitanti ma che, nonostante questo, è uno dei maggiori porti del Regno Unito. Grazie ad una base logistica già sviluppata dall’inizio del Novecento costruirono al largo della cittadina, a nordest di Londra, una piattaforma che venne utilizzata per ospitare alcune batterie di contraerea. Abbandonata a fine conflitto la piattaforma subì numerose visite clandestine per i fini più disparati fintanto che Paddy Roy Bates, un ex militare con alcuni procedimenti legali a proprio carico, dovuti ad una controversa attività radiofonica, ne prese possesso dichiarando la nascita del Principato di Sealand.
# Il Regno Unito non riuscì mai a riprendere Sealand
Essendo Sealand in acque internazionali non poté essere perseguita dal Regno britannico che arrivò a promuovere un’azione armata per tornare a controllare l’oramai ex fortezza battente bandiera indipendente. Qualche colpo di artiglieria da parte della marina inglese e una sventagliata in risposta dalla famiglia Bates fu l’unica lotta “muscolosa” avvenuta tra le parti e che pose fine a diatribe legali. Anni più tardi un flebile tentativo mosso dal Regno Unito che estese le acque territoriali da 3 a 12 miglia fu anticipato di poche ore dal Principato che riuscì anche in questo caso ad evitare di capitolare.
# Sealand fu anche oggetto di un colpo di Stato
Nel 1978, approfittando dell’assenza del capostipite Bates che rappresentava il Capo del Principato, fu messo in atto un golpe guidato dal Primo Ministro, un cittadino tedesco eletto anzitempo per ricoprire il ruolo, con la collaborazione di alcuni funzionari. Presero il figlio di Bates in ostaggio con l’obiettivo di destituire il padre e ottenere il pieno possesso della piattaforma per farne un hotel di lusso. Grazie ad una azione militare portata a termine da alcuni mercenari al soldo dei Bates il controllo della piattaforma e la relativa sovranità furono restituiti alla famiglia che da allora detiene il potere. L’ex Primo Ministro fu tenuto in ostaggio fintanto che una delegazione tedesca si mosse per ottenere la liberazione del loro concittadino. Tale azione diplomatica fu intesa come un chiaro riconoscimento del Principato anche se non ebbe una grande e sperata risonanza tra i media che avrebbero dovuto occuparsi del caso.
# Molti vogliono diventare cittadini di Sealand
Grazie a gadget quali monete e francobolli e la vendita di titoli nobiliari Sealand ha un attivo che le consente di proseguire la sua esistenza. Molti cittadini da ogni parte del globo chiedono la cittadinanza anche se non esiste al momento alcun riconoscimento ufficiale da parte di entità internazionali. Pirati dell’informatica ed evasori fiscali cercano costantemente di ottenere un documento ufficiale che possa garantire loro una sorta di immunità, un salvacondotto verso la libertà. Ufficialmente la risposta dei Bates è quella di voler negare, anche in caso di ottenuto status di Stato indipendente, la cittadinanza a soggetti perseguiti per reati gravi in altre nazioni mentre hanno riservato una apertura per Julian Assange, il giornalista cofondatore di WikiLeaks e che sta scontando una condanna in attesa di sviluppi. Alcune gesta sportive portate a termine da atleti di varie nazionalità sotto la bandiera di Sealand sono un chiaro esempio della ricerca di un definitivo riconoscimento come il conferimento di titoli nobiliari a personalità della cultura e dello spettacolo (Ed Sheeran su tutti).
# Il futuro di Sealand: l’aggiunta di terra artificiale
Michael Bates, ereditati proprietà e titolo, prosegue le gesta paterne e sogna non solo di poter essere proclamato a tutti gli effetti regnante del Principato di Sealand ma anche di poter ampliare la superficie del regno con l’aggiunta di terra “artificiale” che possa consentire uno sviluppo dell’agricoltura e di altre attività fino ad oggi impossibili.
Lunga vita a Sealand e ai sogni di uno Stato indipendente nel quale libertà di pensiero e libera divulgazione di cultura possano finalmente provare una patria nella quale proliferare.
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ROBERTO BINAGHI
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