I decenni a cavallo tra l’800 e il ‘900 furono fondamentali per lo sviluppo industriale ed economico di Milano.
Le fabbriche cominciarono a svilupparsi attorno ad una città sempre più ampia e popolosa diventandone parte integrante. I grandi imprenditori non avevano a cuore solo i propri interessi, ma anche i loro operai, migliaia di persone e di famiglie, sul cui lavoro quotidiano si fondava un ciclo produttivo sempre più importante per l’economia cittadina.
Fu in quegli anni che nacquero e si diffusero i villaggi operai, per sopperire alla sempre maggiore domanda di alloggi popolari. Alcuni di questi villaggi sono sopravvissuti ai cambiamenti e alle trasformazioni urbanistiche della città e sono visibili ancora oggi.
Dove?
Segreti e curiosità dei VILLAGGI OPERAI della Grande Milano
#1 Borgo Pirelli
In viale Sarca, nel cuore del quartiere di Bicocca c’è il piccolo Borgo Pirelli, una manciata di villette costruite negli anni’20 per le maestranze dell’omonima industria della gomma, con i loro orti e le loro stradine interne secondo la tipologia delle città-giardino inglesi.
#2 Villaggio Falck
Il villaggio Falck di Sesto San Giovanni ospitò, in quegli stessi anni, più di un migliaio di lavoratori. Fu concepito in piccoli quartieri-isolato e ogni via prendeva il nome della città da cui provenivano gli operai, ecco che quindi, secondo la toponomastica dell’epoca c’erano: via Brescia, via Bergamo, via Lecco.
#3 Crespi D’Adda
Più antico, risalente ancora alla seconda metà dell’800 è il villaggio di Crespi d’Adda, sorto per volere della stessa famiglia Crespi, proprietaria della manifattura del cotone, che per l’eccellente stato di conservazione e per la sua importanza come vero e proprio documento storico e architettonico fu annoverato, dal 1995 tra i siti-patrimonio dell’UNESCO.
#4 Varano Borghi
A Varano Borghi, in provincia di Varese, anche la famiglia Borghi associò allo sviluppo tecnico industriale del proprio opificio quello più paternalista della tutela delle buone condizioni di vita della propria classe operaia.
#5 Quartiere Arcobaleno
Ma il più suggestivo esempio di città operaria è però nel cuore di Milano, in un’area che faceva capo alla vecchia stazione Ferdinandea, dismessa a vantaggio della successiva prima stazione Centrale di Piazza della Repubblica. Oggi, del progetto mastodontico di “città ideale di Porta Vittoria” rimane ben poco, ma quel poco è uno degli angoli più caratteristici, anche se poco conosciuti, di Milano: il quartiere arcobaleno di via Lincoln, con le sue casette tutte colorate. Un piccolo e tranquillo angolo di Burano tra le vie trafficate della città moderna.
Le due finalità dei villaggi operai
I villaggi poi non erano semplici agglomerati di abitazioni, ma veri e propri microcosmi dotati di servizi messi a disposizione dei loro abitanti dalla classe dirigente: asili, scuole primarie, scuole di specializzazione, negozi, chiese, uffici postali.. ogni villaggio era un cuore pulsante all’interno di un vasto sistema di fidelizzazione della classe operaria. Da una parte si volevano migliorare le condizioni di vita della classi lavoratrici e dall’altra si cercava di evitare che queste si organizzassero in movimenti di protesta contro la classe borghese.
Ora non resta che andare a scoprirne in loco il fascino e la bellezza.
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ROBERTO BRACCO
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