Lo slogan di una ben riuscita campagna pubblicitaria proposta in maniera martellante diventa, con l’appoggio di giornali, radio, televisioni compiacenti, è la didascalia di un decennio. Una frase priva di senso è riuscita a mitizzare qualcosa che di mitico non aveva davvero nulla.
SMITIZZIAMO gli ANNI OTTANTA a Milano
# La memoria alterata degli ex paninari
Se non nella memoria offuscata da rimpianti e nostalgie di qualche ex paninaro di mezza età, appesantito di molti chili e magari imbruttito da qualche brutto vizio, che in quegli anni era solito trangugiare hamburger e bere coca cola in piazza San Babila indossando scarpe da boscaiolo e mostrando imbarazzanti acconciature, o se non nella visione distorta di qualche ex socialista frustrato che rimpiange politici corrotti e latitanti, ad insistere nel considerare quella Milano dimessa, triste, buia come una metropoli da prendere a modello, non resta per fortuna praticamente nessuno.
# La nera città delle aree dismesse
Scordatevi lo storto, il lungo e il curvo di City life, dimenticatevi l’Area Garibaldi Repubblica con la Torre Unicredit, la linea lilla completamente automatizzata, La Fondazione Prada, il Silos di Armani, la nuova futuristica area nata sulle ceneri dell’EXPO, non sognatevi nemmeno il Mudec, la Livellara vecchia vetreria rinata dopo aver rischiato la demolizione o la fabbrica del Vapore. Dimenticatevi i tantissimi progetti in fase di realizzazione a Milano, dalla Goccia della Bovisa, al Villaggio Olimpico in zona Porta Romana, dalla Torre di A2A alle terme di San Siro… No, quella grigia e spenta Metropoli era disseminata di sterminate aree abbandonate, il suo volto tumefatto era ancora quello di una città bombardata come se la guerra fosse terminata pochi anni prima, una città ancora in cerca di una sua nuova identità urbanistica nel disordine e grigiore più totale. Il decennio in multicolor era solo alla tv.
# Puzza di zolfo, fogne a cielo aperto, parchi con le siringhe
Milano dall’aria più inquinata di adesso: negli anni ’80 non solo era più mefitica, non aveva nemmeno i depuratori delle acque fognarie! Ogni giorno sversava tonnellate e tonnellate di veleni attraverso i suoi corsi d’acqua putridi. Sversamenti che ci sono costati giustissime sanzioni dalla comunità europea. La Milano da bere festaiola degli anni ’80 era un qualcosa riservato a pochi, la gran parte dei cittadini si rinchiudeva in casa in quartieri poco illuminati che all’epoca erano solo dei mesti dormitori. In realtà era tetra e cupa, popolata di zombi barcollanti con la siringa infilata nel braccio (il record di morti per overdose fu proprio in quel periodo): guai a camminare sull’erba dei parchi senza scarpe. Si rischiava la vita negli anni della psicosi dell’Aids. Non solo: la sera non uscivano molti dei suoi abitanti, e sulle sue strade si aggiravano ben pochi turisti. Difatti i treni delle metropolitane ai giorni nostri sempre pieni ad ogni ora, negli anni ’80, dopo le 21:00 circolavano con solo tre vagoni regolarmente semivuoti. Linee sostitutive non esistevano, in fondo non c’era nemmeno l’esigenza.
# Il palazzetto crollato, perfetto emblema di quel periodo
celebrato come capolavoro architettonico è bastata la nevicata dell’85 per far crollare il palazzetto dello sport come un castello di sabbia. Non si è riusciti non solo a ricostruirlo ma neppure a sostituirlo con qualcosa di accettabile: per anni le più grandi rockstar internazionali dovettero suonare in un tendone da circo. Certo qualcuno potrebbe ricordare che fu ideata e costruita la linea gialla, costata però Dio solo sa quanto in più rispetto a quanto preventivato e terminata con il solito ritardo… In ogni caso basterebbe la costruzione di una linea metropolitana per mitizzare una città disastrata? Le metropolitane le hanno costruite anche a Praga, Budapest, Sofia, Berlino e Parigi solo per citarne alcune. Senza che diventassero una bandiera di successo mondiale.
A Monaco di Baviera poi già si erano sviluppate, oltre ad una moderna e ramificata rete metropolitana, delle svariate linee di passante ferroviario. Era già in quegli anni un città verdissima, ordinata, con chilometri e chilometri di piste ciclabili, una città che, dopo averla visitata durante un gita scolastica rendeva il ritorno a Milano un’esperienza profondamente imbarazzante. Ritrovavi la solita Milano con quella sua sciatteria ben rappresentata dalle orrende luci pubblicitarie al neon in piazza Duomo, dai suoi rari giardinetti spelacchiati, dalle sue auto parcheggiate in ogni angolo libero, dalla sua fioca e dimessa illuminazione.
# Stazione Centrale e Darsena erano inguardabili
Non parliamo poi di sensibilità animalista praticamente a livelli del terzo mondo, nel canile municipale Lager, dopo trenta giorni i cani che non riuscivano a trovare casa venivano mandati nelle camere a gas! La Stazione Centrale, biglietto da visita della città, era un girone dantesco: popolato da senza tetto, tossici, sbandati in un deprimente contesto, nulla a che vedere con la stazione moderna e ripulita di adesso pur con i suoi problemi. La Darsena era ridotta ad un enorme disordinatissimo parcheggio, qualcosa di inguardabile. Non che ora sia tutto oro, per carità, ma è tutto infinitamente meglio di prima.
# Cosa ci rimane di questa Milano da bere…
Tirando le somme, cosa rimane di memorabile di quel periodo rifilatoci come “Milano da bere”? Una pioggia di tangenti, le risottate in piazza, manifestazioni degne di un piccolo borgo rurale, cantieri infiniti dai costi incerti e i paninari, il più raffinato fenomeno socio culturale dell’epoca. A livello urbanistico pur sforzandosi, tra le anonime costruzioni di Ligresti, le desolanti e finte Milano 2, Milano 3 e l’orrenda stazione della Bovisa non emerge nulla di rilevante e degno di essere conservato.
Davvero si fatica a trovare qualcosa che valga la pena menzionare in mezzo a quel degrado deprimente. La Milano degli anni ’80 non era la brutta copia di quella odierna: era proprio un’altra orrenda triste città. Per fortuna oramai solo un lontano ricordo.
Per chi volesse rinfrescarsi la memoria facendo un tuffo in quel cupo periodo consigliamo: MILANO 1983 di Olmi.
Continua la lettura con: La MILANO degli ANNI ’70: le FOTO della città tra violenze, austerity e voglia di libertà
ANDREA URBANO
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