Continua il braccio di ferro tra balneari e governo. Aste sì o aste no? Compensazioni per la perdita della concessione? In realtà è una partita per certi aspetti fasulla. Perché noi italiani abbiamo già perso. A meno che.
SPIAGGE ITALIANE: sono state già svendute. L’ultima possibilità per non perderle per sempre
Il mare. La grande passione degli italiani. In particolare di noi milanesi. Proviamo a immaginare: partire da Milano e in poco più di un’ora accedere alle meravigliose spiagge della Liguria. Libere. Accessibili. Non solo gratuite ma anche ottimamente curate. E per chi vuole più comodità qualche stabilimento, come eccezione in una distesa di libertà e natura.
Sembra una visione impossibile? Forse sì, se pensiamo alle nostre coste occupate di stabilimenti che a volte impediscono pure la vista del mare. Eppure siamo noi, l’eccezione. Sì, perché se mettiamo il naso fuori dalle nostre spiagge, nei paesi di mare a noi vicini le cose stanno proprio come ho descritto nella visione iniziale.
In Francia, Spagna o Croazia, infatti, la massima parte delle spiagge è tenuta libera, a disposizione gratuita di cittadini e turisti. Un esempio? Facciamo un confronto tra la situazione in Francia e quella in Italia.
# Francia: almeno 80% spiagge libere in ogni area
In Francia almeno l’80% della lunghezza del litorale e della spiaggia deve rimanere libera da qualunque struttura, equipaggiamento o installazione.
Le concessioni agli stabilimenti balneari sono rilasciate per un massimo del 20% della superficie. L’80% delle spiagge sono libere.
(art 2 del Code de l’environnement)
Sono concessi solamente equipaggiamenti e strutture amovibili, trasportabili, nessuna struttura in cemento: dopo 6 mesi ritorno dell’area allo stato iniziale.
Tutte le concessioni, con le relative tariffe, vengono aggiornate ogni anno.
# Italia: in molte regioni stabilimenti sopra il 70/80% della costa. Per un gettito risibile
In Italia le spiagge (quasi sempre i tratti più belli della costa) sono state assegnate a circa 27 mila concessionari. I tratti coperti da stabilimenti variano tra le regioni. In Liguria sono oltre il 70%, in Versilia sono al 90%, in Romagna possono arrivare in certe località fino al 100% (dati Lega Ambiente).
In totale gli stabilimenti versano allo Stato, secondo l’ultimo rapporto dell’Autorità per la Concorrenza, 115 milioni l’anno. A fronte di un giro d’affari di 15 miliardi l’anno (Nomisma).
Per un incasso irrisorio per il bilancio pubblico i cittadini in Italia devono pagare, anche a caro prezzo, quello che negli altri paesi viene concesso gratuitamente.
# Se Europa deve essere, facciamo come Francia, Spagna o Croazia
Un classico in Italia: un paese dove contano i privilegi per pochi contro i diritti di tutti. Togliere le spiagge dal libero utilizzo dei cittadini non è solo una privazione ma è pure una perdita per lo Stato. Così i cittadini italiani pagano due volte: la prima perché dobbiamo pagare per qualcosa che sarebbe nostro. La seconda perché pure lo Stato alla fine ci rimette. Perché incassa poco e, soprattutto, perché perde per il minor turismo: per molti all’estero, spendere per una spiaggia equivale a pagare per un parco in città.
In nome dell’Europa si sta introducendo l’asta per le concessione in nome dell’Europa. Sarebbe ora di guardare all’Europa non in modo strabico, secondo la propria convenienza, ma per fare l’interesse dei cittadini: introducendo anche in Italia le stesse regole dei paesi che competono con noi per il turismo. Come Francia, Spagna e Croazia che lasciano libere la gran parte delle loro spiagge. Valorizzandole come un patrimonio prezioso.
Continua la lettura con: Le migliori spiagge raggiungibili in poco tempo da Milano
ANDREA ZOPPOLATO
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