STATO DI EMERGENZA COVID fino al 31 DICEMBRE: la proroga del governo

Il premier Conte ha deciso di estendere il provvedimento che termina in teoria il 31 luglio in modo da poter ancora emanare, se ne ce fosse bisogno, nuovi Dpcm, i decreti del presidente del Consiglio che hanno accompagnato gli italiani durante la fase 1 e 2 dell’emergenza Coronavirus

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Credits: Filippo Attili - Ufficio Stampa Palazzo Chigi

Pubblichiamo articolo di Alessandro D’Amato per “nextquotidiano.it” 

l governo prorogherà lo stato di emergenza per COVID-19 fino al 31 dicembre 2020. Il Messaggero scrive che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso di estendere il provvedimento che termina in teoria il 31 luglio in modo da poter ancora emanare, se ne ce fosse bisogno, nuovi Dpcm, i decreti del presidente del Consiglio che hanno accompagnato gli italiani durante la fase 1 e 2 del Coronavirus. La spinta arriva dal Comitato tecnico scientifico e anche al Ministero della Salute sono consapevoli che sarà un passaggio necessario.

STATO DI EMERGENZA COVID fino al 31 DICEMBRE: la proroga del governo

# La decisione potrebbe essere anticipata dal premier Conte ai leader del centrodestra la prossima settimana

Lo stato d’emergenza COVID-19 verrà quindi prorogato fino al 31 dicembre anche perché la pandemia, in arretramento in Italia, non sembra invece arrestarsi nel resto del mondo e questo potrebbe rendere necessarie ulteriori “strette” sia in previsione della seconda ondata che per prevenirla. La decisione potrebbe essere anticipata dal premier Conte ai leader del centrodestra che la settimana prossima andranno a fargli visita per discutere del rilancio del Paese. Dalla Lega di Matteo Salvini, per esempio, trapela freddezza: “Non ne vedremmo l’esigenza“, è la risposta davanti a questa evenienza. Di fatto l’indirizzo dell’esecutivo va in questa direzione. D’altronde, in molti hanno notato come in sede di conversione degli ultimi decreti siano stati tolti tutti i riferimenti temporali per citare la formula “fino alla fine dello stato d’emergenza“. Una fattispecie – non contemplata in Costituzione, ma regolamentata da una legge del ‘92 – che viene dichiarata dal consiglio dei ministri su proposta del presidente. E’ considerata – e la proroga segue questo solco – una misura anche di prevenzione ovvero “al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia“.

Il “non detto” che spinge alla cautela è dettato dal timore che a settembre ci possa essere una seconda ondata di Covid, quella di ritorno, o che, nei migliori dei casi, i focolai che iniziano a puntellare il Paese si estendano in aree più vaste. C’è poi un altro aspetto: l’ombrello dello stato d’emergenza conferisce alla Protezione civile un ruolo ancora più centrale. In vista, per esempio, del ritorno a scuola. Ma se si parla con i tecnici e gli esperti, non si vedono molte alternative. Pensiamo ad esempio a tutti i provvedimenti che si stanno studiando e che dovranno essere applicati in tempi molto rapidi per la ripresa delle lezioni, dal distanziamento all’obbligo della mascherina in determinate condizioni se l’andamento dell’epidemia non sarà rassicurante: senza lo scudo dello stato di emergenza, c’è il rischio di paralizzare gli interventi.

D’altra parte, sia pure nell’ambito di legislazioni differenti, anche altri paesi come la Spagna, sono ricorsi alla dichiarazione dello stato di emergenza. Il tutto tenendo gli occhi costantemente sulla curva dei nuovi contagi, in lieve risalita: sono 229 nelle ultime 24 ore e 193 il giorno precedente, più della metà in Lombardia, per un totale di 242.363 dall’inizio dell’emergenza. L’ultimo bollettino quotidiano dei decessi, stabili, è di 12 morti e porta a 34.926 il numero totale delle vittime. I dati avvalorano il trend segnalato dal Rapporto Istat-Iss, che conferma il graduale esaurimento della spinta mortale del virus a maggio. A livello medio nazionale, i decessi totali di maggio risultano lievemente inferiori alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019. Solo nell’area ad alta diffusione dell’epidemia persiste ancora in maggio un lieve eccesso di mortalità (3,9%). “Il primato spetta alla Lombardia”, dove a maggio si osserva l’eccesso di decessi più marcato (8,6%), sebbene sia considerevolmente inferiore all’incremento del 190% riscontrato nella stessa regione nel mese di marzo e al 112% del mese di aprile.

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# Il divieto di ingresso in Italia per 13 paesi

Intanto ieri sera è arrivata la lista sul divieto di ingresso in Italia per 13 Paesi extraeuropei “a rischio”, che potrebbe allungarsi con il passare delle ore e con i contagi ancora in risalita. La nuova ordinanza che torna a stringere le maglie delle frontiere arriva dal ministro della Salute, riguarda nazioni sparse in tutto il mondo e ancora in piena fase dell’emergenza Covid, dall’America Latina fino al Medioriente e all’estremo Est asiatico, perché – spiega Speranza – “nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi“. E sui rischi di una nuova ondata il premier Conte, che si dice “fiducioso” nell’attenzione degli italiani, tranquillizza: “se ci dovesse essere, il Paese è attrezzato per mantenerla sotto controllo“. Per scongiurare il moltiplicarsi di nuovi cluster, si fa sempre più stringente la sorveglianza di linee, aeroporti e passeggeri, così come diventano sempre più attente anche le precauzioni negli altri punti di snodo fondamentale del Paese: a Termini un cittadino di origini bengalesi, che tossiva e stava male, ha attirato l’attenzione degli agenti della Polfer di Roma mentre si trovava su un treno di ritorno dall’Emilia Romagna e dopo essere stato fermato è risultato positivo al Covid. L’uomo è stato denunciato per aver violato l’isolamento fiduciario ed è ora ricoverato nella Capitale.

Episodi come questi aumentano i timori sul rischio di focolai generati da persone appena arrivate in Italia, come accaduto nel Lazio e in Toscana, e positive al virus. Dopo aver già respinto a Malpensa e Fiumicino oltre 160 cittadini bengalesi provenienti da Doha, ora l’ordinanza di Speranza – firmata dopo aver sentito i ministri degli Affari Esteri, dell’Interno e dei Trasporti – allarga pesantemente il ‘blocco’ e riguarda il divieto di ingresso e transito in Italia per chi nei quattordici giorni antecedenti ha soggiornato o è transitato in 13 Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù e Repubblica Dominicana. Anche il ministro Boccia ha una posizione netta: “Continueremo a bloccare i voli per tutti i Paesi non in sicurezza, ma – dice – non daremo mai agli altri degli untori, non faremo quello che è stato fatto a noi“. Non solo. Sotto stretto controllo sanitario ci sono tanti aerei con tratte intercontinentali, come quelli provenienti dal Qatar e un volo charter da Delhi, entrambi poi atterrati a Fiumicino. Ad essere attenzionati, dunque, non ci sono soltanto le partenze e le triangolazioni che passano per quei Paesi della nuova black list ed è previsto un potenziamento delle precauzioni negli hub mentre l’aeroporto milanese di Linate aprirà il 13 luglio.

Fonte: nextquotidiano

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