Storie della Ghisolfa, il ponte più famoso ma meno amato di Milano

Le curiosità poco note del più famoso fra i ponti milanesi

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topstreetart IG - Cavalcavia Bacula

Il ponte della Ghisolfa sorge in una zona residenziale della città di Milano e funge da importantissima arteria di collegamento del quadrante nord-occidentale del capoluogo lombardo. Sul suo asfalto e sotto le sue arcate, prendono vita alcune delle storie più originali di questa parte della città. Venite con me a conoscerle assieme.

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Storie della Ghisolfa, il ponte più famoso ma meno amato di Milano

# Cos’era la ghisolfa? Le origini del nome del ponte e del quartiere

Maps – Ghisolfa

Il ponte sorge in un quartiere nato come fulcro di giunzione fra le Ferrovie dello Stato (oggi Trenitalia) e le regionali Ferrovie Nord. Appartenente al Municipio 8 e in origine a prevalenza di caseggiati popolari, gli è stato dato il nome di Ghisolfa dal nome dell’antica cascina, e i suoi molti edifici con gli anni sono stati integrati in un piano regolatore che ha offerto ai milanesi la possibilità di acquistare immobili più prestigiosi, popolandosi così di piccoli e medi borghesi.

nicjiang IG – Via Mac Mahon

Alcuni lo chiamano ancora quartiere Mac Mahon, dal nome del vialone che di traverso al ponte conduce al ben più noto ponte Palizzi, che svolge la duplice funzione di porta di ingresso e rampa d’accesso al celebre quartiere di Quarto Oggiaro. Il toponimo che diede il nome alla cascina e poi alla zona deriva dall’antico longobardo Ghisulf. Da qui, il nome alla cascina, alla zona e al nostro caro ponte.

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# Il vero nome del cavalcavia

Maps – Cavalcavia Bacula

Il Cavalcavia Bacula, ovvero il suo nome originario di battesimo dal nome dell’aviatore della Grande Guerra Adriano Bacula, fu terminato nel 1941 e allargato alla forma attuale solo all’inizio degli anni ’90. Mentre risale agli anni ’60 il prolungamento lungo viale Monteceneri con la costruzione di una soprelevata a quattro corsie che arriva fino a piazzale Stuparich, a un tiro di schioppo da piazzale Lotto e dallo stadio Giuseppe Meazza di San Siro.

Ma quindi, a parte la cascina, come mai il ponte oggi non è chiamato col suo nome originale dai milanesi bensì con il suo più celebre nickname?

# Il circolo anarchico

xrenx_707 IG – Circolo Anarchico

La risposta è presto scritta: da queste parti prese vita, il primo maggio dell’anno più “rosso” che il ventesimo secolo abbia conosciuto un circolo di contraltare politico-sociale che vide fra i suoi più acerrimi agitatori il ferroviere (e partigiano) Giuseppe Pinelli. Sto parlando del circolo anarchico della Ghisolfa. Che esiste ancora oggi con sede in viale Monza, e che continua nell’opera di destabilizzazione del sistema in un progetto tanto caro al coraggioso e amatissimo Pinelli, la cui tragica ma per molti chiarissima fine nella notte fra il 15 i il 16 dicembre 1969 con il suo volo dalla finestra della Questura di Milano in via Fatebenefratelli è ancora oggi dibattito politico acceso.

# Due curiosità cinematografiche

Credits: liminarivista.it
set Rocco e i suoi fratelli

In chiusura, vi omaggio di una doppia pillola di curiosità cinematografica che, da buon cinefilo non potevo omettere. La prima è che il capolavoro neorealista del 1960 Rocco e i suoi fratelli, diretto da Luchino Visconti e interpretato fra gli altri da Claudia Cardinale e Alain Delon è stato ispirato al testo “Il Ponte della Ghisolfa” di Giovanni Testori.

Inoltre, nel 1971 avvenne un fatto a dir poco singolare e sconosciuto ai più.

Carlo Rambaldi, esperto di effetti speciali per il cinema e ideatore del manichino di E.T. l’extraterrestre di Steven Spielberg (1982) che divenne presto celebre in tutto il mondo, nel 1971 fu chiamato dalla magistrato incaricato di indagare su Pinelli a seguito della riapertura dell’istruttoria sulla morte dell’anarchico meneghino. Rambaldi ideò e costruì un modellino dalle sembianze umane da lasciar cadere dalla finestra della questura di Milano, con la stessa tecnica utilizzata per realizzare l’alieno più famoso del cinema e con l’obiettivo di dimostrare che Pinelli si sarebbe suicidato, e per questo fu attaccato da tutti gli anarchici d’Italia e non solo.

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CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).