Tino Scotti è stato uno dei primi grandi cabarettisti milanesi, capace di rappresentare soggetti eccentrici, singolari, tipici meneghini. La vita, la carriera e i suoi personaggi più celebri.
TINO SCOTTI, il milanese del “Ghe pensi mi”
# “Ghe, è il mio nome, Pensi, il cognome, Mi, è la targa“
Quando si parla di Milano, di personalità tipiche milanesi e si torna con la mente a diversi decenni fa, il pensiero può andare a qualcuno che, da grande attore caratterista quale era, rappresentava soggetti eccentrici, singolari, tipici meneghini. Parliamo di Tino Scotti, la cui ultima apparizione è del 1984, poco prima di morire, nella miniserie per la Tv “…e la vita continua”, di Dino Risi.
Quando sentite qualcuno che cita la battuta “basta la parola“, dovete sapere che il primo a dirla fu proprio Scotti, nella pubblicità di fine anni ’50 delle pastiglie Falqui. La sua milanesità era palesata quando recitava la parte del “Cavaliere”, mitomane, imbroglione, pasticcione che, presentandosi, diceva il proverbiale “Ghe pensi mi“, impersonando questa battuta con “Ghe, è il mio nome, Pensi, il cognome, Mi, è la targa“.
# Tino scotti aveva la capacità di parlare veloce e preciso, in modo frenetico, ma assolutamente comprensibile
Scotti aveva la dote oratoria di chi era partito dalla gavetta (quella vera), con la capacità di parlare veloce e preciso, in modo frenetico, ma assolutamente comprensibile. Famosi erano i suoi sillogismi sgangherati e divertentissimi, dove partiva con un concetto e utilizzava l’ultima parola di una frase per agganciare un’altra frase, che non c’entrava nulla con la precedente (“mia nonna aveva una gallina che cantava tutta la notte, la notte è buia e ci sono i ladri che mi fanno paura, la paura della siringa, quella che usano in ospedale dove ci sono le suore, le suore a scuola mi mettevano in castigo e io scappavo dalla finestra….” eccetera eccetera).
Tino Scotti, all’anagrafe Ernesto, nacque a Milano il 16 settembre del 1905, la madre, Margherita, era una cantante lirica di discendenze nobili bergamasche. Diede lei il cognome al figlio, perché il papà di Ernestino abbandonò la compagna verosimilmente quando lei era ancora incinta.
# L’Accademia di Brera, l’Inter, la Gazzetta dello Sport e la gavetta in palcoscenico
Studiò Ragioneria a Milano e qui frequentò l’Accademia di Brera. La sua passione per il calcio poteva anche farlo diventare uno sportivo affermato, visto che giocò nell’Inter, nell’Arona e nel Fanfulla di Lodi, ma farsi strada nel gioco del “futbal”, come si diceva allora, era impresa difficile. Per questo motivo per guadagnarsi da vivere Tino Scotti si inventò disegnatore e grafico pubblicitario, godendo dell’appoggio del pittore Giacinto Mondaini, padre della popolare attrice Sandra.
Per arrotondare diventò anche rappresentante di commercio, poi ricevette la chiamata dalla Gazzetta dello Sport e dal Resto del Carlino, per la realizzazione di caricature dei personaggi sportivi. Proprio in questo periodo, siamo alla fine degli anni ’30, capisce che la sua vera vocazione è la recitazione ed il palcoscenico. Inizia così una gavetta teatrale dura e feroce, ma ricca di volontà e di passione per un mondo che, piano piano, diventerà sempre più il suo habitat naturale.
# I primi successi a teatro e la carriera in radio, tv e cinema
Il primo grande successo, nella parte del Cavaliere, l’industriale milanese spaccone e fanfarone, si registra nel 1942, all’ inaugurazione del teatro Smeraldo. Entrò poi in radio, alla Eiar prese parte al salotto radiofonico “Rosso e nero”, una bella vetrina per attori ambiziosi (come Sordi e la Loren), ideata e condotta, tra gli altri, da Corrado Mantoni.
Recitò in poco meno di 50 film, lavorò come doppiatore e dal 1970 all’84 si dedicò anche alla TV, diventando popolare tra i bambini con la trasmissione “Buonasera con…Tino Scotti” del 1980, in cui cantava la sigla della trasmissione citando il suo marchio di fabbrica, “Ghe pensi mi”. Ma non lavorò solo in opere leggere e ironiche: recitò in capolavori di Shakespeare e Goldoni, guidato anche da Giorgio Strehler.
Nel 1970 Fellini lo volle ne “I clowns”, un documentario per la Tv dove viene raccontata la vita dei pagliacci del circo: secondo gli addetti ai lavori questa opera fu propedeutica ad “Amarcord”. Scotti venne poi chiamato (nel 1969) da Bernardo Bertolucci per il film giallo-politico, “Strategia del Ragno”. Tutto ciò a dimostrare la grande capacità di questo nostro attore milanese a rivestire ruoli diversi ed eterogenei tra loro.
# La morte a Tarquinia
Tino Scotti morì a Tarquinia, nell’ottobre del 1984, per l’aggravarsi di una patologia cardiovascolare, lasciando il figlio Giorgio e la moglie Tiziana. Tarquinia la scelse a metà degli anni settanta, per andarci a vivere nell’ultimo e riposante periodo della propria vita: si racconta che abitava in un residence e che amava passeggiare per le vie della cittadina laziale, sedendosi poi al bar a sorseggiare l’immancabile Rabarbaro Zucca.
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FABIO BUFFA
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