Nato come installazione artistica e divenuto simbolo contro i femminicidi e la violenza sulle donne, il Muro delle Bambole (in inglese Wall of Dolls) di Via De Amicis 2 ha acquisito tanta notorietà da diventare un modello di sensibilizzazione anche in altre città.
Wall of Dolls: il MURO delle BAMBOLE e il messaggio che pochi conoscono
# L’idea di Jo Squillo anni prima del #meetoo
Nel 2013 l’artista, cantante e conduttrice televisiva Jo Squillo ebbe l’idea di un’installazione artistica del tutto particolare per simboleggiare la sofferenza delle donne di fronte alla violenza: una griglia appesa ad un muro cittadino su cui affiggere foto di alcune delle vittime e bambole in stoffa, sul modello delle classiche pigotte. Alla realizzazione dell’installazione diedero il loro supporto 50 stilisti, 20 artisti e 30 associazioni no profit. In particolare le allieve della sartoria meneghina della Scuola San Giusto si impegnarono a realizzare un buon numero di bambole.
La scelta dell’artista di non chiudere l’opera in un museo, ma farla vivere in un luogo pubblico è stata voluta sin dall’inizio: portare le persone che passano e guardano a chiedere e quindi a riflettere sull’impegno da esercitare, quotidianamente, contro i femminicidi e la violenza.
# Il messaggio: Educazione Sessuale e Sentimentale nelle scuole
L’intento dell’installazione di Jo Squillo è duplice: simboleggiare la sofferenza e la tenacia di fronte alla violenza di decine e decine di vittime femminili ogni anno, ma anche lanciare un appello alle istituzioni. Come ha affermato l’artista: “L’iniziativa vuole mandare un messaggio ed un appello al Ministro dell’Istruzione per l’introduzione nelle scuole dell’ora di Educazione Sessuale e Sentimentale, perché solo con un cambio culturale si può fermare il Femminicidio”
# Milano apripista per i Wall of Dolls nel mondo
Tra le prime città ad allestire un muro delle bambole, Milano ha fatto da modello di sensibilizzazione anche per altre città: tra i Wall of Dolls più noti vi è quello di Venezia, inaugurato da Donatella Versace in marzo 2019.
Continua la lettura con: Perché le porte di Milano si chiamano così?
LETIZIA DEHÒ
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