Sdoganato da anni anche a Milano, è ormai servito in diverse varianti. Dove nasce, le ipotesi sulla sua “paternità” e come è arrivato da noi.
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Le vere origini del Marocchino
# La bevanda calda al caffè da non confondere con il “bicerìn” torinese
Da una quindicina di anni è stato sdoganato anche a Milano, giungendo, pian piano, come una macchia d’olio che si espande, da quel Piemonte del Sud già vicino alla Lombardia. E’ arrivato nella metropoli meneghina dal fronte pavese. Parliamo del Marocchino, la bevanda calda da caffetteria, composta da caffè, latte e schiuma (di latte, detta anche latte montato). No, non c’entra nulla col cappuccino, tanto meno col caffè macchiato e non dite che ricorda il “bicerìn” torinese. Il Marocchino è un’altra cosa: si gusta al bar e viene servito in un bicchierino di vetro, perchè si devono vedere i tre strati cromatici (marrone, marroncino e bianco), prima che il cliente inizi a mescolare col cucchiaino per sciogliere lo zucchero.
# Ma da dove arriva il Marocchino?
E’ nato ad Alessandria, a metà del ‘900, precisamente nel mitico Bar Carpano, di Corso 100 Cannoni angolo via Cavour, un locale che fino agli anni ottanta andava forte col gioco del boccette. Si trovava di fronte all’uscita della fabbrica di cappelli Borsalino e operai e operaie, uscendo nel tardo pomeriggio, andavano al Carpano a rilassarsi dopo una dura giornata di lavoro. Un giorno, per caso, qualcuno chiese un caffè macchiato al “vetro” trasparente, ne venne fuori una bevanda che, nel bicchiere, ricordava la striscia di cuoio inserita all’interno dei cappelli, che si chiamava proprio “Marocchino” ed è da lì che quella bevanda fu battezzata con quel nome. Un’altra narrazione dice che il termine “Marocchino” sarebbe legato al colore del prodotto di caffetteria, non scuro come il caffè e neppure chiaro, un po’ come la pelle dei nativi del nord Africa. Questa versione, che darebbe al prodotto una connotazione antropologica, pare sia stata coniata al Bar Massocco, all’inizio del Rione Cristo, sempre ad Alessandria.
# Il bar che ne rivendica la paternità
Non solo: in questa città piemontese è ancora attivo l’EscoBar, di piazzetta della Lega, in pieno centro storico locale in cui, a dispetto della versione ufficiale, è riportata una scritta che dice “qui nel 1929 nacque il Marocchino”, versione che andrebbe a rettificare quella del Carpano a metà del ‘900. Comunque una cosa è certa: il Marocchino è nato ad Alessandria e, per tagliar corto, nella città di Umberto Eco quando si entra al bar ormai si dice, “dammi un Marocco”, risparmiando tre lettere, soprattutto la mattina presto, quando ogni alessandrino che si rispetti è sempre avaro di parole.
Negli anni novanta, quando il Marocchino iniziò a varcare i confini della provincia di Alessandria, si diceva che solo nella città d’origine aveva un senso berlo. C’erano baristi e bariste che si vantavano di fare una schiuma di latte talmente densa, che il cucchiaino stava in piedi da solo. Quando una quindicina di anni fa, a Milano, ho chiesto un Marocchino e me lo hanno preparato, senza chiedermi chiarimenti, ho capito che ero nel bel mezzo della globalizzazione.
# Le varianti arrivate nel corso degli anni
Col passare degli anni ci sono state delle varianti: con una spolverata di cacao, col caffè decaffeinato, col caffè d’orzo, con il bicchiere “sporcato” con la Nutella o addirittura (eresia!!!) con un tocco di cannella. Il purista del Marocchino la bevanda la vuole senza ingredienti aggiuntivi, senza accessori che ne snaturino il significato: eh sì, perchè il Marocchino per molti è anche una filosofia.
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FABIO BUFFA
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