Abbattiamo l’ultimo muro: quello che divide l’hinterland da Milano

Le prove di questo? Gli stop ai progetti di metro fuori dal Comune o provvedimenti (come area B) che mettono in serie B chi abita nell'hinterland. Ma cosa significa abbattere il muro?

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Milano e l’hinterland sono un territorio omogeneo ma divisi da un muro invisibile. Le prove di questo? Gli stop ai progetti di metro fuori dal Comune o provvedimenti (come area B) che mettono in serie B chi abita nell’hinterland. Ma cosa significa abbattere il muro?

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Abbattiamo l’ultimo muro: quello che divide l’hinterland da Milano

# Milano e l’hinterland sono un territorio omogeneo ma divisi da un muro invisibile

la regione urbana di Milano secondo l’OCSE

Il momento clou dei miei anni giovanili è stato la caduta del muro di Berlino: all’improvviso ha reso unito un mondo che sembrava indissolubilmente diviso. Forse per questo non amo nessun tipo di muro che sia posto in mezzo a strade o a luoghi che dovrebbero essere in connessione. E forse è per questo che detesto il muro invisibile che sta attorno al comune di Milano.

Pensare che un tempo era proprio così: c’era Milano che era il buco di una ciambella e il resto della ciambella era erano i Corpi Santi, in pratica l’hinterland di oggi, un unicum circolare tutto attorno a Milano. Allora questa divisione poteva avere un senso perché l’area che circondava Milano era tutta campagna, con paesi che vivevano di vita propria, separati da Milano se non per motivi esclusivamente mercantili, di vendita di prodotti locali. A un certo punto, si è capito che non aveva senso questa distinzione e si è creato un unico corpo, con l’annessione a Milano di tanti borghi che un tempo erano indipendenti. Oggi, con la velocità degli interscambi e la maggiore ampiezza dei mercati, Milano e l’hinterland costituiscono di fatto un territorio omogeneo per interessi e attività. Dove l’unica differenza tra i due territori sono i costi. Nell’hinterland sono andati a vivere quelli che o non riescono a sostenere i costi di Milano oppure preferiscono soluzioni più vivibili a parità di prezzi. Ma, per il resto, Milano e il suo hinterland sono la stessa cosa, tanto che l’OCSE considera l’area metropolitana di Milano ancora più grande della città metropolitana, assimilando il suo territorio a quello della grande Parigi o della grande Londra, cioè territori che dovrebbero avere una sola amministrazione. E qui casca l’asino.

# Un sindaco di parte. Il risultato? Stop a metro fuori dal Comune o area B che mette in serie B chi abita nell’hinterland

Credits: milanopost.info
Area B

Perché la riforma delle città metropolitane che doveva dare una uniformità di azione a un territorio omogeneo, in realtà rappresenta il più grande fallimento legislativo amministrativo degli ultimi anni perché ha amplificato la diseguaglianza tra comune e circondario. Questo per un motivo semplice: il sindaco della città metropolitana non viene eletto da tutti i cittadini che amministra. Il sindaco di Milano che è al momento anche il sindaco della città metropolitana, in realtà fa gli interessi di chi lo ha eletto: che sono solo i milanesi. Quindi la situazione attuale è ancora peggio a quella che c’era prima: con un sindaco che amministra un territorio che però riceve il suo potere solo da una parte del suo territorio. E questo lo si vede in cose molto pratiche, come quella dei collegamenti. Ogni tentativo degli ultimi vent’anni di estendere una metropolitana al di fuori dei confini urbani è stato osteggiato, se non decisamente bloccato, spesso proprio dall’amministrazione milanese. Si fanno proclami, come la metropolitana a Opera o quella a Monza o quella a Settimo o quella a Paullo. Ma poi tutti i progetti restano nel cassetto o vengono frenati con tante scuse ma per un solo semplice motivo reale: fuori dal Comune non ci sono più i cittadini che votano per chi gestisce tutta quest’area. Altra prova plastica è area B che mira a tenere fuori da Milano chi vive fuori, oltre che creare delle zone di privilegio differenziate all’interno dello stesso territorio.

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# Abbattere il muro: un sindaco e una giunta eletti da tutti, ampia autonomia per municipi e paesi

Credit urbanfile.org – Grande Milano

L’unico modo per risolvere la questione è abbattere il muro che crea questa assurda diseguaglianza e frattura nel territorio: questo muro invisibile che separa Milano dall’hinterland non deve esistere. Abbattere il muro deve essere un’esigenza condivisa tra milanesi e hinterland. Perchè non ci sia più un muro bisogna avere un sindaco e una giunta eletti da tutti i cittadini dell’area in modo che siano portati a curare gli interessi di tutti e non solo di una parte. Ma, al contempo, bisogna evitare di creare poi una unica megalopoli indifferenziata, un grande carrozzone che abbia gli stessi problemi di Roma per l’incapacità di gestire uno spazio così grande in modo uniforme. Bisogna attivare una riforma per generare la massima autonomia possibile di risorse e di gestione per i comuni annessi e per i municipi di Milano che, grandi come delle città medio grandi italiane, devono avere la possibilità di gestirsi in modo differenziato: anche se tutti insieme all’interno di una sola regia di azione sovraordinata che si debba occupare esclusivamente di tutto ciò che ha impatto su tutto il territorio, come metropolitane, politiche di mobilità, grandi connessioni e grandi progetti. Esattamente come avviene a Parigi, Berlino o a Londra (o la stessa Svizzera) dove un territorio molto grande amministrato da un unico governo è alleggerito al suo interno da piccole aree che hanno forme molto spinte di autonomia.

Continua la lettura con: La metro fuori dall’hinterland

ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.

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