Sta riscuotendo grande successo al cinema “Le otto montagne”, film tratto dal romanzo omonimo, che racconta la storia di due amici e del profondo legame con la montagna. Forse è un segno dei tempi, come la storia di un giovane e della sua scelta di un cambio radicale di vita.
Dalla METROPOLI a un PAESINO SPERDUTO in montagna: la SCELTA di un 20enne
# La nuova vita del ventenne Vittorio in un borgo con meno di 10 abitanti
Il ventenne Vittorio Olivetto ha deciso di lasciare la casa che si trovava nella città metropolitana di Milano ai confini con la provincia di Varese per andare ad vivere a Monteviasco, in Val Dumentina nel Varesotto, ai confini con l’alto Malcantone in Svizzera: un borgo montano con meno di 10 residenti, e non sempre presenti per tutta la settimana. In vetta a questo paese dalle caratteristiche case di sasso ci sono ristoranti, un osservatorio astronomico rinomato favorito dal buio totale della notte.
# Isolato da tutto: si può raggiungerlo solo a piedi, camminando lungo 1.400 antichi gradoni
Un territorio isolato da tutto e da tutti dal 2018, prima a causa di un tragico incidente costato la vita al manutentore della funivia e poi per la difficoltà di trovare cooperative disposte a prendere in mano l’unico servizio di trasporto pubblico che lo collega agli altri comuni. Oggi per arrivarci bisogna percorrere una mulattiera di 1.400 antichi gradoni in sasso, e un’ora di cammino, partendo dal primo posteggio a valle dove partiva la cabina gialla dell’impianto a fune.
# Una scelta di vita: “Qui si capisce di cosa davvero hai bisogno: si torna all’essenziale della vita dell’uomo”
La decisione di Vittorio di andare a vivere in questo luogo sperduto non è stata affatto azzardata, ma al contrario una scelta ragionata, una ricerca della semplicità, di un ritorno alle origini, “della volontà di fuggire per poi ritrovarsi“. Il suo è infatti un modo di combattere soprattutto contro la tendenza alla grande fuga.
Nel borgo di meno di 10 anime ha riscoperto la volontà di aiutarsi tra vicini, sparsi nella valle, con piccoli lavoretti in cambio di uova fresche, formaggio, o della pizza, e ha deciso di portare avanti un’antica tradizione locale imparando l’arte di costruire ed intrecciare cesti il cui insegnamento è tramandato solo oralmente da alcuni anziani del posto.
Rimpianti, nostalgie? Tutt’altro. Il suo invito è rivolto a tutti, soprattutto ai suoi coetanei, a provare esperienze simili: “Qui si capisce di cosa davvero hai bisogno: un po’ di acqua, il fuoco e qualcosa da mangiare, si torna all’essenziale della vita dell’uomo”.
Fonte: TvSvizzera
Continua la lettura con: Cornello dei Tasso, Il BORGO LOMBARDO dove è nato il SERVIZIO POSTALE
FABIO MARCOMIN
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