Basta mezz’ora di strada verso ovest e si passa dal cemento alla selva, dal borbottio cittadino al silenzio fluviale, dal post moderno meneghino al rurale di campagna. Il parco del Ticino è un limite, un confine tra l’Insubria milanese e quella di Novara. Un tratto di penna blu che sulle mappe traccia una riga curva dal cuore della Svizzera italiana fino al Po, duecento e rotti chilometri più a sud, nei pressi del Ponte della Becca.
Il PONTE TIBETANO nel selvaggio WEST MILANESE
La macchia è selvaggia, sassi e acqua dolce, il Monte Rosa in lontananza che sembra osservare impassibile quel che accade nella valle del Ticino, ma solo quando “il cielo di Lombardia, così bello quando è bello” lo permette. In quest’oasi wild e senza fronzoli, ecco che all’altezza di Turbigo, per la precisione in località Tre Salti, si staglia un’insolita prospettiva: cavi d’acciaio e poggiante su plinti, interrati nel calcestruzzo.
# Un ponte tibetano moderno: più leggero e più stabile
È un ponte tibetano, sospeso a circa 8 metri di altezza, lungo 70 metri di altezza sopra le acque del canale che fluisce dalla storica Centrale Idroelettrica. Costruito nel 2008 dal Parco Lombardo della Valle del Ticino, il ponte si ispira a quelli di tradizione tibetana, ma in una versione più moderna, con una struttura leggera e stabile, formata da una passerella di assi in legno. Si attraversa il ponte in rigorosa fila indiana, dopo è possibile percorrere i ritorti e pianeggianti sentieri del parco, costeggiando il Fiume Azzurro. Verso sud si può proseguire fino al ponte di ferro di Turbigo, invece se si punta a nord si può raggiungere il Centro Parco alla Dogana di Tornavento.
# Proseguendo si è accolti dall’home restaurant Clorofilla
L’home restaurant Clorofilla, un tocco chic nascosto nella natura. E tutto ad un tratto, un giardino chic nel mezzo di un agglomerato di abitazioni immerse nel verde del parco. Al centro dell’area verde una casetta bassa, vissuta da Maria Teresa, marito e figli. Un piccolo mondo di Amelie con tavolini che sanno di legno recuperato, arredi shabby chic, sedie di metallo, elementi floreali che sembrano riportare all’epoca liberty, crogioli provenienti da una fonderia locale, piani di lavoro di una vecchia conceria… Loro, Maria Teresa e family, qui ci vivono.
Ma ospitano anche, su prenotazione, visitatori, amici e “viandanti”. La loro attività spalanca le porte della loro vita e la condivide con gli altri: si chiama infatti Home Restaurant Clorofilla. Non si entra infatti né in un locale, né in un ristorante, ma si va in una casa, si viene coccolati e si finisce, nella migliore delle ipotesi, a fare un giro in barca (anche questa recuperata da chissachì) in una lanca secondaria del Ticino. Per ammirare, se si ha ancora più fortuna, un grosso cigno che nidifica a bordo fiume.
Anche se qui non si può naufragare data l’altezza esigua delle acque, è davvero dolce perdersi e ritrovarsi in questa oasi chic del selvaggio west milanese.
Continua la lettura con: Il PONTE TIBETANO più ALTO d’EUROPA (a due ore da Milano)
STEFANO CORRADA
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