Contro il caro affitti? La soluzione è «allargare i confini». Questo emerge da due interviste uscite in questi giorni su La Repubblica di Gabriele Pasqui, docente di Politiche Urbane al Politecnico, e di Giuseppe Amitrano, founder e CEO di Dils.
«Milano deve allargare i confini»: la proposta dell’Urbanista del Politecnico
# Pasqui: «Milano sta divorziando dal suo territorio»
«Per la prima volta questa città sta divorziando dal suo territorio»: questo il grido di allarme lanciato dal Prof. Gabriele Pasqui in un’intervista su La Repubblica. In che senso sta divorziando?
«In città, salvo rare eccezioni, abbiamo una rete (di trasporti pubblici ndr) efficiente. Appena si esce non è così. E questo vale ance per tanti servizi e molto altro: mancano solide politiche di tipo metropolitano».
Ma perchè “sta divorziando dal suo territorio”? «Per un secolo è cresciuta con lui e ha sempre funzionato da motore economico e produttivo. Oggi abbiamo un’esplosione della città centrale, ma questo discorso non vale per le periferie. C’è una divaricazione enorme tra quello che succede dentro alla circonvallazione dove passa la 90 e quello che succede fuori», risponde Pasqui, che aggiunge:
«Quindi è vero che Milano gode dell’interesse internazionale, ma entro un perimetro limitato. La soluzione secondo l’urbanista è di «spuntare un po’ di più dagli investitori. Nel rapporto con i privati che costruiscono residenze per gli studenti, per esempio, bisogna avere una contropartita di posti calmierati. Si possono regolamentare gli affitti brevi». Un’altra soluzione ancora più strutturale viene rilanciata dall’immobiliarista Giuseppe Amitrano, CEO di Dils.
# Amitrano: «Milano deve allargare i confini»
«Milano sta vivendo una fase di trasformazione radicale. Abituata a essere una città italiana, ora si accorge di essere internazionale ed affronta gli stessi problemi, ma ha anche le stesse opportunità, di altre capitali del mondo. Città nelle quali, ad esempio, uno studente non può pensare di abitare a quindici minuti dalla sua università, ma spesso si adatta a vivere a quaranta minuti di viaggio o più, in aree che offrono dei canoni di affitto sostenibili». La soluzione è dunque una sola: la Grande Milano.
«Il tema è quello dell’estensione territoriale. Oggi siamo abituati a considerare questa città solo come Il Comune di Milano, con un milione e quattrocentomila abitanti. In realtà c’è una Grande Milano che va da Sesto San Giovanni a Nord, fino a paesi dell’hinterland a Sud, che conta almeno 3, se non addirittura 4 milioni di persone: è questa la realtà che dobbiamo tenere presente, considerando anche che gli affitti nell’hinterland sono in media molto più bassi che nella stessa Milano». Perchè si possa parlare di Grande Milano, il grande tema è quello della mobilità:
«Se mi consenti di arrivare da Novate Milanese al Politecnico in 20 minuti di metrò, da studente posso tranquillamente andare ad abitare là. Ma se ci metto molto di più e magari percepisco come pericolo prendere i mezzi pubblici, il discorso cambia».
Fonte: La Repubblica
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ANDREA ZOPPOLATO
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“Abituata ad essere una città italiana ora si accorge di essere internazionale”… ma leggere qualche libro di storia meneghina no? Shakespeare usa espressioni quali “ricche stoffe di Milano”: le aveva viste in piazza mercanti? E Mozart, Einstein, Stendhal, Mark Twain, Hemingway, Anna Kuliscioff, Johann Christian Bach, Josquin Desprez, Maria Callas, Perez Prado; e Ambrogio da Treviri, Agostino da Tagaste (località algerina, professore) e a ben vedere Rossini cittadino dello Stato pontificio, Verdi del ducato di Parma e Piacenza; e il calabrese Cicco Simonetta da Caccuri, ovvero Napoli angioina/aragonese (il prof avrà sicuramente presente che parlava sette lingue… alla corte degli Sforza). E il Monte di santa Teresa poi Monte Napoleone, ovvero Austria più Francia? E mi fermo qui. Saluti prof, da “fair Milan”. L’espressione è di William da Stradford-upon-Avon.
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