Nel film “Il medico della mutua”, un cinico Alberto Sordi sosteneva che gli italiani sono un popolo di malati immaginari, il cui scopo non era quello di curarsi veramente, ma andare dal proprio medico della mutua per farsi prescrivere e, di conseguenza, riempire la propria casa di scatole di farmaci di ogni genere. Siamo nel 1968 e la sanità, per come la conosciamo oggi, era completamente diversa: dopo cinquantacinque anni le cose sono andate meglio o peggio? La Lombardia è ancora l’eccellenza di cui tutti parlavano? E soprattutto, al giorno d’oggi, si può parlare di truffa ai danni del cittadino o forse c’è qualcosa di poco chiaro? O forse qualcosa che non conosciamo.
“Se si paga l’attesa si riduce”: la crisi del SISTEMA SANITARIO nazionale in LOMBARDIA
# Per capire il presente bisogna conoscere il passato
Prima di chiamarsi SSN (Sistema Sanitario Nazionale) esistevano le mutue che per le malattie “comuni” fornivano agli iscritti coperture sanitarie che variavano fra il 50 e l’80 per cento del salario che percepivano. Un’altra grande differenza è che la copertura sanitaria era garantita per un numero massimo di giornate all’anno e tutta questa situazione è durata per circa trent’anni.
# 1978: nasce il SSN
Fino a quando viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 883 del 23 dicembre 1978, data ufficiale della nascita del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). I principi su cui si fonda sono: universalità, uguaglianza ed equità. Nel mondo si comincia a parlare della sanità italiana come un progetto ambizioso e riuscito, perché, nonostante tutto e a differenza degli altri paesi la sua caratteristica dell’universalità non trova eguali. Tant’è vero che nell’articolo 32 della nostra Costituzione viene messo nero su bianco il diritto alla salute.
Il Sistema Sanitario Nazionale permette a tutti i cittadini residenti in Italia e all’estero di ricevere prestazioni totalmente gratuite (se in possesso di requisiti ben precisi: patologie gravi e invalidanti, reddito basso, disoccupazione) oppure in assenza di questi, l’assistenza viene garantita dietro un pagamento che viene chiamato comunemente ticket che è uguale in tutta la penisola. Allo stato attuale il costo massimo di una prestazione con l’SSN è pari a 36 € e il tetto massimo di reddito da non superare è di 38000 € annui.
# Lombardia: sanità privata convenzionata
Nel corso degli ultimi anni sono accadute parecchie cose. Ai già affollati ospedali pubblici si sono aggiunte cliniche e istituti privati che (essendo anche aziende) hanno cercato di allargare il loro bacino d’utenza anche ai malati mutualistici. Una mossa che ha portato, soprattutto negli anni ‘90, ad avere enti sanitari privati convenzionati con la mutua. Una mossa che ha permesso al malato di poter scegliere la struttura dove potersi curare. Il tutto senza essere obbligato a farsi visitare in forma privata (o “solvente” come viene chiamata nell’ambiente). Anche perché, diciamoci la verità, i medici che visitano con la mutua, lo fanno anche privatamente e se sono i medesimi, la loro competenza non dovrebbe variare in base al tipo di paziente che si trova di fronte.
# Un modello di eccellenza… fino al Covid
Durante il governo Formigoni, il Sistema Sanitario Nazionale Lombardo raggiunge i vertici dell’eccellenza. Da tutta Italia giungono i pazienti che ammaliati da questa efficienza vengono a farsi curare all’ombra della Madonnina. Tutto questo è un vanto per il governatore che riesce a farsi rieleggere più volte, quasi come se fosse ad interim. Il punto più alto di questa situazione si raggiunge quando il presidente Obama giunge a Milano per studiare la sanità lombarda per cercare di proporre una cosa simile negli Stati Uniti (quello che verrà chiamato Obamacare nda), ma che non riuscirà mai a decollare.
Verso la fine degli anni 2000 diverse strutture private finiscono per essere investiti da scandali che minano alle fondamenta e alla credibilità della sanità lombarda. Il SSN si ribattezza ATS (Agenzia della tutela della Salute) ma il dramma sta per investire tutta la sanità e in particolare quella della Lombardia. Siamo nel 2019 alle porte del Covid 19.
# Le lunghe attese
Ora non starò qui a raccontare quello che è successo negli anni recenti appena passati. L’OMS ha recentemente annunciato della fine della pandemia e tutte le restrizioni sono crollate (a parte rari casi).
Quello che emerge nella sanità è una situazione profondamente cambiata. I pazienti sono tornati ad affollare sale d’attesa e ambulatori e spesso la lamentela più comune è che per ottenere una certa prestazione ha dovuto aspettare mesi se non addirittura anni. Alcuni hanno accettato la situazione senza battere ciglio e altri hanno dovuto rinunciare a curarsi per disperazione (anche a discapito della propria salute). Altri ancora si sono ammalati gravemente perché durante il Covid non poteva eseguire controlli che probabilmente gli avrebbe salvato la vita. Chi ha potuto, ha preferito rinunciare all’assistenza sanitaria e rivolgersi solo ed esclusivamente al privato. L’AST ha promosso le tariffe smart che permettono al malato indigente di pagare una modica cifra per ottenere in tempi la prestazione richiesta. Hanno aperto centri poliambulatoriali che garantiscono prestazioni di ogni genere pagando un prezzo molti vicino all’eventuale ticket sanitario e appellandosi al prezzo calmierato.
# È una truffa questa?
In realtà viviamo una crisi molto più profonda e che trova le sue radici nell’esperienza pandemica che tutti hanno vissuto. Non sono un medico e non sono un infermiere e quindi non faccio parte di quella categoria che veniva applaudita in strada dai balconi e che veniva chiamata eroe. La truffa non sta nel cercare di guadagnare soldi non aprendo ambulatori mutualistici: perché se non c’è spazio è perché l’AST ha un budget prestabilito per ogni struttura sanitaria, quando queste sforano, rimangono senza fondi per potere garantire le visite. Quante volte vi siete chiesti: se andassi privatamente troverei subito lo spazio. Quest’affermazione in parte è vera, ma la verità non è che pagando ricevi una prestazione migliore, pagando trovi spazio perché c’è meno richiesta. Non tutti possono permettersi di pagare cento euro (se non di più) quando stanno male.
Tutto questo fa parte di una serie di eventi specifici strutturali sui quali la pandemia ci presenta il suo conto ogni giorno dopo giorno. È triste, è cinico, è un peccato, ma è la verità dei fatti e non è una truffa.
Continua la lettura con: Milano al TOP nella SANITÀ: 7 ospedali della città tra i 200 migliori al mondo (Newsweek)
MICHELE LAROTONDA
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