Sui depliant internazionali l’Outlet non è a Serravalle. Ma di Milano. Dove non riesce la politica arriva il business.
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Welcome to Serravalle, l’«Outlet di Milano»
# «Immagina un mondo senza confini»: a Milano è già così
In epoca di globalizzazione e del superamento dei campanilismi territoriali, tanto in voga fino al secolo scorso, capita che anche i confini provinciali (e regionali) vengano snobbati in nome della necessità di semplificare la vita ai turisti del commercio. Eh sì, perché ad un’ora da Milano, troviamo (ormai da venticinque anni) il Serravalle Design Outlet, praticamente il primo “tempio” italiano del commercio, la città artificiale del turboconsumismo.
«Come Serravalle?!! Milano!». Già, perché società che gestisce la “capitale” di cartongesso della moda, nei pannelli che presentano tutti i 24 centri McArthurglen sparsi nel mondo, posiziona quello di Serravalle a Milano, cancellando ogni confine regionale e all’insegna dell’estrema semplificazione territoriale. Questo per agevolare la vita ai clienti, non certo per ignoranza in geografia o per proiezioni immaginifiche per una Grande Milano.
# Serravalle da annettere alla città metropolitana di Milano?
Sia ben chiaro, la nostra non è una critica all’azienda leader dello shopping: gli alessandrini farebbero la figura dei vecchi arnesi ammuffiti, se rivendicassero che Serravalle Scrivia deve rimanere territorio della Provincia di Alessandria anche per gli addetti alla comunicazione dell’azienda esempio del libero mercato più estremo. In più bisogna riconoscere che da Milano partono fior di pullman, come servizio navetta, dalla stazione centrale e da Brera, proprio per raggiungere l’Outlet. E’ vero inoltre che al turista che arriva in questo centro commerciale dal Giappone, dall’Australia o dall’America, frega poco che Serravalle Scrivia sia in provincia di Alessandria, più vicino a Genova che a Milano. Frega ancor meno che Serravalle possieda un’area archeologica preromana (Libarna) di straordinaria importanza. Anche perchè Libarna, ormai, neppure più gli alessadrini la vanno a vistare, figuriamoci chi arriva dall’Ubzekistan per intraprendere la sfrenata caccia alla borsa di Gucci scontata o alla maglia del Real Madrid a 65 euro.
Quindi è oggettivamente superfluo chiedersi se Serravalle sia davvero territorio milanese oppure località piemontese, come le carte topografiche citano. Ormai per l’immaginario collettivo Serravalle è l’Outlet, sono i negozi, i bar e i ristoranti, quindi, se per il turista è più comodo vederla come località milanese, va bene che venga considerata territorio meneghino, attraverso una sorta di conquista territoriale di carattere capitalistico-commerciale, magari con la scusa dei tempi in cui Milano, anzi Mediolanum, era la capitale dell’impero d’occidente.
# Ma gli abitanti si sentono più genovesi che milanesi
In tutto ciò, però, ci sarebbe da fare un’ultima constatazione: gli abitanti di Serravalle dalla McArthur vengono considerati milanesi, ma in realtà in queste zone, dove le colline dividono la provincia di Alessandria con la Liguria, questa gente si è sempre sentita genovese. Tant’è che qui ci ho sempre trovato pochi juventini, e quasi nessun milanista o interista. In compenso pullulano i genoani e i sampdoriani. Ma per convertirli al rossonero o al neroazzurro c’è sempre tempo.
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FABIO BUFFA
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