Il sogno di Milano sembra essere arrivato alla sua fase di germinazione: sempre di più, infatti, si sta diffondendo l’idea, così audace, così figlia dei tempi, così in anticipo sui tempi, di regalare alla nostra città quell’autonomia che tanto le servirebbe per smarcarsi dalle storture di un’Italia dal futuro equivoco, dalle lentezze di una Roma dal presente voraginoso, e guidarle entrambe alla testa dell’Europa.
Chi più di Milano potrebbe mai farlo? Il capoluogo lombardo, in Italia, è primo per PIL (batte Roma 161mld € a 154mld €, con la metà degli abitanti), primo per reddito medio, primo per occupazione.
Milano attira la metà degli investimenti immobiliari stranieri in Italia: si parla di oltre 4 miliardi di euro l’anno, cifra che ci pone all’8° posto in Europa, dietro a realtà come Londra, Madrid, Dublino e Barcellona, aree urbane che godono di ampia autonomia rispetto agli stati centrali.
Addirittura, uno studio del 2017 redatto da Vittoria Assicurazioni in tandem con l’istituto indipendente Scenari Immobiliari pone Milano al secondo posto nel continente alla voce “indice di competitività”, preceduta solo dal Principato di Monaco. Nelle previsioni di questo report, entro il 2030 ci saranno qui oltre quindici milioni di metri quadrati da riprogettare, che potrebbero generare fino a 20 miliardi di valore.
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Di più, Milano è ormai stabilmente sopra Roma per numero di turisti internazionali: la Città Eterna, nel 2017, è sotto di più di 1 milione di visitatori (8.17M a 7.09M) e di 400 milioni di euro nei ricavi dal settore (4.9 miliardi di dollari per Milano, 4.5 per Roma). Siamo tornati nel 400 d.C. quando Ravenna inaspettatamente superava l’Urbe come importanza, qualità della vita e preponderanza artistica e politica.
Milano è e fa per l’Italia ciò che Berlino è e fa per la Germania, Londra per il Regno Unito, Madrid per la Spagna. Potremmo allargarci al mondo intero, nominando Dubai, Shenzhen o Singapore, ma la fisionomia delle città-stato fuori dall’Europa non è paragonabile a quelle del Vecchio Continente.
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E sì che Londra è inquadrata nella Greater London Authority, ente che gode di grande autonomia: ora il sindaco Sadiq Khan, in ottica Brexit, ne vorrebbe addirittura di più e, in un sondaggio risalente al 2016, l’11% dei londinesi si è espresso addirittura a favore dell’indipendenza della città. Non serve certo arrivare a tanto: l’area di Madrid è una delle diciassette comunità autonome spagnole. Berlino, in Germania, fa addirittura da Länder, e giuridicamente è sia uno Stato sia un comune.
Per approfondire:
#1 Londra – La volontà del popolo ha invertito la tendenza centralista
#2 Madrid – Libera di scegliere quali competenze tenere e quali lasciare allo Stato
#3 Berlino – Città Stato in Libero Stato
Quindi, tornando a Milano, dicevamo, i tempi sono maturi: lo annunciano i numeri, lo annuncia l’atmosfera che si vive nelle strade, e ce l’ha annunciato Franco Bolelli, filosofo e scrittore milanese che ha parlato del nostro Sogno nelle pagine dell’edizione meneghina di Repubblica. Un endorsement importante, che ne segue alcuni altri molto prestigiosi e che fa eco al libro di Giuseppe Sala, Milano e il Secolo delle città, uscito a inizio 2018, auspicabilmente una sorta di manifesto programmatico che, infatti, anche Bolelli cita:
“E’ da un po’ che l’idea sta circolando. al principio sembrava giusto una brillante suggestione, poi man mano che se ne parlava ci si e’ accorti che e’ assolutamente plausibile, anzi necessaria…”
continua a leggere Franco Bolelli da La Repubblica – Milano del 21 maggio 2018