Intervista a Ying Qiū, studentessa di architettura al Politecnico, cinese di seconda generazione, che pur essendo nata e cresciuta qui ed avendo l’italiano come lingua madre, conserva un profondo legame con le sue radici nel Celeste Impero. Un perfetto esempio di cittadina del Terzo Millennio e del Secolo delle Città, che non poteva proprio mancare nel novero delle Interviste Mondiali.
Partiamo dall’inizio, nome ed età.
Sono Ying Qiū e ho 26 anni. Il mio nome in cinese significa perspicace, qui infatti mi faccio chiamare Sofia, sapienza, saggezza. Molti di noi adottano un nome italiano per facilitare la pronuncia e la comprensibilità: ci rendiamo conto che pronunciare o ricordare certi nostri nomi in modo corretto non è per nulla semplice. Io ho voluto mantenere una continuità col mio nome cinese, c’è chi più banalmente si sceglie il primo nome comune che trova, altri fanno ricerca: un mio amico cinese si fa chiamare Augusto, in onore dell’Imperatore Romano. Il migliore.
Città e Stato di provenienza?
Io sono nata e cresciuta qui a Milano, alla Clinica Mangiagalli: mi sento milanese a tutti gli effetti. Ma i miei genitori vengono da un sobborgo di Wenzhou, nella regione dello Zhejiang, a sud di Shanghai. È la zona di provenienza della stragrande maggioranza dei cinesi qui in Italia e a Milano.
Il tuo lavoro?
Per adesso studio architettura al Politecnico, voglio diventare la nuova Ming Pei (modernista, Premio Pritzker, l’architetto della Piramide del Louvre ndr). Scherzi a parte, seguo con molto interesse lo sviluppo dell’architettura in Cina, c’è un vero e proprio movimento, la New Chinese Architecture, che sta generando nuovi grandiosi spunti e quell’energia necessaria, ma non sufficiente, a portare avanti il miracolo economico. Sono orgogliosa di poter dire che alcuni dei suoi più importanti esponenti sono donne: Di Shaohua, Wang Wei, Du Juan, sono la mia ispirazione, vedrete che ne sentirete parlare. Ovviamente ammiro anche la vostra tradizione architettonica: voi italiani siete maestri per tutto il mondo. Non ce n’è per nessuno, dal Palladio in giù.
Perché in Italia? Perché a Milano?
È una domanda da porre ai miei genitori più che a me che a Milano ci sono nata. Lo Zhejiang oggi è una delle province più ricche della Cina, ma non è sempre stato così. Fino a 30-40 anni fa era una zona di rilevanza marginale nella geografia del Paese, l’economia era agricola e di sussistenza, costellata tra tanti piccoli villaggi. Anche la morfologia del territorio ha giocato la sua parte, essendo in prevalenza montuosa, non facilitava gli spostamenti e quindi la crescita. Per questo moltissimi dei suoi abitanti hanno deciso di cercare fortuna via mare. Perché a Milano è semplice: una volta scelta l’Italia, è chiaro che il suo centro produttivo per eccellenza calamiti i migranti economici.
I principali problemi che hai riscontrato?
Essendo nata qui, non ho avuto né problemi linguistici né ho dovuto affrontare le classiche odissee burocratiche dei migranti, tutto grazie ai miei genitori. Penso di poter dire di essere cresciuta come un’italiana, certo con in più il vantaggio di avere una profonda prospettiva su un altro paese com’è la Cina, ricco di storia, sempre più importante e decisivo nel panorama mondiale.
Cosa pensi di Milano e dei milanesi?
Milano attualmente è in un momento d’oro, in Italia e in Europa è il nuovo che avanza. Penso sia il posto perfetto per un giovane, è una città dinamica e internazionale, ma con un’identità precisa grazie al fatto che è in Italia. I milanesi sono causa e specchio di tutto ciò, aperti e in cerca di nuove sfide. I cinesi qui non credono ai loro occhi, l’ambiente ti porta a maturare un tuo spirito imprenditoriale e chiunque può far soldi. Un’utopia per il “mio popolo”, che fino a quarant’anni fa viveva come i servi della gleba.
Cosa cambieresti di Milano?
Da aspirante architetto, vorrei che diventasse un punto di riferimento per tutto il mondo nel mio campo. Al di là della mia facoltà al Politecnico, che già lo è: abbiamo studenti da ogni parte del pianeta. Vorrei che da Milano nascesse una nuova idea di gestione dello spazio.
Quali sono i tuoi posti preferiti qui?
Piazza Gae Aulenti, CityLife: i migliori biglietti da visita per il mondo. Senza dimenticarmi dei luoghi storici, che però vanno scoperti con calma.
Cosa pensi di Milano Città Stato? Di dare a Milano i poteri di una Regione?
Penso subito a Wenzhou che è una città-prefettura: in Cina ritengono che il potere vada gestito localmente, a livello cittadino, e si cerca di delegare il più possibile. Anche se chiaramente poi si parla di meri esecutori di ciò che decide il Politburo, sono favorevole a questa concezione. Declinata in Italia, penso sarebbe la soluzione ideale affinché ogni città di una certa importanza, non solo Milano, possa sviluppare appieno la propria identità e la propria libertà, che si può ottenere solo all’interno di una legislazione illuminata.
Le Interviste Mondiali è un progetto curato da Andrea Urbano, Simona Frignani e Hari De Miranda.
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HARI DE MIRANDA
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