Come la Svizzera anche il Liechtenstein è nato all’interno del Sacro Romano Impero ed è un residuo di un’organizzazione che nel Medioevo era molto diffusa in Europa, come modalità di amministrazione dei principati indipendenti.
È diviso in municipi che sono nati come possedimenti terrieri e nel 1140 ha fatto un patto federativo con le altre dinastie diventando così indipendente, all’interno dell’Impero. Alla fine del secolo scorso, il principe ha proposto una riforma costituzionale, per riportare il principato al suo spirito originario e che forse avrebbe rappresentato una delle massime iniziative libertarie della storia. Dato che nell’antichità i principati erano unioni volontarie, la proposta del principe era di dare la libertà costituzionale a ogni cittadino di andarsene dal Liechtenstein con la sua terra, scegliendo se diventare un principato indipendente o essere annesso a uno stato confinante. La proposta del principe è stata bloccata dal parlamento perché considerata troppo libertaria.
Si è così arrivati a un compromesso per cui ogni singolo municipio può secedere dal Liechtenstein.
Anche se le intenzioni del principe Adam erano assai più spinte, si tratta di un esempio unico al mondo. Se si applicasse una disposizione simile nel nostro Paese, significherebbe che ogni comune o ogni regione avrebbero la possibilità in qualunque momento di staccarsi dallo stato italiano per diventare indipendenti o per unirsi a nazioni confinanti. Ed è curioso considerare che questa disposizione che pare molto innovativa e liberale rappresenta invece un ritorno al passato, a un’epoca in cui i proprietari terrieri potevano scegliere se unirsi tra loro o se rimanere separati.
La Costituzione del Liechtenstein è effetto di una filosofia che differenzia il principato dalle altre nazioni. Per il principe, il Liechtenstein più che uno stato nazionale deve essere assimilabile a un’impresa, a una holding, in cui le persone sono al tempo stesso clienti e possessori degli asset della holding che presiede la loro vita.
In un certo senso si capovolge l’impostazione della vicina Svizzera, dove tutti sono liberi ma la libertà è una concessione della federazione e potrebbe essere limitata in qualunque momento, come nel caso del segreto bancario. Nel Liechtenstein invece il principe riconosce che il principato è costituito da asset di proprietà dei cittadini che dunque hanno piena facoltà di tenere i loro asset insieme a quelli degli altri oppure prenderseli e portarli via. Non si parla di soldi o beni tradizionali, si parla di municipi, di territori.
Si tratta di un’impostazione antica, ma che potrebbe rappresentare un modello di modernità. La libertà di secessione è solo l’aspetto più spinto di un sistema in cui il campo d’azione del cittadino e di un’impresa è esteso al massimo. Libertà totale, quasi assente la regolamentazione economica, ogni cosa è possibile. Libertà totale anche nell’uso delle monete, di cui non esiste una versione locale: tutte possono essere utilizzate, ogni banca può decidere quale valuta usare senza chiedere autorizzazioni, non c’è banca centrale. Addirittura il principe ha fatto approvare la norma costituzionale che consente al popolo in qualunque momento di indire un referendum per trasformare il principato in una repubblica.
Il principato ha entrate molto basse, il terzo PIL pro-capite al mondo, un alto deficit ma che viene giustificato dal principe considerando solo i suoi asset personali, che hanno un valore di oltre tre miliardi di euro, senza fare rientrare nel calcolo anche i beni dei cittadini, come si tende a fare trattando di debito pubblico negli altri paesi: altro segno dell’inviolabilità della libertà e dei diritti patrimoniali dei cittadini del piccolo principato.
Non ha esercito e lascia alla Svizzera la possibilità di gestione dei suoi rapporti di difesa.
Se si è paragonata la Svizzera a Singapore, il Liechtenstein trova molti punti di contatto con Hong Kong, da cui però, si differenzia per ragioni storiche e per una dimensione molto più limitata, come numero di abitanti e come impatto di industria e di finanza.
La Svizzera e il Liechtenstein sono due modelli di autonomia che servono a indicare variabili utili per analizzare le città stato.
Il Liechtenstein propone un modello di bottom up, in cui il cittadino è sovrano ed esercita il suo potere e la sua libertà in un territorio che in parte è anche suo.
La Svizzera presenta un modello più tradizionale, in cui la libertà è una concessione dell’autorità e il cittadino è ospite in un luogo che non è suo. E in qualunque momento l’autorità potrebbe intervenire a modificare anche radicalmente libertà e poteri goduti da persone o cantoni.
Quello svizzero è il modello da prendere a riferimento quando si parla delle città stato europee che sono all’interno di stati indipendenti.
Continua la lettura con: La Svizzera, il modello a cui tutte le città stato guardano
ANDREA ZOPPOLATO
copyright milanocittastato.it
Clicca qui per il libro di Milano Città Stato
Clicca qui per la guida: 50 LUOGHI ALTERNATIVI da vedere in ITALIA almeno una volta nella vita
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
La sezione commenti è chiusa.