Una legge del 2010 ha istituito la Grand Paris, unendo i territori della Regione parigina (Ile de France) in una collettività territoriale, con lo scopo di promuovere “lo sviluppo economico sostenibile, solidale e portatore di occupazione nella Regione-capitale” (art.1).
Le direttrici di questa iniziativa legislativa nella regione parigina sono state tre:
1. L’integrazione e il potenziamento della rete dei trasporti
2. Interventi di urbanistica
3. Sostegno e valorizzazione della ricerca e dello sviluppo industriale.
Si tratta di una disposizione rilevante perché apre una crepa nell’uniformità del modello dello stato francese: addirittura si è concepita una legge ad hoc che si applica solo alla capitale francese.
Si è agito sui trasporti per integrare rete urbana e quella interurbana e potenziarli per poter aumentare l’attrattività del territorio attorno alla capitale. Allo stesso modo per l’urbanistica che consente di trovare soluzioni più agile per la costruzione di nuove case. Il terzo punto ha inteso incidere sullo sviluppo economico dell’area attraverso diverse linee di azione.
Anche con queste aree di specificità resta comunque difficile assimilare Parigi a una città stato, perché si inseriscono in un sistema fortemente centralista di eredità napoleonica. Però la legge del 2010 realizzata su misura per Parigi dimostra la volontà francese di accrescere l’autonomia della sua città più importante, con l’obiettivo di renderla più competitiva rispetto alle altre grandi città europee. Anche per il governo francese la via per la competitività passa attraverso l’autonomia.
Il caso di Parigi è interessante perché l’organizzazione dello stato francese si avvicina a quella italiana. Entrambe hanno una concezione centralista dell’amministrazione e tendono ad applicare politiche uniformi su tutto il territorio. La legge che ha istituito la grand Paris rappresenta uno stimolo per la situazione italiana, perché i francesi hanno avuto il coraggio di elaborare un progetto di legge specifico per la loro città di punta. Se anche il paese dell’uguaglianza ha compreso la necessità di adottare politiche differenti all’interno del suo territorio, ci può essere la speranza che anche il nostro governo faccia lo stesso, adottando una legislazione ad hoc per Milano, concedendole quell’autonomia che tutte le altre grandi nazioni europee hanno capito essere la sola strada per aumentare la competitività internazionale. E Milano, che è da sempre la porta all’Europa, non può permettersi di perdere altro terreno nel confronto internazionale a causa di un sistema di gestione amministrativa totalmente centralizzato, ormai in vigore solo nel nostro paese.
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