Una piccola stradina a fondo chiuso cela storie, leggende e una tragica vicenda. Foto cover: @nebulosa_simonastucchi IG
Il VICOLO dei MISTERI
# Il Vicolo Pusterla: l’origine del nome
Questa corta stradina di circa 36 metri a fondo chiuso, in Piazza Sant’Alessandro all’incrocio con Via della Palla, prende il nome da una nobile e potente famiglia di origine longobarda, i Pusterla, dove avevano la propria abitazione nel bel palazzo in mattoni sulla sinistra del vicolo. La famiglia composta da Margherita Visconti e Francesco Pusterla, oltre a quattro figli, fu al centro di un’intrigata e drammatica vicenda. Ma procediamo un passo alla volta.
# L’usanza della “Facchinata del cavallazzo”
La “Facchinata del cavallazzo” era una stravagante usanza della famiglia Pusterla: consisteva nel farsi trasportare in Piazza del Duomo, all’interno di un enorme cavallo di legno, come nell’Iliade di Omero. Il cavallo una volta arrivato a destinazione, come quello di Troia, si apriva e ne uscivano felici i componenti della famiglia con in mano doni per tutti i milanesi presenti. Si trattava di una famiglia molto appariscente. Forse troppo.
# La sterminio dei Pusterla
La famiglia ebbe una fine disgraziata. Non per l’usanza del cavallo ma per motivi di cuore. Il Signore di Milano Luchino Visconti si innamorò di Margherita, la moglie di Francesco Pusterla. Lei lo rifiutò e informò di questo il marito il quale avrebbe tentato, secondo le cronache, di mettere in atto una congiura contro Luchino Visconti. Quest’ultimo venne a conoscenza del piano e per vendicarsi fece incarcerare i due sposi prima di ucciderli con un’orrenda decapitazione. Non solo: fece fare la stessa fine a chiunque facesse parte della famiglia dei Pusterla, sequestrando anche i beni in loro possesso.
# La Vergine del Facchini, l’antico affresco abbandonato
Questo vicolo intitolato alla storica famiglia oggi è utilizzato come retro delle attività di Via Torino e imbruttito dagli impianti di climatizzazione. Si può comunque ammirare un antico affresco di Madonna con Bambino che la tradizione ha soprannominato “La Vergine dei facchini”, pare risalente al Cinquecento. Si trova in uno stato di apparente abbandono a cui si aggiunge, a peggiorare la situazione, un inutile cartello di divieto di sosta dato che nessuno lo rispetta.
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FABIO MARCOMIN
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