«A Milano la musica è finita?»: gli artisti vengono trattati da PR

I gestori dei locali di Milano devono ritrovare lo spirito imprenditoriale

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Ph. @emmanaeve IG
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Vi ricordate della Milano in cui si sceglievano i locali di sera per andare a vedere suonare dal vivo? Sono gli artisti a mancare oggi oppure sono i gestori di oggi che hanno l’orizzonte limitato alla fine della prossima serata?

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«A Milano la musica è finita?»: gli artisti vengono trattati da PR

# Milano caposcuola nel musica nel bene…

Credits: rockit.it – Le scimmie

Ricordate i floridi anni 80/90 il florilegio di locali disseminati in tutta la città con musica dal vivo? Il Magia, Le Scimmie, il Capolinea, Le Trottoir… (da poco chiuso). Luoghi stregati che la malia delle note trasformavano in spazi gravitazionali per musicisti talentuosi che profumavano di vita anche quando le “fragranze” erano rappresentate dal fumo delle sigarette e dai sudori degli artisti che si esibivano sui palchetti.

# …e nel male

Credits: mentelocale.it – Salumeria della Musica

Ho ascoltato con attenzione negli ultimi anni alcuni musicisti protagonisti di quegli anni, punte di diamante di quel periodo che non solo attraverso la musica “hanno succhiato il midollo della vita”, ma che con la musica ci hanno campato e campato bene anche economicamente.

Affermano con lo stesso brivido depressivo ben interpretato da Fedez all’ultimo Festival sanremese, che a “Milano la musica è finita” da tempo.
Quale musica? Non certo quella venduta e prenotata dalla piattaforma Vivaticket, spazio virtuale in cui la città esprime tutta la sua parte alfa, bensì la musica che nasce dall’incontro spontaneo e moltiplicatore tra immaginazione, passione e forza espressiva in cui un gestore di un locale offre non solo il servizio di una ricercata consumazione ma anche un’esperienza ad alta intensità energetica ed emotiva come gli studi delle neuroscienze sulla musica ormai dimostrano da tempo.

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# I musicisti “costretti” a diventare procacciatori di clienti per fare una serata

credits: mondomusica.org

Oggi, un gestore di un locale prima di offrire una serata di musica dal vivo chiede ai musicisti “quanta gente porti?”, dando loro il peso e il ruolo del procacciatore di clienti. Una visione prettamente e grettamente dominata dal calcolo ragionieristico del “dare” e “avere”, che li depaupera della loro unica e vera missione e motivazione: quella di offrire momenti di astrazione e partecipazione condivisa attraverso la musica.
Persone che spesso hanno sacrificato moltissimi anni di potenziale cazzeggio (che ha una sua importante funzione nella crescita di un individuo) allo studio di uno strumento, oggi vengono ingaggiati per un centinaio di euro a condizione di portare un nutrito seguito, meglio se ben pagante.

# I gestori dei locali di Milano devono ritrovare lo spirito imprenditoriale

I gestori rispondono con il consueto lamento giustificativo “che le spese sono troppe” che “le persone non sanno più ascoltare” (in parte vero) che si preferiscono i dj e i Karaoke (entrambi terribili se mal gestiti!).
Tutte pseudoverità che mal celano l’unico e poco incontrovertibile principio: non ci si può improvvisare gestori di un locale solo perché hai trovato uno spazio in Zona Navigli o in Zona Isola: dirigere un locale significa investire su un’idea e puntare sulla qualità dello spazio temporale che offri al tuo cliente o cliente potenziale.
Non si tratta di partire senza il faro di un business plan, ma di accompagnarlo ad un servizio verso il pubblico guidati magari anche da un pizzico di sogno: quello del dare incondizionato… dopotutto la musica, come l’amore, quando la sai offrire, ti restituisce tutto in grande abbondanza.

Continua la lettura con: La scena musicale rock milanese degli anni ’90

CRISTINA FILIPPO

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Cristina Filippo
Sono una donna jazz, istintiva, intuitiva empatica che adora improvvisare jam nelle relazioni: il mio assolo preferito è "suonare" sopra discussioni e conversazioni "zombesche", molto diffuse ovunque. Tra le tante passioni pagate con poche ore di sonno, annovero quella per Milano, la città in cui sono nata, cresciuta e formata e credo che ciò motivi più di un elenco di ciò che si è fatto e si fa nella vita, il buon motivo per essere qui.