Era la capitale industriale del Paese. Ma oggi l’unica industria rimasta è quella delle costruzioni. Con la conseguenza che invece di essere la città del futuro Milano sta sempre più diventando un paradiso esclusivo per pochi privilegiati. Questo il grido d’allarme che il giornalista Gianni Barbacetto solleva nel suo libro Contro Milano, Ascesa e caduta di un modello di città. Vediamo alcuni passaggi più significati e allarmanti.
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Il grido d’allarme: «Palazzopoli è il motore di Milano»
# L’illusione della “rigenerazione urbana”
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Premessa: conosciamo il personaggio. Un amante della critica che non è mai stato tenero contro la gestione Sala e la sua vocazione “palazzinara”. Ma il suo ultimo libro presenta alcuni elementi di riflessione in più. Al cuore della denuncia di Barbacetto si trova un esame radicale del concetto di «rigenerazione urbana», un termine che secondo lui nasconde una vera e propria cementificazione selvaggia della città. La rigenerazione non sarebbe altro che un’operazione di maquillage atta a mascherare la costruzione su aree dismesse e l’ulteriore densificazione dei quartieri già urbanizzati.
«A Milano la Pubblica Amministrazione ha progressivamente rinunciato a pianificare la città, in nome di uno sviluppo guidato dai privati, dai fondi immobiliari o da società pubbliche che si comportano da immobiliaristi privati», scrive l’autore, denunciando la sostituzione della progettazione regolata da quella che definisce una «lingua che crea la realtà virtuale di una città in crescita, cool, sexy e green».
Questo sviluppo sarebbe il risultato di un vero e proprio «rito ambrosiano» che avrebbe permesso a Milano di diventare la città con gli investimenti immobiliari più alti d’Europa. I numeri parlano chiaro: tra il 2014 e il 2018, Milano ha visto arrivare 15 miliardi di euro in investimenti da parte di fondi internazionali, e si prevede che altri 13 miliardi vengano investiti entro il 2029.
Ma cosa succede quando questi soldi arrivano? Barbacetto non ha dubbi: i benefici sono scarsi per i residenti. Il prezzo delle case e degli affitti è aumentato vertiginosamente, mentre i salari sono aumentati solo del 5,4%.
# La «sostituzione sociale» e l’espulsione dei più fragili
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Altro punto fondamentale del j’accuse di Barbacetto è la denuncia della crescente «sostituzione sociale» di cui Milano sarebbe protagonista. In parole semplici, i più fragili, come i giovani, le famiglie a basso reddito e gli anziani, sarebbero espulsi dalla città per far spazio ai più ricchi.
«Sta avvenendo una vera e propria ‘sostituzione etnica’, o almeno sociale: via i più fragili, dentro i più ricchi», scrive il giornalista. Milano starebbe quindi diventando una città “premium”, dove la rendita immobiliare ha preso il posto della produzione e della cultura. Le periferie sono sempre più abbandonate, i servizi pubblici ridotti e privatizzati, e la città stessa si trasforma in una Disneyland del cibo e del divertimento, priva di spazi comuni, luoghi di aggregazione e servizi essenziali.
Il sindaco Sala parla spesso della “Milano città del futuro”, ma per Barbacetto questa visione è solo un’illusione. L’autore, a questo proposito, denuncia la scarsa percentuale di valore generato dalle operazioni immobiliari che ritorna alla città: a Milano è solo l’8%, mentre a Monaco di Baviera la media è del 30%. Il risultato è una città più inquinata, con meno verde, meno spazi pubblici e meno servizi, a fronte di una crescita edilizia senza regole.
# La reazione social: tra chi supporta e chi critica Barbacetto
Le reazioni dell’opinione pubblica social a Contro Milano e agli estratti pubblicati sono state fortemente polarizzate. Da un lato, molti cittadini hanno apprezzato quella che ritengono una analisi lucidissima, riconoscendo finalmente le criticità che da anni caratterizzano la città. Questi utenti, alcuni dei quali rivendicano di provenire dalla periferia, condividono la preoccupazione per l’espulsione delle classi sociali più fragili e per la crescente disuguaglianza che starebbe colpendo Milano.
Dall’altro lato, però, c’è una parte di commentatori che considera Barbacetto un «odiatore sistematico di Milano», un critico che non comprende il dinamismo e l’energia che la città sta vivendo. Per questi utenti, le critiche di Barbacetto non sono altro che resistenza nostalgica a un cambiamento, Milano sta, invece, evolvendo verso un modello moderno, attrattivo per investitori e giovani professionisti, e urbanizzazione e aumento dei prezzi sono il piccolo prezzo da pagare per questa crescita.
Ciò che è sicuro è che la Milano descritta da Barbacetto nel suo Contro Milano non è il sogno che tutti conosciamo dai cartelloni pubblicitari e dai rendering. Ma è, al contrario, una città che ha messo al centro gli interessi dei fondi immobiliari, a scapito dei suoi abitanti. Barbacetto lancia l’allarme e invita i milanesi a riflettere sul futuro della loro città, ma spetta alla politica e alla società civile decidere quale volto dare alla Milano del futuro. Sarà una città per tutti o solo per chi se la può permettere?
A me Barbacetto non piace, ma la sua disamina sulla città di Milano e del suo sindaco vede la realtà anche nei suoi angoli più scuri. Sala infatti non è il sindaco “green”, ma un palazzinaro qualsiasi senza scrupoli e che non ama la sua città.
Non amo particolarmente Barbacetto. Ma anche la retorica della Milano smart mi sembra falsa. Dov’è il suo pregio? Ci sono tanti palazzoni nuovi fatti senza risparmio e tanti nuovi bar e ristoranti. Ci sono centri di ricerca? Le grandi imprese cosa hanno qui oltre a una sede di rappresentanza? In che cosa siamo innovativi (oltre che nelle facilitazioni ai palazzinari)? Francamente non lo vedo.