Molte città si sfidano a rendere più belle le stazioni della metro. Ma Milano si accontenta della mediocrità. E pensare che avevamo trovato un tesoro sotto i nostri piedi.
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Le occasioni mancate della M4: che fine hanno fatto i reperti antichi?
Inaugurata con banda musicale, palloncini colorati e sindaco avvolto dalla fascia tricolore, malgrado i ritardi si tratta di un’opera importante che potenzia la rete dei trasporti di Milano. La M4 rende più veloce il raggiungimento del city airport di Linate dal centro e facilita gli spostamenti nella zona Sud della città, scarsamente servita e poco valorizzata.
Per i collegamenti, il prossimo fondamentale passo da compiere è di consentire un mezzo analogo alle milioni di persone che gravitano nell’area metropolitana del capoluogo e che arrivano dall’ hinterland. Per la valorizzazione, per la M4 si poteva fare di più. Anzi, la soluzione era a portata di mano. Letteralmente.
Lo scavo, una volta terminato, ha lasciato spazio non solo alle fermate della metro ma anche ad una certa delusione per delle occasioni mancate.
# Lo sgarbo verso i Navigli
Per una parte rilevante del tracciato la linea blu attraversa i vecchi navigli interrati. Poteva essere l’occasione di riaprire i canali, come promesso dal Sindaco in campagna elettorale. Va bene, non esageriamo. Ma almeno si poteva celebrare la colossale opera dei tempi antichi con cartografie e immagini di ciò che era e, magari, anche dei principali progetti di riapertura. Un modo per unire passato e futuro come è tratto distintivo di Milano. Invece, a parte il colore, nulla della nuova linea ricorda i Navigli di Milano.
# I reperti smarriti
Ma forse l’occasione più ghiotta era quella che ci siamo trovati proprio sotto ai nostri piedi. Durante gli scavi ci sono stati numerosi ritrovamenti di reperti di varie epoche che hanno fatto ritardare di molti mesi i lavori. Sono tornati alla luce tombe, corredi funerari, mura tardo romane, mosaici, un patrimonio archeologico di straordinaria importanza. Sia il Comune che ATM hanno dato giustamente estrema risonanza a questi reperti: ne hanno ampiamente parlato, hanno organizzato mostre, i media hanno dedicato vasto spazio. Però poi, quando chiunque si sarebbe aspettato di ritrovarseli anche con l’inaugurazione della tratta, di questi non c’è traccia. A parte un piccolo muretto di Naviglio medievale in esposizione alla fermata di De Amicis.
Che le caratteristiche fondamentali di una linea metropolitana siano l’efficienza e la funzionalità è cosa ovvia, questo però non giustifica un’estetica delle stazioni anonima, fredda ed esasperatamente essenziale. Anche perché all’estero la metro sta diventando sempre più parte del panorama artistico della città.
# Perché a Salonicco sì e a Milano no?
In molte città le stazioni della metro sono dei veri e propri musei a cielo aperto. Tralasciando i casi più celebrati come quelli di Stoccolma, Mosca o Napoli, si poteva prendere a riferimento per M4 è Serdica, la centralissima fermata della metro di Sofia: una stazione magnifica, un vero e proprio sito archeologico. Una passeggiata al suo interno per raggiungere le banchine è un incredibile percorso tra colonne, pavimentazioni, mura, anfore. Ma ancora più evidente è quello che si sarebbe potuto fare a Milano, se solo ci fosse stata la volontà, è Salonicco, la nuovissima linea della città greca costruita e gestita dagli stessi soggetti di M4 (Webuild e Atm), dove si è realizzato un eccellente connubio tra reperti antichi e funzionalità ultra-moderne. Perché, come troppe volte accade in tutti gli ambiti, ci si è accontentati della mediocrità? Davvero non si sarebbe potuto fare nulla di più come conservare nella metro parte di quello che era venuto alla luce durante gli scavi? Perché a Salonicco sì e a Milano no?
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ANDREA URBANO
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