«Solo dei ragazzini annoiati»: Fedez all’attacco dei Maranza

I maranza sono «ragazzini annoiati», ma che origine ha questa noia? E come si potrebbe risolvere?

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Tra un tiro di canna e una battuta, Fedez ha espresso una posizione netta e, per certi versi, inedita per lui: i maranza sono «ragazzini annoiati». Un’affermazione che, pur nella sua apparente semplicità, ha aperto il dibattito sulle radici del problema.

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«Solo dei ragazzini annoiati»: Fedez all’attacco dei Maranza

Nell’ultima puntata di Pulp Podcast, Fedez e Mr. Marra hanno affrontato un tema che negli ultimi mesi sta infiammando il dibattito pubblico soprattutto a Milano: il fenomeno dei maranza. Ospiti della puntata erano il rapper Chicoria e l’influencer culturale Edoardo Prati, due figure agli antipodi per formazione e linguaggio, ma accomunate dall’interesse per le dinamiche sociali e giovanili.

# Un passato di periferia

Credits: videoclip di Faccio Brutto – Fedez

Federico Lucia, in arte Fedez, non è estraneo alle difficoltà delle periferie. Cresciuto a Rozzano, ha sempre raccontato il degrado e la mancanza di opportunità che affliggono chi nasce ai margini delle grandi città. Anche se, nel corso della sua carriera, ha anche ammesso di non essere mai stato realmente coinvolto nella violenza di strada, pur conoscendola da vicino.

Negli anni, il rapper ha mostrato una crescente sensibilità verso le tematiche sociali, fino ad arrivare a una svolta, potremmo quasi dire “legalitaria”, che oggi lo porta a condannare anche quei reati commessi per necessità di sopravvivere. Nonostante tenga a chiarire che i maranza non rientrano in questa categoria: perchè loro non rubano per sopravvivere, ma per noia.

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«La risposta è sempre e solo la mancanza dello Stato», ha dichiarato, a più riprese, nel corso del podcast, sottolineando come l’assenza di presidi istituzionali sia per lui alla base della microcriminalità.

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# Il vuoto educativo e il richiamo della violenza

Credits: pinterest.it
Maranza

La riflessione di Fedez si inserisce in un dibattito più ampio sulla funzione della scuola e della cultura nel prevenire fenomeni di devianza giovanile. «Probabilmente nella tua testa, se rubi una collana, stai anche facendo qualcosa di giusto, perché quello a cui rubi è ricco», ha osservato, spiegando il meccanismo psicologico alla base di certe azioni.

Chicoria, dal canto suo, ha raccontato la propria esperienza personale: «Quando io andavo da ragazzino, per me a 8 anni, esisteva soltanto il campetto da pallone e giocare a calcio. Quello che si interessava a fare un corso di pianoforte, a fare una qualsiasi cosa di cultura o a fare anche solo uno sport fuori dal discorso del calcio, era considerato un coglione».

Se negli anni ’80 la mancanza di alternative portava molti ragazzi alla delinquenza, oggi il fenomeno si è evoluto, mantenendo però la stessa matrice: l’assenza di prospettive. «Il maranza rapina perché non ha niente da fare, è il futuro di quello che vivevo io», ha concluso il rapper.

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# Il mea culpa di Fedez: social, fama e ricchezza a ogni costo

Il dibattito si è poi spostato sulle possibili soluzioni. Se da un lato si chiede un intervento immediato per garantire la sicurezza dei cittadini, dall’altro si sottolinea la necessità di un presidio culturale e sociale nelle periferie. «Se lo Stato interviene solo nel momento dell’arresto e non su tutto quello che porta a quella criminalità, vuol dire che sta risolvendo il sintomo, ma non sta curando la malattia», ha osservato Edoardo Prati.

Fedez, pur condividendo questa analisi, ha evidenziato come il problema sia più complesso: «Chi ruba la collanina nel centro di Milano, le baby gang e i maranza non rubano per necessità». Un’affermazione che smentisce la narrazione della povertà come unica causa della criminalità giovanile e che punta il dito contro un vuoto esistenziale più che economico.

Il rapper milanese ha poi allargato il discorso all’influenza dei social network sui giovani. Secondo lui, la narrazione dominante oggi è quella del successo immediato e del denaro facile: «Le giovani generazioni sono cresciute con l’idea del denaro facile, il denaro ti regala felicità, il denaro ti risolve tutti i problemi. È quello che hanno visto e, in parte, posso dire di aver contribuito anche io a creare questa narrazione».

Un’ammissione sincera, che evidenzia come il problema vada ben oltre la microcriminalità di strada e tocchi le fondamenta della società contemporanea. «Se tu dai come unica opzione per farcela a un ragazzo quella di diventare celebre, famoso, esporsi mediaticamente… è il motivo per cui non puoi fare impresa in questo paese, non riesci a fare startup», ha aggiunto, sottolineando come l’assenza di alternative concrete alimenti il senso di frustrazione e la deriva violenta di molti giovani.

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# La soluzione al fenomeno Maranza, tra repressione e cultura

Credits houss.lasquale IG – Maranza

Fedez, Mr. Marra e i loro ospiti, Edoardo Prati e Chicoria, neanche troppo inconsapevolmente, hanno delineato un modello chiaro per le amministrazioni locali e per tutte le istituzioni che vogliano affrontare il fenomeno maranza in modo efficace.

Se la prima risposta, imprescindibile, è la difesa immediata dei cittadini attraverso un maggiore presidio delle zone più a rischio, l’azione repressiva da sola non è sufficiente a risolvere il problema alla radice. La riflessione si sposta quindi su un livello più radicale: non il presidio sociale, culturale e scolastico delle periferie, ovvero quei luoghi in cui la mancanza di opportunità e stimoli trasforma la noia in un detonatore di devianza.

Se i ragazzi crescono senza alternative, senza spazi di aggregazione sani, senza percorsi formativi e culturali che li coinvolgano, il richiamo della violenza e dell’illegalità diventa quasi inevitabile.

Il problema, come sottolineato nel dibattito, non sarebbe la povertà economica in sé, ma il vuoto esistenziale che caratterizza molte periferie. Le istituzioni, quindi secondo questo approccio, non dovrebbero limitarsi a reprimere, ma dovrebbero investire in politiche educative e culturali che offrano ai giovani delle vere alternative.

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MATTEO RESPINTI

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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.

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