Milano sa stupire con luoghi incantevoli, corti nascoste, monumenti, musei e scorci mozzafiato, e lo dimostra la crescita del turismo nell’ultimo decennio. Ci sono alcune cose però che sono davvero brutte. Scopriamo quali sono, emerse in un sondaggio tra i milanesi.
10 COSE BRUTTE di Milano
#1 I marciapiedi in asfalto
I marciapiedi in asfalto sono tra le cose più orrende da vedere, soprattutto per la scarsa manutenzione e qualità dei materiali con cui vengono realizzati. D’estate rimangono i buchi dei cavalletti dei motorini a causa del caldo, d’inverno si rompono per le temperature troppo basse. La pietra sarebbe un materiale più resistente e più bello esteticamente, da mettere in tutta la città e non solo in alcune vie.
#2 La scarsa illuminazione
Uno dei problemi annosi di Milano è quello della scarsa illuminazione in città, nonostante la recente sostituzione di tutte le lampade con luci led. Il centro storico patisce questa situazione forse ancor di più della periferia, con i monumenti e gli edifici più importanti quasi invisibili la notte o per nulla valorizzati, per non parlare della percezione di poca sicurezza quando si cammina per le vie della città.
#3 Troppe auto sui marciapiedi
Forse ci sono troppe auto, forse pochi parcheggi, il risultato è che i marciapiedi di Milano sono invasi dalle automobili. Uno spettacolo indecoroso oltre che un intralcio per pedoni e persone con disabilità che devono muoversi con la sedia a rotelle.
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#4 Il verde poco curato
Il verde è cresciuto in città e si prevede aumenti ancora la sua quota nei prossimi anni. Purtroppo la cura e la manutenzione di aiuole, alberature e parchi non segue a ruota e il risultato è la moria di piante e prati spelacchiati.
#5 I sopralzi
La mania dei sopralzi è una delle piaghe di Milano. Nella maggior parte dei casi deturpano le linee e lo stile dei palazzi su cui vengono costruiti e sembra che all’amministrazione comunale e agli organi di controllo, come la Soprintendenza in alcuni casi, non importi molto dei “mostri architettonici” generati.
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#6 I dehors in plastica
Da quando si è concesso ai locali di installare dehors senza pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico, come aiuto economico durante la pandemia per consentire di avere spazi all’aperto, si è vista una proliferazione di questa strutture. In parecchi casi però non è stato tenuto in considerazione il contesto storico della città e sono state realizzate in materiale plastico, come si vedono solo nei camioncini dei venditori di panini fuori dallo stadio o lungo le strade extraurbane.
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#7 L’inquinamento
Sembra proprio un problema irrisolvibile quello dello smog a Milano. Tutte le limitazioni alla circolazione delle auto, la progressiva sostituzione di caldaie a gas e l’investimento nelle teleriscaldamento hanno apportato benefici poco significativi. Durante l’anno sono molte le giornate in cui i milanesi vedono il cielo coperto da una coltre grigia e sono costretti a respirare un’aria puzzolente.
#8 Troppo cemento
Tutti i progetti di Milano degli ultimi sono tutti con il “green” al centro, distese di verde e alberi in ogni rendering, come quello del futuro stadio di Inter e Milan che sembra immerso in una sorta di Foresta Amazzonica. La realtà però è un altra. A Milano c’è ancora troppo cemento o comunque grandi aree senza una piccola zolla di erba, come l’enorme piazza Gino Valle.
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#9 Degrado anche nel centro storico
Milano negli ultimi anni, soprattutto nel confronto con le altre grandi città italiane, ha migliorato il decoro di luoghi un tempo poco considerati e conservati anche nelle aree più centrali. Il degrado rimane però diffuso, con molti edifici sommersi di tag e graffiti, segnaletica arrugginita o divelta, arredo urbano poco curato.
#10 Gli edifici costruiti tra gli anni ’50 e ’70
Tra le cose più brutte di Milano non possono non essere citati i palazzi sorti nel periodo del boom economico e fino agli anni ’70. Edifici senza stile e il minimo senso dell’estetica, poco rispettosi del contesto circostante e con colori improponibili. Quelli che affacciano sulla Darsena sono solo alcuni degli esempi in città.
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FABIO MARCOMIN
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