Secondo un’indagine del tempo a metà del secolo scorso oltre il 70% dei milanesi parlava abitualmente in dialetto. Vent’anni dopo si era scesi sotto al 50%. Oggi è dura sentirlo parlare sotto alla Madonnina. Eppure rappresenta un patrimonio fondamentale di Milano, i cui aspetti curiosi sono una fotografia della storia e della mentalità della città.
7+1 insospettabili CURIOSITÀ sul DIALETTO MILANESE
#1 Le consonanti scomparse
Una delle caratteristiche tipiche del milanese sono le consonanti singole, dove nella parola corrispondente in italiano si ritrovano doppie. Ad esempio, si dice “bela” anziché bella, “penel” anziché pennello.
#2 La metempsicosi delle consonanti
Le consonanti “p” e “t”, quando si trovano tra due vocali, assumono il tono della “b” e della “v”. Addirittura spariscono in alcuni vocaboli: “roeuda” anziché ruota, “cavèi” al posto di capelli”. La “d” si trasforma spesso in “t”.
#3 Eredità celtica
Hanno resistito allo strapotere del latino alcuni suoni caratteristici presenti nelle parlate gallo-celtiche: la più tipica è la “u” pronunciata duramente come quella dell’attuale francese o del tedesco o le vocali “oeu” (ad esempio il sostantivo “boeucc”, cioè il buco), suono inesistente in latino e sconosciuto in italiano.
#4 Le negative alla tedesca
Altra influenza probabilmente asburgica è nella tendenza a costruire le frasi negative con la negazione alla fine, come accade per il tedesco. Ad esempio: “Ti te seet no o ti te seet minga”.
#5 Soldi francesi
Fino alla metà almeno del Novecento, anziché “cinquecento lire” si diceva spesso “cinchcent franc”, memoria risalente all’occupazione francese dei primi dell’Ottocento.
#6 Non esiste il passato remoto
Il dialetto milanese ha la stessa coniugazione dei verbi dell’italiano. Ma con una rilevante differenza: mancano 2 tempi, il Passato ed il Trapassato Remoto. Per esprimere un’azione completamente trascorsa il milanese utilizza il Passato ed il Trapassato Prossimo. Cosa che è rimasta anche nell’italiano parlato: a Milano difficilmente si impiega il passato remoto.
#7 Il “tradimento” del Manzoni
Il più grande romanziere italiano, il milanesissimo Alessandro Manzoni scrisse la sua opera in italiano, dopo aver sciacquato i panni nell’Arno. Di lui esiste solo una quartina scritta in milanese, dedicata all’amico Carlo Porta:
On badee che voeur fà el sapienton
el se toeu subet via per on badee;
ma on omm de coo che voeur paré mincion,
el se mett anca lu in un bell cuntee
Lo sciocco che vuol fare il sapientone
si vede subito che è uno sciocco;
ma l’uomo di ingegno che vuol apparire incapace
si mette anche lui in un bell’impiccio
#7+1 Wikipedia in milanese
Sapevate che esiste la versione in dialetto milanese di Wikipedia? Questo il link:
http://lmo.wikipedia.org/wiki/Dialett_milanes
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ANDREA ZOPPOLATO
Fonti: La Gobba, Carlo Radollovich
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