I nuovi provvedimenti adottati dal governo che prevedono dal 26 aprile la possibilità di riapertura dei locali e ristoranti, ma solo all’aperto, lascerà chiuse la metà delle attività a Milano. A livello nazionale le chiusure dei negozi hanno favorito le vendite online e mettono a rischio già da quest’anno la sopravvivenza di 70.000 attività. Il quadro drammatico della situazione secondo i dati di Confcommercio e di Confesercenti.
Allarme Milano: un LOCALE su DUE resterà CHIUSO. E negozi affossati dall’E-commerce
# Il segretario generale di Confcommercio di Milano “Con i nuovi provvedimenti sulle riaperture a Milano un locale su due non potrà aprire“
Al segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, Marco Barbieri non convincono i nuovi provvedimenti adottati del governo per la gestione della pandemia e far ripartire l’economia: “La conferenza stampa che ha tenuto il Presidente del Consiglio Draghi ha lasciato intravedere delle possibilità di riapertura ma la decisione di rendere rafforzata la zona gialla ci lascia un forte senso di sconcerto. […] I nuovi provvedimenti creeranno però una forte discriminazione all’interno delle stesse categorie […]. A bar e ristoranti verrà concesso di aprire a pranzo e a cena, ma questa opportunità sarà inizialmente data solo a quei locali che hanno il servizio al tavolo esclusivamente all’aperto. La metà circa dei locali quindi sarà ancora costretta a stare chiusa. A Milano, in particolare, quasi un locale su due non ha la possibilità di svolgere la propria attività all’aperto. Questo penalizza fortemente quasi la metà dei locali milanesi creando un fortissimo disequilibrio che danneggerà ancora una volta migliaia di imprese“.
# Le restrizioni imposte già dalle prime ondate hanno spostato le vendite sugli e-commerce a discapito dei negozi tradizionali
Anche le altre attività commerciali, soprattutto quelle del settore abbigliamento, stanno continuando a subire gli effetti negativi dei lockdown introdotti durante le varie ondate della pandemia e che ancora costringono alla chiusura i negozi all’interno dei centri commerciali nei weekend. Questa condizione ha favorito ancora di più lo spostamento di quote di mercato a vantaggio degli e-commerce che insieme alla generale crisi dei consumi provocata dalla riduzione delle disponibilità economica dei cittadini, causa riduzione o perdita del lavoro e della retribuzione, stanno affossando il settore.
La nota di Confesercenti: “Di fatto, le misure di restrizione, per le modalità con cui continuano a essere attuate, stanno determinando una strutturale e non governata redistribuzione delle quote di vendita verso il canale online“. Gli acquisti nel primo bimestre di quest’anno “presso la grande distribuzione e le piccole superfici si sono ridotti rispettivamente, del 3,8 e del 10,7%, mentre le vendite sull’online sono aumentate del 37,2%.” Una tendenza iniziata con le prime chiusure di marzo-aprile 2020 e che si è accentuata sensibilmente con il lockdown iniziato a ottobre scorso. L’associazione che riunisce i commercianti ha stimato in circa 70.000 le attività commerciali a livello nazionale che sarebbero a rischio di chiusura definitiva quest’anno e di queste soprattutto le 35.000 presenti nei centri e nelle gallerie commerciali ancora chiusi nei weekend in tutta Italia.
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FABIO MARCOMIN
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