Il milanese ha diverse caratteristiche distintive. Ma quella più celebre è una sola.
La CARATTERISTICA UNICA e DISTINTIVA del dialetto milanese
Secondo un’indagine del tempo a metà del secolo scorso oltre il 70% dei milanesi parlava abitualmente in dialetto. Oggi si contano sulle dita della mano. E dire che si tratta di una lingua che presenta diverse caratteristiche curiose. Tra cui una che lo ha reso celebre in tutta Italia.
# La caratteristica distintiva e inconfondibile
Nel dialetto milanese quasi tutti i luoghi, i quartieri antichi di Milano e i nomi propri di persona (femminili e maschili) hanno l’articolo determinativo davanti al nome proprio.
Ad esempio: il Gallaratese, il Lorenteggio, i Navigli, l’Isola, il Mario, la Francesca.
Il dialetto milanese è detto anche meneghino, è una varietà del gruppo gallo-italico e, seppur in varie declinazioni è parlato nelle vicinanze estese fino alle provincie di Bergamo o Brescia, dove cambia in maniera significativa. Oltre a questo “marchio di fabbrica”, il milanese presenta altri aspetti curiosi.
# Gli altri elementi curiosi del milanese
Un’altra delle caratteristiche tipiche del milanese sono le consonanti singole, dove nella parola corrispondente in italiano si ritrovano doppie. Ad esempio, si dice “bela” anziché bella, “penel” anziché pennello.
Le consonanti “p” e “t”, quando si trovano tra due vocali, assumono il tono della “b” e della “v”. Addirittura spariscono in alcuni vocaboli: “roeuda” anziché ruota, “cavèi” al posto di capelli”. La “d” si trasforma spesso in “t”.
Hanno poi resistito allo strapotere del latino alcuni suoni caratteristici presenti nelle parlate gallo-celtiche: la più tipica è la “u” pronunciata duramente come quella dell’attuale francese o del tedesco o le vocali “oeu” (ad esempio il sostantivo “boeucc”, cioè il buco), suono inesistente in latino e sconosciuto in italiano.
Influenza probabilmente asburgica è nella tendenza a costruire le frasi negative con la negazione alla fine, come accade per il tedesco. Ad esempio: “Ti te seet no o ti te seet minga”.
Il dialetto milanese, infine, ha la stessa coniugazione dei verbi dell’italiano. Ma con una rilevante differenza: mancano 2 tempi, il Passato ed il Trapassato Remoto. Per esprimere un’azione completamente trascorsa il milanese utilizza il Passato ed il Trapassato Prossimo. Cosa che è rimasta anche nell’italiano parlato: a Milano difficilmente si impiega il passato remoto.
Continua la lettura con: Le parole del dialetto milanese intraducibili in italiano
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LA NEGAZIONE NELLA FORMA VERBO + NO O MINGA NON E’ UNA TENDENZA MA UNA REGOLA CHE NON HA ALTERNATIVA. BASTA LEGGERE GLI AUTORI DI UN TEMPO COME PORTA. PERO’ CI POSSONO ESSERE PICCOLE VARIANTI DI SEQUENZA, AD ESEMPIO L’E’ NO BEL ANZICHE’ L’E’ BEL NO. E UNA VOLTA IL PASSATO REMOTO ESISTEVA, AD ESEMPIO ANDAUM, SCRITTO COME SI PRONUNCIAVA, CHE VUOL DIRE ANDAMMO. MA ERA DESUETO GIA’ QUANDO IMPARAI A PARLARE MILANESE DA BAMBINO SESSANT’ANNI FA.
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