Percorrendo la Galleria Vittorio Emanuele II insieme alle vetrine dei ristoranti e dei più grandi brand della mano ci si imbatte in qualcosa di atipico. L'”Osservatorio” della Fondazione Prada. Di che cosa si tratta si chiedono i passanti?
Che cosa OSSERVA l’OSSERVATORIO in GALLERIA
# L’ultimo spazio dedicato alla cultura di Fondazione Prada
Guarda tutti dall’alto da dentro la Galleria Vittorio Emanuele. Si tratta dell’Osservatorio, l’ultimo spazio dedicato alla cultura, nello specifico alla fotografia, inaugurato da parte di Fondazione Prada nel 2016. Si trova al livello della cupola in vetro e ferro, al quinto e al sesto piano di uno degli edifici principali della Galleria, dove Prada ha già un negozio uomo e la Pasticceria Marchesi nel mezzanino. Proprio di fronte invece si trovano le vetrine di Prada donna dove oltre 100 anni fa è iniziata la storia della casa di moda.
# Cemento, vetro e legno
Gli ambienti sono stati sottoposti a un restauro mettendo a disposizione una superficie espositiva di 800 mq sviluppata su due livelli. Sono stati preservati le strutture verticali portanti in cemento armato a vista e i solai in legno e laterizio consolidati con elementi in ferro. Il parquet dei pavimenti proviene dal recupero di vecchi appartamenti e uffici dei piani sottostanti, mentre i prospetti che si affacciano sulla cupola della Galleria si configurano come ampie vetrate. Tutto lo spazio presenta voluti riferimenti alla sede di Largo Isarco progettata da Rem Koolhaas con l’acciaio e l’ispirazione post industriale si abbina all’eleganza e al calore del legno posato a lisca di pesce.
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# Lo scopo dell’Osservatorio
Nello specifico l’Osservatorio è una piattaforma di libero pensiero dedicata alla sperimentazione dei linguaggi visivi e alla ricerca sulle possibili intersezioni e collisioni tra la tecnologia e le varie espressioni culturali. Al suo interno vengono organizzate mostre collettive e personali di autori italiani e internazionali e il suo nome allude sia alla sua posizione fisica che al ruolo suo e della fotografia nei confronti del mondo. Un luogo un tempo inaccessibile ai milanesi è diventato uno dei riferimenti culturali della città.
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FABIO MARCOMIN
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