Da decenni a Milano circola una voce: Il governo della città è nelle mani di chi occupa cinque ruoli.
Chi governa la città? I 5 “RE” di Milano
L’Italia è così. Ci sono poteri ufficiali e poteri sostanziali. Soprattutto in politica. Milano in questo non è così diversa, tranne che in una cosa: in altre parti d’Italia il potere è più mimetizzato e dipende in gran parte dalla persona, a Milano invece deriva da un ruolo. Chi occupa certe poltrone non può che decidere le sorti della città. Anche se, ultimamente, qualcosa sta cambiando. Vediamo quali sono questi ruoli storici del potere di Milano.
#1 Il sindaco
Qui il gioco è facile. Il sindaco è per definizione il tenutario del potere amministrativo e politico. A Milano spesso è più primo cittadino che sindaco, un primus inter pares, anche se non mancano scatti in avanti di personaggi con ansia di protagonismo.
#2 L’Arcivescovo
Per capire Milano basta vedere come è fatta. A cerchi concentrici di rilevanza crescente più ci si avvicina al centro. E il centro è dominato dall’asse Duomo – Castello. Si dice che il Castello Sforzesco sia stato costruito proprio per contrapporre il potere politico a quello religioso. Un po’ come la Brescello di Peppone e Don Camillo, anche la fortuna di Milano è dipesa da questa diarchia, con personalità religiose che spesso hanno contato politicamente più dei rappresentanti politici. Anche se è finito il tempo del Cardinale Martini, un vero e proprio Papa di Milano, si sente comunque il peso in città di Mario Delpini, forte degli oltre 5 milioni di battezzati presenti nella sua diocesi.
#3 Presidente di Assolombarda
“Sempre al fianco delle imprese”, che in questa terra di mentalità più calvinista che cattolica sono una forza quasi religiosa. Forse non è il momento in cui le imprese stanno battendo più i pugni sul tavolo per farsi sentire dalla politica, comunque sia il presidente della più grande organizzazione regionale deve essere sempre contattato per le decisioni che contano di più sul territorio. Anche se il suo nome non è conosciuto ai più, come il monzese Alessandro Spada. Molto più schiscio dei suoi predecessori.
#4 Presidente di Confcommercio
Qui siamo a una monarchia. Un titolo che assomiglia più a un’investitura a vita che a una nomina periodica. Almeno per quanto riguarda l’attuale sovrano del commercio milanese Carlo Sangalli. Infrangibile agli scandali e allo scorrere del tempo regna indisturbato da oltre 25 anni. Si dice che sia impossibile assumere una carica pubblica in città senza il suo assenso.
#5 Presidente Fondazione Cariplo
Qui esiste un presidente in carica, Giovanni Fosti, e un presidente ombra, il secolare Giuseppe Guzzetti. A capo della più grande fondazione italiana, un’entità atipica a livello mondiale, dove il CDA prende il pomposo nome di Commissione Centrale di Beneficenza. Un colosso della tradizione dei grandi banchieri della storia d’Italia che con una mano prendevano e con l’altra ridavano alla comunità, elargisce contributi “a babbo morto” a oltre 1.000 progetti all’anno per un totale di circa 150 milioni di euro annui. Forse solo la nostra associazione è riuscita a non ricevere neppure un centesimo.
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ANDREA ZOPPOLATO
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