Da cento anni i confini del Comune di Milano sono rimasti immutati non rispecchiando le reali dimensioni del territorio. È giunta l’ora di estenderli? Vediamo come potrebbe essere la nuova Milano.
È il momento di ESTENDERE i CONFINI di Milano: ecco COME dovrebbe DIVENTARE
# I confini di Milano sono rimasti uguali a un secolo fa
Nel gruppo facebook “l’altra Milano” ci si pone l’interrogativo, a cento anni esatti dall’ultimo grande inglobamento da parte del Comune di Milano di alcuni piccoli comuni esterni, se sia giunto il momento di una nuova estensione dei confini territoriali. Con la riforma decisa dal governo fascista nel 1923, passarono sotto l’amministrazione milanese 11 comuni, tra cui Affori, Baggio, Greco, Niguarda e Vigentino, e da allora salvo qualche piccolo aggiustamento negli anni successivi i confini del Comune di Milano sono rimasti immutati.
# Come potrebbe diventare Milano
I veri confini del Comune di Milano non sono quelli determinati dal Regio Decreto del 1923. Basta osservare l’immagine satellitare, qui rielaborata da Urbanfile, per vedere come il suo territorio si estenda ben oltre. L’abitato si diffonde senza soluzione di continuità oltre Monza ad est, verso Busto Arsizio e Gallarate a ovest e nella provincia di Como a nord.
Prendendo in considerazione i soli comuni della prima e seconda corona dell’hinterland si contano 1,23 milioni di residenti, poco meno di 200.000 rispetto a quelli del Comune di Milano, e aggiungendo gli 880.000 della provincia di Monza e Brianza si arriva a un totale di 3,5 milioni. Sommando i restanti della Città Metropolitana di Milano si superano i 4 milioni.
Ci sono diversi studi che ipotizzano una più veritiera estensione del capoluogo lombardo. In base all’analisi di Demographia, il nucleo aggregante della più vasta area metropolitana sarebbe seconda nell’UE per popolazione dopo Parigi con una superficie di 2.225 kmq e 5,5 milioni di abitanti. Secondo l’OCSE l’area metropolitana milanese comprenderebbe anche i territori delle province di Varese, Bergamo, Como, Lecco, Cremona, Lodi, Pavia, Novara, Alessandria, Brescia e Piacenza avvicinandosi agli 8 milioni di abitanti.
# Perché sarebbe utile ingrandire la città
L’idea del gruppo facebook “l’altra Milano” è quella di sollecitare un confronto pubblico, partendo dai 47 comuni che compongono le prime due corone dell’hinterland, per capire la reale esigenza di estendere i confini di Milano. In molti infatti sostengono che quelli attuali siano troppo limitati, anche in confronto con altre realtà italiane come Roma o di tante altre metropoli europee. Un primo passo di coordinamento e gestione di un territorio più vasto è arrivato con l‘introduzione del nuovo sistema tariffario STIBM che riunisce sotto “lo stesso tetto” la Città Metropolitana di Milano e le province di Monza Brianza, di Lodi, queste due un tempo all’interno della provincia milanese, e di Pavia.
La soluzione più simile sembrerebbe quella di Parigi, che ha un comune di dimensioni più ridotte rispetto a quelle del Comune di Milano ma ha un’area metropolitana più vasta e gestita in maniera unitaria da un ente con propri poteri e risorse. Il capoluogo lombardo avrebbe bisogno di ampliare i suoi confini amministrativi, tramite l’incorporamento di comuni o in alternativa trasformandosi in una città regione che comprenda lo stesso comune di Milano e tutti quelli dell’area metropolitana allargata, per competere con le altre metropoli internazionali, aumentare la capillarità del trasporto pubblico e offrire servizi migliori a tutti i cittadini che gravitano su e attorno al capoluogo.
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FABIO MARCOMIN
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Un conto è un’area come quella di Parigi in cui tutti gli “Arrondissements” o comuni che fanno parte della conurbazione, sono da decenni (oltre che totalmente assorbiti in un omogeneo contesto urbano) realmente organizzati in un’ ammistrazione globale che detta legge su tutto; e di fatto uscendo dai confini della vera piccola Parigi, non ci si accorge del cambiamento nemmeno dall’aspetto architettonico degli edifici. Sembra proprio di rimanere nella stessa città (la Défense non è a Parigi, ma….). Un conto è un’area, pur vastissima, dove centinaia di comuni hanno si avuto un’espansione dell’area urbanizzata fino ad avere quartieri che sgomitano addosso a poca campagna residua; ma sicuramente ancora del tutto mancanti di una pur minima forma di integrazione eccetto le linee di trasporto facenti capo al passante ferroviario (che comunque non è certo all’altezza delle linee RER parigine, o senza volare alto, alle S-Bahn tedesche). Anzi, rimane ben salda una forte appartenenza territoriale locale per la quale vorrei vedere se un cittadino gallaratese si possa sentire appartenente a Milano; ma anche qui ad Abbiategrasso che Milano la vediamo dalla finestra. Certo, questa è un’area metropolitana baricentrica su Milano. In Germania la regione della Rhur comprende decine di città in una conurbazione di vari milioni di abitanti, la terza in Europa, ma al pari di quella milanese, ogni città fa storia sè; e ne Colonia, ne Dusseldorf hanno ambito a che questa fosse la Grane Colonia o la Grande Dusseldorf. Sarebbe da chiedere agli abitanti delle città dell’area metropolitana milanese se ritenessero opportuno di entrare a far parte di un’unica gigantesca amministrazione; se si, certamente non sparirebbero i comuni, e credo nemmeno le provincie visto che è storia recente la fuga di Lodi e Monza. E’ il momento di estendere i confini di Milano: a guardare la foto dal satellite sembra di si. Ma a tenere i piedi per terra? E dove le mettiamo tutte le poltrone…?
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