Il BAR JAMAICA: il leggendario ritrovo dei grandi artisti di Milano

La storia di uno dei bar storici di Milano

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Credits: @casa.dei.tre.oci Bar Jamaica

Ci sono bar che, come diceva una celebre canzone di Ligabue, sono luoghi del cuore a tal punto da dargli addirittura del tu. Nella stessa canzone si parlava di un fantomatico posto chiamato Bar Mario. Molti anni prima, Vasco Rossi inneggiava alla vita spericolata, a Steve McQueen e tutto finiva nell’ormai leggendario Roxy Bar. Insomma per farla breve, il bar è un luogo del cuore, un luogo dell’anima, un posto dove s’incontrano amici, dove nascono amicizie, dove la parola “condivisione” è d’obbligo. Certo non tutti i bar sono uguali, ma alcuni sono diventati storici e la loro storia li ha proiettati nella leggenda (un po’ come il Bar Mario e il Roxy Bar). Uno di questi è di sicuro il Bar Jamaica nel cuore di Brera

Il BAR JAMAICA: il leggendario ritrovo dei grandi artisti di Milano

# Brera la piccola Montmartre milanese

Credits: @jamaicabarmilano
Bar Jamaica

A Milano ci sono tanti quartieri con le loro caratteristiche e le loro attrazioni, ma Brera ha sempre rappresentato l’animo bohémienne di Milano. Un luogo di storia, cultura, arte e architettura che si mescolano insieme e creano un posto che richiama ogni anno numerosi turisti. Fa strano pensare che in realtà Brera deriva dal termine “braida” che vuol dire incolta, cosa che in realtà non è proprio. Nelle sue vie e stradine è facile incontrare artisti, pittori, cartomanti e studenti della vicina Accademia di Belle arti, infine i numerosi locali e bar sono luoghi d’incontro che ormai fanno parte della storia di Milano.

# Il Bar Jamaica

Credits: @_triolescano_
Bar Jamaica

Fra i tanti, quello che spicca, soprattutto per la sua semplicità esteriore, è il Bar Jamaica. Perché passando davanti al suo ingresso, non ti verrebbe mai da pensare che parlare del Bar Jamaica vuol dire parlare della storia di Brera e di tutta l’arte italiana del ventesimo secolo.

# Una storia lunga più di un secolo

Credits: jamaicabar.it
Bar Jamaica

La sua storia nasce nel 1911 e già dall’inizio si differenzia per essere uno dei primi bar muniti di telefono e macchina del caffè espresso. Diversi personaggi in vista della Milano del tempo iniziano a frequentare il bar, tra questi Benito Mussolini, allora direttore del Popolo d’Italia, e il musicologo Giulio Confalonieri, cui si deve il nome con cui lo conosciamo oggi. La storia narra che Confalonieri, ispirato dal film La Taverna della Jamaica di Alfred Hitchcock, abbia suggerito ai proprietari dell’epoca di chiamare il proprio bar con il nome Jamaica e da qui parte la sua leggenda.

Il bar diventa il luogo prediletto degli artisti che frequentavano la vicina accademia ed è sempre qui che trovano spazio per le loro prime mostre che si scontravano con i tradizionalisti dell’arte. In breve tempo il bar Jamaica diventa il Caffè degli Artisti, una sorta di “casa” per le personalità della vita intellettuale milanese, un luogo, dove incontrarsi e discutere, litigare, scambiare idee, ma anche solo per fare una partita a carte, bersi un buon caffè e un ottimo bianchino.

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# I frequentatori del bar

Piero Manzoni, Lucio Fontana, Germano Lombardi, Nanni Balestrini, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo sono solo alcuni nomi che gravitano attorno e dentro il bar in quegli anni. Lo scrittore Luciano Bianciardi ha dichiarato che i conforti alcolici del Bar Jamaica lo hanno aiutato e ispirato a scrivere il suo capolavoro La Vita Agra.

# La svolta

Credits: @casa.dei.tre.oci
Bar Jamaica

Elio Mainini, figlio della storica proprietaria e fondatrice, prende in mano le redini del bar e, oltre ai vini, comincia a proporre diversi cocktail e aggiungere piatti da degustazione. Da questa intuizione al bar fanno la loro comparsa il carpaccio, tartine e tramezzini raffinati e le Caesar Salad d’importazione americana. Sono gli anni in cui si affacciano fotografi che ambiscono allo status d’intellettuali al pari dei pittori e scultori. D’altronde la fotografia è disegnare con la luce. Sono gli anni di Ugo Mulas, Mario Dondero, Alfa Castaldi e Guido Aristarco. Alla fine degli anni settanta il sindaco di Milano premia il Bar Jamaica per aver portato a Brera l’arte a 360 gradi, un lavoro che ha portato Milano a diventare una capitale dell’arte moderna al pari di Parigi o Londra.

# Il presente

Credits: @jamaicabarmilano
Bar Jamaica

Il Jamaica, come viene chiamato amichevolmente, è ancora lì. Il quartiere e tutto il circondario ha subito numerosi e notevoli cambiamenti. Sono stati aperti diversi locali, la gente stessa è cambiata, ciò che rimasto immutato è il fascino discreto del Bar Jamaica. Un posto dove la gente, che ha trascorso la sua giovinezza tra quelle mura, è tornata per scherzare, litigare e ricordare i tempi che furono. Tutto può cambiare, ma i ricordi, le leggende, gli aneddoti continuano a vivere e lo faranno per sempre. E fortunatamente ci sono ancora gli eredi di Elio Mainini che portano avanti il bar, perché questo non è solo un posto dove si beve un caffè o un aperitivo, ma un luogo dove la tradizione non è morta e la passione è rimasta quella di sempre. Proprio come quei bar cui dai del tu.

 

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MICHELE LAROTONDA

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Michele Larotonda
Direttore de Il BARNABÓ, un blog d’informazione di attualità e cultura pop. Ha scritto e diretto cortometraggi che hanno avuto visibilità in manifestazioni specializzate a Milano,Roma e Varese. Autore del format I DUE DELLA STANGATA andato in onda su Radio 2.0. Ha scritto tre romanzi, Il Sognoscuro (Link Edizioni, 2018), Da un’altra parte (Pav Edizioni, 2020) e Tutto quello che non ti ho detto (Pav Edizioni. 2023). Sito web: www.ilbarnabo.it