La Milano di oggi: da città delle opportunità a modello d’esclusione sociale?

La Milano di oggi verrà ricordata come un modello di esclusione? Che cosa si potrebbe fare per evitarlo

0
Credits: Santuario Santa Rita da Cascia Milano

Nell’immaginario comune, Milano è simbolo di crescita, innovazione e opportunità: la città della Madonnina incarna per davvero queste caratteristiche. Purtroppo, però, c’è anche una faccia oscura della medaglia.

Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Iscriviti: ti aspettiamo

La Milano di oggi: da città delle opportunità a modello d’esclusione sociale?

# Le due facce della medaglia di Milano: innovazione e esclusione

Credits: Asap Italia

Le contraddizioni che animano la Milano di oggi sono sotto gli occhi di tutti i cittadini. Da un lato, Milano continua ad attrarre talenti, imprenditori e studenti. Dall’altro, la città alimenta dinamiche di esclusione che colpiscono fasce sempre più ampie della popolazione.

Le politiche urbanistiche, economiche e sociali degli ultimi anni, pur apprezzate da una parte dei milanesi, hanno contribuito ad ampliare una spaccatura tra chi può accedere alle opportunità offerte dalla metropoli e chi, invece, ne viene gradualmente escluso.

Leggi anche: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

I Libri di Milano Città Stato a casa tua: scopri come fare

# Accesso ai servizi pubblici: un divario sempre più marcato tra centro e periferie

Credits ilgiorno.it – Coda fuori dalla fermata Pasteur

L’accesso ai servizi pubblici è uno dei primi indicatori di inclusività o marginalizzazione. Milano, pur essendo una delle città meglio servite d’Italia, presenta forti disuguaglianze tra il centro e le periferie. La distribuzione ineguale dei servizi essenziali, come trasporti, sanità e istruzione, penalizza i quartieri periferici, dove la rete di trasporti pubblici è meno capillare, le scuole sono spesso meno qualificate e l’accesso a cure mediche di qualità può essere limitato.

Questa disparità nell’accesso ai servizi rende più difficile per le persone con redditi più bassi migliorare la propria situazione economica e sociale. Le politiche pubbliche potrebbero, quindi, concentrarsi su un riequilibrio dell’offerta di servizi, potenziando l’accessibilità delle aree periferiche e promuovendo la coesione sociale, evitando che Milano diventi una città per pochi privilegiati.

Leggi anche: Cosa serve per migliorare Milano? Le 5 priorità dei milanesi

# Area B e Area C: la divisione dei milanesi in serie A (centro), serie B (periferie) e serie C (hinterland)

Credits cheautocompro.it IG – Area C

Le politiche urbane di Milano, come Area C e Area B, hanno come effetto quello di migliorare la qualità della vita di chi ha abita nelle vicinanze del centro. Ma finiscono necessariamente per colpire in modo sproporzionato chi abita nelle periferie o, ancor peggio, nell’hinterland. Soprattutto le fasce più deboli. 

Questi cittadini si trovano costretti a pagare per accedere al centro o a cambiare veicoli per conformarsi alle norme ambientali, aggravando ulteriormente il divario tra chi può permettersi di abitare nelle zone centrali e chi, invece, è confinato nelle periferie.

Le cose si fanno ancora più dure per quelli che, oltre a stare in zone lontane da Area C, non possono permettersi l’acquisto di auto di ultima generazione. Ad esempio, un pensionato che abiti al di fuori dei confini di Milano, è costretto a muoversi dentro la città in bicicletta o con i mezzi pubblici, a volte deficitari nell’hinterland, mentre un ricco residente del centro con il suo SUV può girare liberamente dentro e fuori la città.   Una città che premia con più diritti e libertà le persone più ricche, mentre limita il diritto di circolare ai meno abbienti, non può ergersi a modello di inclusività.  

Leggi anche: Area C, Area B, parcheggi a pagamento e strade 30: le novità in arrivo

# Invecchiamento della popolazione: inclusione a rischio

Credits: Sabine van Erp – Pixabay

Milano sta affrontando una crescita costante della popolazione anziana, l’osservatorio yournextmilano afferma: “nel 2031 ci saranno +55mila residenti, ma 1 su 4 sarà over65“.

Questo richiede un aumento di servizi sanitari e di assistenza e rischia di spingere molti anziani verso l’isolamento sociale, specialmente nelle periferie. Le politiche urbane, molto concentrate su giovani e sui lavoratori attivi, spesso trascurano le esigenze degli anziani, che si ritrovano ai margini di una città che si evolve velocemente. La mancanza di reti di supporto comunitario, in molte aree urbane, rende questo problema ancora più acuto.

Un ulteriore ostacolo per gli anziani è rappresentato dalla crescente digitalizzazione dei servizi pubblici. Senza adeguate competenze digitali, molti rischiano di non poter accedere a servizi essenziali come la sanità e i trasporti, aumentando il loro isolamento. Milano potrebbe affrontare questo tema investendo in soluzioni che promuovano l’inclusione digitale degli anziani, attraverso progetti di alfabetizzazione tecnologica, che permettano loro di usufruire dei servizi moderni senza essere esclusi dalla trasformazione digitale.

La digitalizzazione, se da un lato rende più efficienti i servizi, dall’altro rischia di escludere anche le famiglie a basso reddito che non possono permettersi dispositivi adeguati. Questa nuova forma di disuguaglianza tecnologica crea un divario tra chi ha accesso alle opportunità offerte dal digitale e chi, invece, ne rimane escluso. Politiche pubbliche mirate a garantire l’accesso diffuso alla tecnologia e programmi di alfabetizzazione digitale potrebbero essere fondamentali per evitare che Milano diventi una città in cui l’innovazione divide piuttosto che unire.

Leggi anche: MILANO è la più ANZIANA tra le grandi città internazionali

# Il fenomeno dei senza tetto: un’emergenza visibile

Credits: Santuario Santa Rita da Cascia Milano

Uno dei fenomeni più evidenti della marginalizzazione è rappresentato dalle persone senza dimora, un problema che ha raggiunto proporzioni allarmanti. A Milano, secondo l’ultimo censimento ISTAT, si contano oltre 8.500 persone senza dimora.

La composizione di questa popolazione è particolarmente drammatica: molti sono stranieri, disoccupati o vittime di sfratti. La città, nonostante i suoi progetti per affrontare questa emergenza, non è riuscita a risolvere il problema alla radice.

Milano ha bisogno di politiche strutturali che affrontino l’emergenza abitativa, passando dal sostegno psicologico all’inclusione sociale, fino alla lotta contro la precarietà lavorativa. Progetti come Milano senza Dimora, che cercano di sensibilizzare la popolazione attraverso l’arte, possono forse rappresentare un punto di partenza, ma non possono essere l’unica risposta a una crisi così profonda.

Leggi anche: Cosa pensi e cosa ti chiedi quando incontri un SENZATETTO per strada?

# La turistificazione e la gentrificazione: chi può ancora permettersi Milano?

Credits Maxim Klimashin-unsplah – Turisti Milano

L’espansione del turismo e il processo di gentrificazione stanno rendendo Milano una città sempre più inaccessibile per i residenti locali. L’aumento degli affitti, soprattutto nelle zone più centrali e turistiche, ha spinto molte persone a spostarsi fuori città, aggravando ulteriormente la crisi abitativa.

I quartieri storici sono sempre più dominati da case vacanze e alloggi a breve termine, rendendo difficile per i milanesi trovare un alloggio a prezzi accessibili. Questo fenomeno colpisce in modo particolare i giovani, gli studenti e i lavoratori precari, per i quali vivere a Milano sta diventando un lusso.

Leggi anche: Nel lusso, piccolo è bello: i due paesi italiani che superano Milano nel mercato delle case di pregio

# Marginalizzazione economica e lavorativa: la precarietà come norma

Credits: Janno Nivergall – Pixabay

Milano si presenta come il cuore pulsante dell’economia italiana, ma la realtà per molti lavoratori è fatta di precarietà e instabilità. Contratti a tempo determinato, part-time o stage mal retribuiti sono diventati la norma, e chi riesce a ottenere un impiego stabile spesso si trova a fare i conti con salari che non tengono il passo con il costo della vita.

Secondo un’analisi del Codacons del 2024, la città si colloca al secondo posto in Italia per il costo della vita, con affitti che superano i 900 euro al mese e spese alimentari in costante aumento.

Nonostante salari mediamente più alti della media nazionale, il divario tra redditi e spese è tale da rendere Milano una città ostile, soprattutto per i giovani: la soglia di povertà per loro si attesta a 1.175 euro mensili, mentre il reddito necessario per un tenore di vita decoroso sfiora i 2.000 euro.

Leggi anche: Affitti, Sala: «Piano da 10.000 case», ma il Comune rifiuta i soldi del Governo

# Quale futuro per Milano?

Per evitare che la città delle opportunità si trasformi in una città delle marginalizzazioni potrebbe essere necessario ripensare le politiche urbane ed economiche, con un’attenzione particolare all’inclusione degli abitanti delle periferie e degli anziani, al fine di ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche. Solo così Milano potrà continuare a essere un luogo in cui tutti, indipendentemente dall’estrazione e dell’età possono prosperare.

Continua la lettura con: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

MATTEO RESPINTI

Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Iscriviti: ti aspettiamo

Clicca qui per il libro di Milano Città Stato

Clicca qui per la guida: 50 LUOGHI ALTERNATIVI da vedere in ITALIA almeno una volta nella vita

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/


Articolo precedenteIl «parco sportivo del futuro»: a San Siro palestre sotterranee e sport all’aperto?
Articolo successivoE se il futuro di piazza Duomo fosse una fontana?
Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.