Cadono obblighi ma i drappi non lasciano i volti. Nonostante il mondo abbia archiviato emergenze e restrizioni sanitarie. A Milano con la primavera è un fiorire di mascherine bianche e colorate, spesse e leggere, appiccicate al volto o avviluppate al mento a mo’ di collare. Ma chi sono i tipi milanesi che ancora resistono? Da una breve ricerca si possono classificare in 5 categorie in base all’approccio mentale alla vita.
I 5 tipi di milanesi ancora con MASCHERINA
# I Semper Fidelis
Semper fidelis, come i granatieri svizzeri o i militari del corpo dei Marines. Si sentono investiti di una missione salvifica, al motto “difendere se stessi e rispettare gli altri”, soprattutto se “fragili”. Qualunque loro comportamento lo sentono come funzione sociale, come atto di servizio alla comunità da cui sotto sotto si sentono di dover ricevere riconoscenza. La indossano ovunque. Mentre corrono o vanno in bicicletta, in auto o in strada da soli. Si sentono responsabili e provano orgoglio nel gesto, anche come semplice valore simbolico. Finché lo riterranno un gesto socialmente utile, non lo molleranno.
# I Non si sa mai
“Prevenire è meglio di curare” è il loro motto. Hanno preso in prestito lo slogan del dentifricio e l’hanno esteso ad ogni contesto personale e sociale. Sono quelli che immaginano qualunque scenario nefasto e per evitarlo predispongono qualunque precauzione. Non importa che cosa faccia il resto del mondo, non importa se escono ricerche o dichiarazioni di esperti che chi le indossa non sia protetto più di chi non le ha. Per questa tipologia di milanesi vige su tutto la regola aurea del “non si sa mai“. O Uan mask il megl che nient. Un atteggiamento che a volte può sembrare più una superstizione ma, se ha funzionato finora mantenendoci in vita, perchè smettere?
# I Ponzio Pilato
Una delle tipologie più tipiche dei nostri tempi. Per loro il sì sì o no no non esiste: su tutto regna il dipende. Mettono e tolgono, in funzione del contesto. Dipende cosa fa il suo capo, dallo sguardi dei vicini, dal mormorio degli amiche all’aperitivo. Non prendono mai una decisione definitiva. Stanno allineati e coperti, ma non mostrano slanci o convinzioni personali. Mettono in ufficio ma poi le tolgono con gli stessi colleghi con cui pranzano in mensa. Le tolgono all’aperto ma le mettono se, sempre all’aperto, accompagnano il figlio a scuola. Più che la legge per loro contano gli sguardi.
# I Ma chissenefrega
Sono quelli che vivono come su una tavola di surf. Non fanno mai nulla con impegno, soprattutto quello che riguarda il contesto sociale. La tipologia di chi non vuole sbattimenti. Si veste, esce di casa e mette mascherina sotto il mento. Poi la tira su o giù o a mezz’asta con un semplice tocco, in base al momento. E lì rimane. Non ha tempo né voglia di tirarla su quando entra in ufficio e poi toglierla quando si siede alla sua postazione, né rimetterla quanto va alla fotocopiatrice, né toglierla di nuovo quando beve il caffè alle macchine e di metterla quando finisce il caffè eccetera eccetera. Perché in fondo la vita è fatta di cose più importanti.
# Quelli che non sanno più che giorno è
Poi ci sono loro. Quelli usciti a pezzi in questi due anni e mezzo. Bombardati di continue istruzioni spesso in contraddizione con loro sono andati in tilt come un flipper degli anni settanta.
Non sanno più ormai cosa fare. Teatro sì, stadio no, scuola sì, chiesa no, ma attenzione che il vescovo le raccomanda, anzi le impone. Mentre al bar no. Ma sì, se sei il barista e cameriere, mentre il cliente entra ed esce, si alza e va al bancone o alla toilette senza dover coprire naso e bocca.
Stordito da questo metti e togli, a furia di tira e molla, la tiene indosso, spesso anche nei momenti più inopportuni.
Se glielo fai notare può scoppiare a piangere.
LEONARDO MENEGHINO
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