Milano rappresenta il cuore pulsante dell’economia italiana, contribuendo ogni anno con ben 20 miliardi di euro in tasse destinate allo Stato centrale. Come potremmo usare quei soldi?
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20 miliardi l’anno da Milano a Roma: con quei fondi Milano potrebbe risolvere tutti i suoi problemi
# Milano e il suo contributo poco conosciuto
Milano rappresenta il cuore pulsante dell’economia italiana, contribuendo ogni anno con ben 20 miliardi di euro in tasse destinate allo Stato centrale. Questa realtà è stata ribadita dal sindaco Beppe Sala durante l’assemblea generale di Assolombarda, dove ha voluto sottolineare, con un “filo di polemica positiva”, l’importanza di riconoscere il valore della nostra metropoli. Con un PIL in crescita del 7% rispetto ai periodi pre-pandemia, Milano non è solo il motore economico del Paese, ma un simbolo di resilienza e innovazione, grazie soprattutto agli investimenti delle imprese lombarde, aumentati del 20% dal 2019 al 2023.
Eppure, la domanda è inevitabile: dove finiscono questi miliardi? Milano genera ricchezze e sviluppo, ma sembra evidente che il supporto che riceve dalle istituzioni centrali non sia all’altezza delle sue contribuzioni. Sala ha chiesto maggiore attenzione per il trasporto pubblico e le infrastrutture locali, segnalando una profonda disconnessione tra l’enorme capitale economico generato e gli investimenti effettivamente ricevuti. Questa disparità solleva interrogativi inquietanti sulla gestione delle risorse e sulla capacità del governo centrale di investire adeguatamente in una delle città più vitali del paese.
#1 Progetti bloccati per mancanza di fondi
Nonostante le ambizioni di Milano di diventare un modello di innovazione e progresso, la città si trova bloccata in un limbo di progetti necessari ma fermi a causa di costi insostenibili, su tutti quelli dei prolungamenti delle linee metropolitane. Tutti progetti che, se completati, avrebbero il potenziale di migliorare notevolmente la vita dei milanesi e dei cittadini dell’hinterland, ma sono attualmente in stallo a causa di difficoltà finanziarie.
L’estensione della linea M5, che prevede 13 km di nuovi binari e 11 fermate aggiuntive, collegherebbe Milano a Cinisello Balsamo e Monza alleviando il traffico e migliorando l’accessibilità, con fermate strategiche come Campania, Monza Fs e Villa Reale. Lo stanziamento iniziale di 1,265 miliardi di euro si sono rivelati insufficienti a causa dell’inflazione, dell’aumento dei prezzi dei materiali e della crisi energetica che ha comportato la necessità di recuperare circa 400 milioni di euro di extra costi.
Sempre verso Monza il prolungamento della linea M1 è rimasto bloccato per poco meno di 40 milioni di euro, ora assegnati, e si attende il nuovo bando per le ripresa dei lavori aperti da oltre 12 anni e che non si concluderanno prima della fine del 2033.
Per la M4 verso Segrate, 3,1 km e 2 fermate passando sotto l’Idroscalo, mancano circa 44 milioni di euro di extra costi per la copertura finanziaria totale, dopo che il Comune ha approvato lo Studio di Fattibilità. Ne servono circa altri 60 per l’estensione della linea M1 di 3 fermate e 3,3 km fino al Quartiere Olmi, il primo bando non ha avuto successo, e per questo il deposito dovrebbe essere escluso dal prossimo bando e inserito in un altro dedicato.
#2 Infrastrutture faraoniche come a Parigi, Londra e Mosca
Ci sono poi progetti attesi da decenni e ancora senza uno studio di fattibilità e altri molto più ambiziosi che si potrebbero realizzare. Tra i primi troviamo la M3, che dovrebbe estendersi fino a Paullo, con due fermate di metropolitana e 8 di metrotranvia, per un investimento richiesto di 850 milioni di euro. Lo stesso discorso vale per la M2 fino a Vimercate, si è optato per un percorso in metrotranvia, per l’eventuale M5 fino a Magenta, con la metropolitana solo fino a Settimo Milanese. Con 20 miliardi di euro potrebbero essere realizzate tutte come metropolitane.
Si potrebbe però fare molto, basti pensare che la linea M4 è costata 2,3 miliardi di euro, per 15 km di percorso, e che quindi se ne potrebbero realizzare dieci di linee così con tutte le risorse trattenute. Tra queste la M6 allo studio, una vera circle metropolitana sul percorso della 90/91 o sull’anello delle tangenziale. Milano potrebbe affrontare i costi di questo e altri progetti cruciali se trattenesse una parte dei fondi che attualmente invia allo Stato centrale.
#3 Affrontare il caro-affitti
Qualche tempo fa il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha proposto di vendere lo stadio di San Siro per finanziare la costruzione di case a prezzi accessibili. La proposta ha sollevato un dibattito acceso tra i cittadini, noi abbiamo accolto la provocazione in un articolo, ma, riflettendoci, alla luce dei 20 miliardi che Milano da allo Stato centrale, ora ci chiediamo se possa essere veramente necessario. Anche se la strada sembra essere obbligata per evitare che le due società di calcio lascino il quartiere per costruire un impianto fuori città.
Considerando che l’area di San Siro, insieme allo storico stadio, potrebbe essere ceduta a Milan e Inter, per una cifra che potrebbe aggirarsi attorno ai 200 milioni di euro e che considerando un costo medio di 4.400 € al metro quadro, con la vendita di San Siro si potrebbero edificare, all’incirca 45.455 metri quadrati. Invece, ipotizzando di impiegare così tutti i 20 miliardi più volte nominati, i metri quadri edificabili salirebbero a 4.545.455. Una cifra che consentirebbe di risolvere il problema abitativo su larga scala.
Nel frattempo, il Comune ha rinunciato a un’opportunità unica: accedere a 1,2 miliardi di euro del PNRR destinati alla creazione di 60.000 nuovi posti letto per studenti e questa scelta, ovviamente, ha sollevato interrogativi sulla strategia complessiva di Sala, che avrebbe avuto l’occasione di recuperare da parte Roma parte di quanto versato.
# Milano può farcela da sola
Milano è una città che ha sempre dimostrato di sapersela cavare, con la sua capacità di produrre ricchezza, innovazione e cultura. Non ha neanche bisogno di piani calati dall’alto o di soluzioni imposte dal governo centrale, ha tutte le carte in regola per risolvere autonomamente i propri problemi, ma per farlo è necessario che le risorse generate localmente rimangano sul territorio.
Una maggiore sinergia tra Stato e città è fondamentale, ma deve basarsi sul principio di sussidiarietà: dove Milano può arrivare da sola, lo Stato non deve intromettersi. La valorizzazione dell’autonomia locale e la devoluzione fiscale sono strumenti essenziali per garantire che le risorse economiche siano allocate in maniera più efficiente e con maggiore attenzione alle esigenze del territorio.
Milano ha dimostrato di essere il motore dell’Italia, contribuendo in modo decisivo alla crescita e al benessere del Paese. È giunto il momento di riconoscerne il ruolo centrale e di permettere alla città di utilizzare i fondi che essa stessa genera per finanziare il proprio sviluppo.
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MATTEO RESPINTI
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