Caro-vita: a Milano ci sarà un salario minimo cittadino? Londra lo ha già…

Il costo della vita continua ad aumentare e colpisce soprattutto chi ha redditi più bassi: una soluzione per ridurre il divario crescente tra ricchi e poveri

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Milano è vittima di un divario economico sempre più crescente. Il costo della vita continua ad aumentare e colpisce soprattutto chi ha redditi più bassi. È giunta l’ora di introdurre un salario minimo locale a Milano? Londra lo ha già fatto.

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Caro-vita: a Milano ci sarà un salario minimo cittadino? Londra lo ha già…

# Quanto costa vivere a Milano?

Credits: www.blogsicilia.it

Una recente ricerca condotta dal think-tank Tortuga, in collaborazione con Adesso!, evidenzia come il caro-vita milanese impatti soprattutto sui giovani, sugli operai e sulle persone con un basso livello di istruzione. Mentre la “classe ricca” della città guadagna mediamente il 43% in più rispetto alla media nazionale, molti giovani fanno fatica a sostenere le spese, pur avendo stipendi più alti rispetto ad altre aree italiane. Il salario medio lordo orario a Milano è infatti di 13,21 euro, superiore del 9% rispetto alla media nazionale. Tuttavia, i costi elevati erodono rapidamente i benefici di questa differenza salariale.

Il costo della vita per un giovane single tra i 18 e i 29 anni è del 23% più alto rispetto ad altre città metropolitane italiane, secondo i dati di Tortuga. Questo significa che anche chi ha un buon lavoro può trovarsi in difficoltà nel far fronte alle spese quotidiane. L’Istat stima che un single sotto i 30 anni necessiti di almeno 1.175 euro al mese per coprire i bisogni essenziali, contro i 952 euro richiesti in altre città metropolitane. Per una coppia con un figlio, il minimo sale a 1.831 euro. Questi dati confermano che il costo della vita a Milano è significativamente più alto rispetto ad altre zone d’Italia, mettendo sotto pressione soprattutto chi ha redditi medio-bassi.

# Il modello londinese del “living wage”, basato sul costo della vita: un esempio per Milano?

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Per affrontare il problema del caro-vita, lo studio “Per un salario giusto a Milano” propone di ispirarsi al modello inglese del London Living Wage. Nel Regno Unito, oltre al salario minimo nazionale, esiste un salario di sussistenza per le zone con un costo della vita elevato, come Londra. Questo “living wage” viene adottato volontariamente dalle imprese che desiderano garantire un livello di vita dignitoso ai propri dipendenti.

In Italia, il dibattito sul salario minimo legale è ancora in fase di stallo. La discussione verte su diversi punti controversi, come la cifra oraria adeguata e l’efficacia della contrattazione collettiva. Tuttavia, a livello locale, il dibattito si sta sviluppando: Firenze ha recentemente introdotto un minimo salariale per le imprese che partecipano agli appalti pubblici, fissandolo a 9 euro l’ora. Milano potrebbe seguire questa strada, puntando però a una soluzione ancora più ambiziosa.

La proposta per Milano prevede l’introduzione di un salario minimo locale, a partire da una soglia di 8,3 euro l’ora per i lavoratori più vulnerabili, come i giovani single sotto i 30 anni. Questa cifra, seppur inferiore al salario medio cittadino, è calcolata in base al costo reale della vita e rappresenterebbe un passo concreto verso una maggiore equità salariale. L’obiettivo è colmare la distanza tra i salari attuali e il costo della vita, offrendo un sostegno economico a chi si trova ai margini del mercato del lavoro.

# Un’opportunità per le Imprese?

Un salario minimo volontario potrebbe anche stimolare il miglioramento della qualità del lavoro e della produttività. Nel modello londinese, il 70% delle imprese che hanno adottato il London Living Wage ha riportato miglioramenti nella reputazione aziendale, mentre l’80% ha osservato un aumento della qualità del lavoro dei dipendenti. Questo suggerisce che un intervento mirato potrebbe portare vantaggi sia ai lavoratori che alle aziende, creando un circolo virtuoso che favorisca la crescita economica.

A Milano, dove la competizione per i talenti è elevata, l’adozione di un salario minimo cittadino potrebbe contribuire a rendere più attrattivo il mercato del lavoro, migliorando le condizioni per i lavoratori e incentivando le aziende a investire nella città.

Continua la lettura con: L’andamento lento dell’inflazione a Milano: tra le meno colpite in Italia. Eppure è seconda per caro vita

MATTEO RESPINTI

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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.

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