Fontana: «Sì al nucleare in Lombardia»: Milano avrà dei minireattori, come Google?

Il futuro: minireattori di campagna, di quartiere o condominiali?

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Credits: Ideogram.AI

Il Presidente Fontana ha aperto alla possibilità di centrali nucleari in Lombardia. Ma il nucleare è sicuro? Altrove ne sono sicuri: in particolare Google che preme sull’acceleratore con una innovazione che potrebbe anche cambiare il futuro di Milano. 

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Fontana: «Sì al nucleare in Lombardia»: Milano avrà dei minireattori, come Google?

# Fontana: Lombardia pronta ad accogliere il nucleare

Il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha dichiarato la disponibilità della Regione ad accogliere il nucleare e a individuare siti idonei per la costruzione di centrali sul territorio. La proposta è stata rilanciata in occasione dell’assemblea generale di Assolombarda, durante la quale il presidente dell’associazione, Alessandro Spada, ha sottolineato l’importanza del nucleare per lo sviluppo economico e la transizione energetica della regione.

Fontana ha affermato che la Lombardia è pronta a esplorare questa possibilità, che potrebbe rappresentare un’opportunità per abbattere i costi energetici per cittadini e imprese. La posizione di Fontana è in linea con quella del vicepremier Matteo Salvini, il quale ha già espresso più volte il proprio sostegno per il ritorno del nucleare in Italia, definendolo “un dovere” per garantire energia più pulita e conveniente.

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# La risposta dell’opposizione

Le dichiarazioni del presidente lombardo hanno suscitato immediate reazioni da parte dell’opposizione. Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Partito Democratico in Regione, ha commentato: «Fontana dice che è disponibile a trovare siti per il nucleare in Lombardia. È un’affermazione interessante. Sia coerente, allora, e dica in che città o in quali territori intende realizzare questi siti.» Anche il Movimento Cinque Stelle ha criticato duramente l’apertura al nucleare, accusando la giunta regionale di “sparare grosse” senza una reale pianificazione. Ma prima di capire quale potrebbe essere la strategia, la vera domanda da farsi è: il nucleare oggi è sicuro?

# Dal disastro di Chernobyl alle nuove generazioni di centrali nucleari

La tecnologia nucleare ha attraversato importanti evoluzioni nel corso degli ultimi decenni. Dalla prima generazione di centrali, che ha visto incidenti significativi, comunque attribuibili alla mala manutenzione e all’errore umano, come quelli di Three Mile Island (1979) e Chernobyl (1986), si è passati a modelli generalmente più sicuri e avanzati. È fondamentale comprendere le differenze tra le varie generazioni per valutare le potenzialità del nucleare moderno.

# Generazione 1 e 2: Il passato del nucleare

Le prime centrali nucleari, costruite negli anni ’50 e ’60, utilizzavano uranio arricchito come combustibile e acqua normale come refrigerante e moderatore. Questi impianti non disponevano di sistemi di sicurezza avanzati, come il contenimento primario, che sarebbe poi diventato uno standard. La tragedia di Chernobyl, avvenuta nel 1986, fu un chiaro esempio dei rischi associati a tali impianti. Il reattore esploso era un modello di prima generazione privo di adeguate misure di sicurezza, e il disastro provocò gravi conseguenze ambientali e sanitarie.

La seconda generazione di centrali, sviluppata negli anni ’70 e ’80, ha introdotto significative migliorie in termini di sicurezza ed efficienza. I reattori di questa generazione sono dotati di contenimenti primari di sicurezza e sistemi di controllo avanzati, rendendoli nettamente più affidabili rispetto ai loro predecessori.

# Generazioni 3 e 3+: Sicurezza integrata

Negli anni ’90 è stata sviluppata la terza generazione di centrali nucleari, che ha continuato a migliorare la sicurezza degli impianti. A differenza delle centrali di seconda generazione, questi reattori sono progettati fin dall’inizio per gestire eventi accidentali gravi, con strutture capaci di resistere a esplosioni, incendi e terremoti. La terza generazione avanzata (3+) rappresenta un ulteriore passo avanti, con reattori che utilizzano combustibile meno pericoloso e tecnologie di raffreddamento passive, che non richiedono interventi umani in caso di emergenza.

# Generazione 4: i mini reattori

La quarta generazione di reattori, attualmente in fase di sviluppo, promette una rivoluzione tecnologica nel settore. Questi impianti includono tecnologie come i mini reattori modulari (SMR), progettati per essere più sicuri, efficienti e versatili. I mini reattori possono essere trasportati con camion e installati in serie per soddisfare diverse esigenze energetiche. Anche se non ancora pronti per la diffusione su larga scala, i reattori di quarta generazione potrebbero rappresentare una soluzione interessante per il futuro dell’energia nucleare.

# Il futuro? Mini centrali nucleari in ogni quartiere di Milano

Credits: Ideogram.AI

La crescente domanda di energia, soprattutto con l’espansione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali, sta spingendo molte aziende a esplorare fonti di energia alternative. Google, ad esempio, intende acquistare energia da sette mini-reattori nucleari entro il 2035 per alimentare i suoi centri dati con fonti a basse emissioni di carbonio. Questo esempio apre la strada a un’ipotesi provocatoria: e se in Lombardia, e a Milano in particolare, si installassero mini centrali nucleari per soddisfare il fabbisogno energetico locale?

I reattori modulari sono già in fase di sperimentazione in vari paesi e potrebbero rappresentare una risposta efficace alla crescente richiesta di energia delle città moderne. L’idea potrebbe sembrare avveniristica, ma è tutt’altro che impossibile. Ecco tre ipotesi per Milano:

#1 Mini reattori di campagna

Una soluzione potrebbe consistere nel posizionare i mini reattori modulari nelle aree rurali intorno a Milano, ad esempio nelle campagne del Parco Agricolo Sud o vicino alla Brianza. Questi reattori fornirebbero energia alle case e agli edifici urbani attraverso reti di distribuzione ad alta efficienza, riducendo l’impatto diretto della presenza dei reattori in città. Questa opzione consentirebbe di sfruttare spazi più ampi e meno densamente abitati per ospitare i mini reattori, garantendo al contempo una gestione centralizzata e sicura. Inoltre, collegando i reattori rurali alla rete cittadina, si potrebbe sostenere la domanda crescente di energia, specialmente per i quartieri più tecnologicamente avanzati o i nuovi progetti urbani come Porta Romana e il futuro Villaggio Olimpico.

#2 Mini reattori di quartiere

Si tratterebbe di installare piccoli reattori modulari direttamente nei quartieri, in aree come Porta Nuova, CityLife, Isola o Bicocca. Ogni quartiere avrebbe il proprio mini reattore dedicato, capace di alimentare residenze, uffici e attività commerciali con energia pulita e stabile. L’energia nucleare, grazie alla capacità di adattarsi alla domanda variabile e alle tecnologie di sicurezza avanzate, potrebbe garantire l’approvvigionamento continuo riducendo la dipendenza dalle reti di trasmissione tradizionali. Questa opzione decentralizzata, con mini centrali dislocate nei punti strategici della città, permetterebbe una gestione locale e immediata dell’energia, potenziando l’efficienza energetica e riducendo le perdite di trasmissione.

#3 Mini reattori condominiali

L’opzione ancora più radicale sarebbe l’installazione di mini reattori nucleari direttamente sotto gli edifici residenziali. Questa soluzione sfrutterebbe gli spazi sotterranei per alloggiare piccoli reattori modulari, garantendo una fornitura energetica continua ai condomini. La tecnologia avanzata dei mini reattori moderni, caratterizzata da sistemi di raffreddamento passivi e contenimento potenziato, li renderebbe adatti per l’installazione in aree densamente popolate. Oltre a garantire la sicurezza, questa scelta eliminerebbe la necessità di costruire infrastrutture energetiche esterne, riducendo l’impatto visivo e rendendo autonomi dal punto di vista energetico gli edifici.

# Un’opzione sostenibile e sicura?

Il principale vantaggio dei mini reattori modulari risiede nella loro capacità di ridurre le emissioni di carbonio rispetto alle centrali elettriche a combustibili fossili. Inoltre, grazie alle dimensioni ridotte e alla produzione modulare, queste centrali potrebbero essere installate rapidamente e adattate alle esigenze specifiche di ciascun quartiere. Le preoccupazioni sulla sicurezza rimangono, ma le tecnologie di quarta generazione mirano proprio a superare definitivamente questa sfida, con sistemi che limitano drasticamente i rischi di incidenti e contaminazioni.

Continua la lettura con: Una CENTRALE NUCLEARE a MILANO? Ecco dove si potrebbe COSTRUIRE

MATTEO RESPINTI

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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.

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