Il «mostro», il cavalcavia Monteceneri- Serra: va abbattuto?

Per alcuni è uno snodo fondamentali alla viabilità, per altri solo un mostro da abbattere. Tra queste due posizioni chi scrive non ha alcun dubbio da che parte stare

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Credits: corriere.it - Cavalcavia Monteceneri

Per alcuni è uno snodo fondamentali alla viabilità, per altri solo un mostro da abbattere. Tra queste due posizioni chi scrive non ha alcun dubbio da che parte stare.

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Il «mostro», il cavalcavia Monteceneri- Serra: va abbattuto?

Tra gli orrori partoriti nel pieno della speculazione edilizia post bellica che ha devastato Milano, sfregiandola in maniera indelebile, merita senza dubbio una menzione speciale l’agghiacciante cavalcavia Monteceneri-Serra, frutto di una mentalità malata che vedeva nell’auto il massimo simbolo di sviluppo e per la quale tutto poteva essere sacrificato

# La nascita del mostro

Credits: corriere.it – Cavalcavia Monteceneri

Nel 1959, amministratori, urbanisti e architetti dell’epoca, diedero il via al mastodontico cavalcavia dopo aver demolito quanto rimaneva dell’antichissimo Bottonuto, di antiche cascine, di vecchie case di ringhiera e dopo aver edificato orrendi palazzoni dalle periferie al centro.

Totalmente incuranti dello smog, del rumore, della mancanza di verde, di valutazioni estetiche e soprattutto del disagio per gli abitanti delle case attigue, portarono avanti quest’opera che si estende tuttora per più di un chilometro. Decisamente poco rispetto al progetto iniziale, che prevedeva una strada sopraelevata lungo buona parte di tutta la circonvallazione esterna, ma decisamente troppo per i tempi attuali.

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# “Un asino vestito da cavallo, prima o poi raglia”

Credit: milano.repubblica.it

Nel 1965 i lavori si conclusero, e non dubitiamo minimamente che il tutto sia stato fatto a regola d’arte. Un’ingombrante costruzione che si sviluppa da piazza Stuparich fino al Ponte della Ghisolfa, storico ponte citato in “Rocco e i suoi fratelli” del grande Luchino Visconti, che nulla ha a che vedere con questo orrore.

Nel 2021 ci ritroviamo ancora questa eredità di un periodo passato che di bello ha lasciato davvero poco. Negli anni si è parlato di demolizione ma l’unico intervento è stato un restyling con divieto di accesso notturno, rendendolo ancora più inutile e anacronistico, oltre che dannoso.

Si è vaneggiato altresì di strampalate proposte, ispirate a città decisamente molto diverse e lontane da Milano che lo vedrebbero trasformato in highline o meglio in giardino pensile sopraelevato, più vicino forse al modello babilonese.

A mio avviso una cagata resta tale anche se pronunciata in inglese, poiché del progetto realizzato nella grande mela avrebbe davvero poco.
Senza considerare poi la difficoltà e i costi per la realizzazione e la manutenzione di un simile giardino pensile su modello di quelli babilo-newyorkesi, con conseguenti infiltrazioni e perdite d’acqua dappertutto. Mi domando chi avrebbe voglia di salirci su per andarci a passeggio. Inoltre, un eventuale riutilizzo senza auto aumenterebbe il traffico nel viale sottostante, con conseguente aumento di smog, ingorghi e traffico.

# La morte del mostro è (si spera) vicina

credit: mitomorrow.it

Milano soffoca di cemento, ha una densità abitativa estremamente alta e un’aria mefitica. L’unica soluzione per questa sopraelevata resta la dinamite e la sua sostituzione con una corsia preferenziale alberata, come già in essere lungo tutta la circonvallazione, con la possibilità, a differenza di adesso, di non trovarci (Dio ce ne scampi!) enormi blocchi stradali causa di incidenti senza possibilità di intervento dei mezzi di soccorso.

Non ci sarebbe però da stupirsi se qualche urbanista o professore si impuntasse, insistendo nella sua conservazione come importante testimonianza di “viabilità sopraelevata futuristica”, meritevole di salvaguardia poiché progettata da un grande luminare.

Aspettiamo risposte chiare dalla giunta attuale o da canditati dell’opposizione, quando ne troverà uno.

Continua la lettura con: I progetti in arrivo per i cavalcavia di Milano

ANDREA URBANO

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Andrea Urbano
Nato a milano, ma milanese per scelta (per metà salentino). Sono appassionato a tutto quello che riguarda Milano: storia, cultura, dialetto e patrimonio artistico, progetti urbanistici, futuri socio econonomici, oltre a cinema, sport e viaggi. Lavoro nell'ufficio export di una multinazionale. Sono un grande tifoso del Milan. Alla ricerca di una modella. Quartiere: BOVISA

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