Esiste un quartiere al mondo che è come un “carnevale permanente”. Dove tutti i cittadini sono invitati a dare sfoggio alla loro vena artistica o comunicativa, in totale libertà e senza giudizi. Potrebbe essere un’idea per portare più sorrisi e libertà in una Milano che si sta facendo un pochino troppo malmostosa?
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Il quartiere dove i cittadini si esibiscono «senza pudore»: si potrebbe fare anche a Milano? Ecco dove
# Gli Stagni del Patriarca: il “carnevale permanente” di Mosca
Credits: @in_russia_con_gildo
Gli Stagni del Patriarca, o Patariki (Патрики), sono un luogo iconico nel cuore di Mosca. Una volta fulcro della vita letteraria, abitato da grandi personalità come Vladimir Mayakovsky e Mikhail Bulgakov, oggi rappresentano un microcosmo unico dove storia e modernità si fondono. Qui, i cittadini usano nuoversi con un senso di libertà teatrale, come se la piazza fosse un grande palcoscenico. Tra interviste improvvisate, artisti di strada e un generale menefreghismo verso il giudizio altrui, l’area si è trasformata in un luogo di performance spontanee che attirano curiosi e appassionati.
Ma cosa succederebbe se qualcosa di simile accadesse a Milano? Dopotutto, Corso Vittorio Emanuele, con la sua posizione strategica tra il Duomo e San Babila, è già un crocevia per artisti di strada, musicisti e danzatori. E se il Comune di Milano cogliesse questa vocazione per trasformare la via in un vero e proprio palcoscenico cittadino?
# Un teatro a cielo aperto nel cuore di Milano
Passeggiare per Corso Vittorio Emanuele e imbattersi in un violinista classico che accompagna un ballerino di breakdance, mentre poco più avanti una compagnia teatrale mette in scena sketch comici sulla vita milanese, con personaggi iconici come il pendolare stressato, il giargiana e il turista spaesato. E, in un altro angolo, un gruppo di artisti di strada crea un gigantesco “murale temporaneo”, mentre un influencer improvvisa interviste spontanee ai passanti, chiedendo opinioni su mode e abitudini milanesi.
L’intero Corso potrebbe trasformarsi in un laboratorio di creatività, con ogni performance pronta a diventare una clip virale sui social. Dai flash mob organizzati all’ultimo minuto a performance di ballo sincronizzate davanti alle vetrine di lusso, le possibilità sarebbero infinite. Tuttavia, non mancherebbe il rischio di esagerare: da esibizioni troppo invadenti che bloccano il passaggio, a sketch eccessivamente sopra le righe che potrebbero dissuadere i turisti più tranquilli.
# Le critiche dei milanesi “vecchio stile”
Naturalmente, non potrebbero mancare le critiche. I milanesi più tradizionalisti potrebbero storcere il naso, accusando l’iniziativa di “americanizzare” il centro città, anche se l’ispirazione è Mosca, o di trasformare Corso Vittorio Emanuele in un circo. “Milano non è un circo!” direbbe sicuramente qualcuno, invocando un ritorno a un’atmosfera più sobria e ordinata. Ma sarebbe proprio la tensione tra tradizione e innovazione a rendere il tutto affascinante.
La risposta a queste probabili critiche è semplice: l’arte di strada è già parte integrante della cultura urbana milanese, e l’attuale Corso Vittorio Emanuele ne è un esempio. “Formalizzare” l’arte di strada potrebbe portare un “caos ordinato”. Anziché vedere il cambiamento come una minaccia, bisognerebbe riconoscerlo come un modo per valorizzare la creatività e l’identità milanese.
# Un Carnevale delle performance
Sulla scia della “formalizzazione” e della “regia urbana”, l’idea vincente potrebbe essere quella di dedicare una giornata all’anno a queste performance, trasformandole in un grande evento cittadino. In occasione del Carnevale Ambrosiano, ad esempio, Corso Vittorio Emanuele potrebbe ospitare spettacoli coreografati, dalla musica alla danza, dal teatro alle arti visive.
Il percorso potrebbe essere esteso da San Babila fino al Castello Sforzesco, creando un corridoio artistico che attraversa il cuore della città. Per rendere il tutto più organizzato, si potrebbe introdurre un biglietto simbolico, il cui ricavato andrebbe a finanziare iniziative culturali e sociali. Questo trasformerebbe l’evento in una celebrazione collettiva, coinvolgendo cittadini e turisti in un’esperienza unica.
Per rendere queste iniziative ancora più innovative, si potrebbe integrare la tecnologia. Schermi interattivi lungo le vie principali potrebbero proiettare esibizioni in tempo reale, permettendo anche a chi non è fisicamente presente di partecipare. Una piattaforma online potrebbe consentire agli artisti di prenotare spazi, garantendo una gestione più fluida degli eventi e dando loro maggiore visibilità.
# Collaborazione tra artisti e Comune: un premio per valorizzare Milano
Una proposta concreta sarebbe l’istituzione del “Premio Milano in Scena”, un riconoscimento annuale per le migliori performance lungo il corso. Questo premio, oltre a offrire un contributo economico ai vincitori per sviluppare nuovi progetti artistici, garantirebbe loro visibilità internazionale e spazi dedicati in città per esibirsi.
Il premio attirerebbe talenti da tutta Europa, trasformando Milano in un polo dell’arte performativa urbana. L’evento di premiazione diventerebbe di per sé un’attrazione, con spettacoli e installazioni che animerebbero la città per un’intera giornata.
In più, le performance virali potrebbero essere parte di una strategia di promozione turistica: video e contenuti condivisi sui social media, sostenuti dal Comune, racconterebbero Milano attraverso l’arte e la creatività. Con un hashtag ufficiale, come #MilanoInScena, queste esibizioni diventerebbero una vetrina per la città, coinvolgendo turisti e residenti.
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MATTEO RESPINTI
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