Inghilterra: costruito un «nuovo quartiere tradizionale»: i tre stili per una nuova Milano

L'architettura della Milano del futuro germoglierà dal passato?

0
Naviga su Milano Città Stato senza pubblicità

Nel Regno Unito, un nuovo quartiere sta facendo parlare di sé per la sua capacità di unire tradizione e modernità. Ma cosa succederebbe se l’Italia, in particolare Milano, prendesse esempio da progetti come questo?

Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità. Clicca per scoprire come fare

Inghilterra: costruito un «nuovo quartiere tradizionale»: i tre stili per una nuova Milano

# Cecil Square a Stamford: l’architettura UK guarda al passato

Credits: ArchitecturalUprising (FB)

Nel cuore del Regno Unito, a Stamford, è stato recentemente costruito un quartiere che fa discutere per la sua straordinaria attenzione alla tradizione architettonica. Il nuovo sviluppo residenziale, chiamato Cecil Square, sorge su un sito di 1,5 ettari, dove un tempo si trovava lo stadio del club calcistico Stamford AFC.

Con i suoi 45 nuovi edifici, questo quartiere rappresenta un esempio di come si possa costruire in modo moderno senza rinunciare a un’identità radicata nel passato. Un progetto che ha come principio fondamentale il rispetto per il contesto storico e culturale, utilizzando un “Pattern Book” per comprendere l’architettura locale e le caratteristiche delle strade.

La comunità locale ha partecipato attivamente alla progettazione, ed è emerso un equilibrio tra innovazione e tradizione, un connubio che rende questo quartiere un esempio da prendere in considerazione per l’Italia.

I Libri di Milano Città Stato a casa tua: scopri come fare

# Milano: il laboratorio di design dove il passato non trova spazio

filieracasa IG – CItylife

In Italia, al contrario, sembra esserci una sorta di rinuncia all’uso degli stili tradizionali. Milano, città dal profondo valore storico e architettonico, è diventata un laboratorio di design moderno e internazionale. Il suo skyline, dominato da grattacieli futuristici e piazze moderne, è diventato l’emblema della metropoli globale, capace di mescolare stili e tendenze internazionali. Ma c’è da chiedersi: davvero Milano ha bisogno di diventare sempre più “internazionale” a scapito della sua identità? E se ci fosse un’alternativa?

Prendiamo ad esempio il quartiere Gae Aulenti e CityLife, due tra i progetti più recenti della città. Non si può negare che siano oggettivamente belli. L’architettura futurista e i grattacieli di CityLife, con le loro forme audaci, la sostenibilità integrata e gli spazi pubblici ampi e ben progettati, sono indubbiamente una realizzazione all’avanguardia.

Così anche Gae Aulenti, con il suo mix di modernità e funzioni urbane, ha dato nuova vita a un’area storica, diventando simbolo di Milano come città dinamica e in crescita. Tuttavia, una domanda rimane: quanto questi spazi sono “milanesi”? O, piuttosto, non sono un esempio di un’estetica internazionale che potrebbe trovarsi in qualsiasi città globale?

Non possiamo limitarci a guardare a progetti come CityLife o Gae Aulenti e dire “questa è Milano”. Dobbiamo andare oltre.

# A Milano è possibile un futuro che integri tradizione e innovazione?

Credits: Wikipedia

Prendiamo l’esempio della Sagrada Familia di Gaudí a Barcellona: un’architettura radicalmente nuova e radicalmente antica, ma che integra in modo sublime gli stili tradizionali con il contemporaneo (di allora), creando un’armonia tra antico e moderno che ancora oggi incanta il mondo. Perché non provare a fare lo stesso a Milano?

#1 I grattacieli gotici: immaginiamo, per esempio, grattacieli che non siano solo monumenti al design moderno, ma che, come il Duomo, siano adornati con statue, gargoyle e altre decorazioni che richiamano la tradizione gotica e rinascimentale. Grattacieli che non siano solo torri d’acciaio, ma veri e propri “palazzi viventi”, arricchiti da dettagli scultorei e architettonici che raccontano, per esempio, la storia di Milano.

#2 Il “dorico-popolare”: perché non progettare case popolari che non siano soltanto funzionali ma che integrino colonne doriche, richiami al classicismo greco e romano, portando una dimensione di bellezza anche negli edifici destinati ai ceti meno abbienti?

#3 Lo stile mitico-circolare per gli edifici pubblici: perché non pensare a edifici pubblici che, invece di limitarsi alla geometria funzionale del moderno, abbraccino la pianta circolare, come gli antichi templi romani o le costruzioni celtiche? Edifici pubblici che non siano solo contenitori di spazi, ma che raccontino storie, che evochino il passato con uno spirito nuovo, ma non banale, che non si accontentino di un estetismo vuoto, ma che diventino un richiamo continuo alla memoria storica della città.

Non si tratterebbe di tornare indietro nel tempo, né di riscoprire uno stile che non ha più senso nel contesto odierno, ma di integrare tradizione e modernità, in modo radicale, creando una Milano che non sia solo un posto dove si vive, ma un’opera d’arte a cielo aperto. Un’idea che potrebbe fare di Milano non solo una città internazionale, ma una città unica, capace di dare al mondo un nuovo modello di bellezza.

Continua la lettura con: Il Villaggio Olimpico in stile casermone sovietico: e quale sarebbe lo scandalo?

MATTEO RESPINTI

Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Iscriviti: ti aspettiamo

Clicca qui per il libro di Milano Città Stato

Clicca qui per la guida: 50 LUOGHI ALTERNATIVI da vedere in ITALIA almeno una volta nella vita

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/


Articolo precedenteI 7 hotel più prenotati su Booking a Milano
Articolo successivoQuando chiami lo 02.02.02 del Comune per risolvere un problema
Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome