Le «7 piazze più brutte di Milano»: le idee per renderle le più interessanti della città

E pensare che valorizzandole potrebbero diventare le più intriganti. Vediamo quali. E soprattutto come

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Piazzale Cantore - ph. @carmenveca.monili IG
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Se si confronta Milano con le città d’arte italiane, uno dei maggiori punti di debolezza sono le piazze. Perché alcune sono davvero davvero brutte. E pensare che valorizzandole potrebbero diventare le più intriganti. Vediamo quali. E soprattutto come. 

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Le «7 piazze più brutte di Milano»: le idee per renderle le più interessanti della città

#1 Piazzale Porta Genova: da groviglio urbano a «piazza della confusione creativa»

Credits paolavignelli IG – Piazzale Stazione Porta Genova

L’urbanistica tattica mirava a ridare dignità a una delle piazze peggio tenute della città, quella di fronte alla stazione di Porta Genova. La creazione di una piccola area pedonale, con disegni colorati di vernice sull’asfalto e vasi con piante a delimitarne il perimetro, non solo non ha migliorato l’estetica del piazzale ma ha reso il traffico della zona un inferno.

L’idea per il futuro? «La piazza della confusione creativa». Una delle piazze più caotiche e confuse di Milano potrebbe trasformare questo suo punto di debolezza in un fattore di forza. Si dovrebbe accentuare ancora di più la confusione di elementi, ad esempio con installazioni alla Cattelan, neon esagerati, animazioni. Senza considerare il ruolo centrale di cosa verrà fatto al posto della Stazione di Porta Genova ormai in fase di demolizione. Potrebbe diventare una specie di Beaubourg. 

 

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#2 Piazzale Cantore: da snodo anonimo a «porta della Darsena»

Credits maritzaromero1234 IG – Piazzale Cantore

Più che una piazza è uno snodo viabilistico intricato, senza una logica nemmeno dal punto di vista dei materiali utilizzati. In parte asfalto, in parte pietra, con auto parcheggiate a vanvera e tag diffuse sulle pareti dei palazzi circostanti. Anch’essi piuttosto brutti, peraltro.

L’idea per il futuro? «La porta della Darsena». E pensare che si trova in una posizione magnifica. All’imbocco della Darsena, raccordo tra il centro e la zona Solari. Da snodo dovrebbe tirare fuori il suo protagonismo diventando la porta d’accesso della Darsena. Si dovrebbero inserire elementi che attestino questo suo rinnovato ruolo, mettendo in competizione le migliori archistar. 

 

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#3 Piazzale Selinunte: da luogo insozzato a «medina di Milano»

Credits ellefilios IG – Piazzale Selinunte

Non è solo una delle piazze più brutte di Milano: Piazza Selinunte è anche tra le più pericolose di Milano. Si trova al centro del “quadrilatero dell’illegalità“, il quartiere popolare di San Siro con massiccia presenza di immigrati, dove furti, spaccio e rapine sono all’ordine del giorno. Non è tanto la piazza in sé ad essere inguardabile, quanto gli edifici attorno: scrostati, sporchi e pieni di graffiti. Lungo le strade colme di sudiciume.

L’idea per il futuro? «La medina di Milano». Il modello lo abbiamo a casa nostra. A qualche chilometro di distanza. Chinatown. Altra zona inizialmente esclusiva di immigrati in cerca di fortuna ha saputo trasformare questo suo elemento critico in uno straordinario fattore di attrazione. Perché non replicare il modello anche a Piazza Selinunte e alle strade adiacenti? Dovrebbe essere il luogo che valorizza al meglio la migliore cultura araba, quella che attira in città come Marrakesh, Dubai, Abu Dhabi o Casablanca, persone da tutto il mondo. 

 

#4 Piazzale Lagosta: da spazio orribile a «Isola Square»

Credits Andrea Cherchi – Piazzale Lagosta

Nel quartiere più “cool” di Milano (l’Isola) c’è la piazza più sfigata. Difficile anche definirla piazza. Uno spazio irrisolto e senza identità. Piazzale Lagosta con il mercato comunale al centro circondato solo da asfalto, oltre alle case popolari occupate o in attesa di riqualificazione che vi affacciano, è tra i più orrendi della città. Pure la circolazione è caotica. 

L’idea per il futuro? «Isola Square». Anche in questo caso la soluzione è davanti ai nostri occhi. Piazzale Ferrara dovrebbe trasformarsi nella piazza simbolo di Isola, anche perchè si tratta dell’unica di una certa dimensione. Si dovrebbe osare portando la circolazione o sottoterra o sospesa in aria, rendendo così la piazza pedonale, valorizzando con luci e installazioni il mercato, e inserendo lungo la piazza gli elementi più distintivi di un quartiere già entrato nel mito. 

 

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#5 Piazzale Zavattari: da deserto pedonale a «disco-piazza sospesa»

Piazzale Zavattari 12

Si sono fatti molti sforzi ultimamente. Con murales, il rifacimento dell’aiuola al centro e in itinere con i lavori della preferenziale della 90/91. Ma la sensazione per chi la percorra resta invariata. Si tratta di un punto nevralgico per il traffico ma ostile all’estetica e alla vita di chi la abita. Assenza di pedoni. E anche i negozi attorno piangono miseria. Allora che fare?

L’idea per il futuro? «La disco-piazza sospesa». Sembra assurdo vederla ridotta così considerando dove si trova. E’ un raccordo tra la Milano ruggente del quartiere ex Fiera, con Citylife e il quartiere gioiellino delle ville color pastello, e l’immensa area di San Siro. Anche in questo caso la soluzione è semplicemente trasformarla da semplice nodo autostradale a luogo di connessione tra due tra le zone più vitali di Milano. Come? Agendo su due livelli. Auto in superficie e collegamenti bici-pedonali sollevati. Una piazza sospesa, dove a quel punto le auto sono nascoste sotto un disco ricco di verde e di persone. 

 

#6 Piazzale Cuoco: da campo degradato a «piazza delle periferie»

Piazzale Cuoco

Tristemente famoso per il mercatino di oggetti rubati, più volte sgomberato e poi riapparso, in una vicina area privata che si estende a ridosso di viale Puglia. Una brutta immagine per chi arriva a Milano da sud.

L’idea per il futuro? «La piazza delle periferie». Dovrebbe diventare per le periferie quello che il Duomo era, almeno un tempo, per il centro. Un punto di riferimento per aggiornare in tempo reale tutto il meglio che avviene nella cintura dei quartieri periferici. Dovrebbe essere uno spazio permanente di eventi vetrina. Ogni giorno l’appuntamento più interessante in programma in una periferia di Milano dovrebbe essere risaltato in questa piazza. Dai concerti alle manifestazioni sportive, dai mercati alle iniziative culturali. 

 

#7 Piazza Gino Valle: da gigantesco non-luogo a «Live Square» di Milano

Credits zubackis IG – Piazza Gino Valle

Piazza Gino Valle è la più grande di Milano. Eppure Milano la ignora e la tiene emarginata tra le novità urbanistiche degli ultimi venti anni per due ragioni. La prima è quella di essere un “non luogo” o comunque una zona di passaggio, servendo solo le aziende circostanti e le persone dirette al parco del Portello. La seconda è di essere un’enorme distesa di mattonelle in pietra senza nemmeno una piccola aiuola o qualche arbusto a fare ombra e rinfrescare durante l’estate e a renderla meno asettica. 

L’idea per il futuro? «Live Square». Bisogna dare vita alla piazza più morta di Milano. Come? Utilizzando i suoi spazi immensi per trasformarla nel tempio degli eventi dal vivo. Dai concertoni agli show, tutti i grandi appuntamenti che di solito si tengono in piazza Duomo si dovrebbero portare qui. 

 

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ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.

5 COMMENTI

  1. Alcune sono “non piazze”, altre disegni sul selciato, altre disimpegno per il traffico. Non possono essere “vive” per mancanza di requisiti. Fossero luoghi verdi, ma solo alcune piazze lo sono. Mancanza di visione da parte dell’Amministrazione? Mah!

  2. Ma invece di pensare a dei progetti avvenieristici, perché non ristrutturare lasciando tutto com’è, così magari gli affitti rimangono lì dove sono? Magari eh, dico, magari…

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