Un’attrazione turistica molto poco valorizzata, nel cuore di Milano. Un tempo era una delle conche che consentivano la prosecuzione dei Navigli verso la Darsena. Come si presenta oggi, come funzionava e cosa serve per ripristinarla.
Mettiamo l’acqua all’Incoronata?
# I primi studi di Leonardo da Vinci per la Conca dell’Incoronata
Una perla di Milano poco valorizzata, oggi senz’acqua è confinata a mera funzione storica e museale, un tempo conca dove transitava uno dei Navigli. Milanesi e turisti la incontrano passeggiando per Brera, la conca si trova in via San Marco, magari mentre si spostano verso Porta Nuova o la osservano mentre sono seduti a bere una birra negli spazi esterni del Carlsberg pub che si affacciano su di essa.
La Conca dell’Incoronata fu pensata per collegare il Naviglio della Martesana, aperto nel 1463, alla Cerchia dei Navigli. I primi studi a riguardo furono realizzati nel 1482 su richiesta di Ludovico il Moro da Leonardo da Vinci, che migliorò il sistema delle chiuse, anche se la sua costruzione avvenne circa 15 anni dopo, con il genio fiorentino a supportare come consulente gli ingegneri incaricati.
# Serviva alle barche per superare il dislivello tra il Naviglio della Martesana e la Cerchia dei Navigli
La conca serviva per collegare il Naviglio della Martesana a quelli nella cerchia, superando la differenza di livello tra i due corsi acquatici e consentire così la navigazione. Il primo proseguiva il suo percorso cittadino, ora interrato, verso sud-ovest superando Porta Nuova e passando prima le mura spagnole e poi il ponte delle Gabelle. L’altro nome era proprio Conca delle Gabelle in quanto primo “casello” dove i viaggiatori pagavano una gabella prima di entrare in città. Raggiunta la conca il corso d’acqua cambiava nome in Naviglio di San Marco dando origine più avanti al laghetto di San Marco, dove oggi c’è un parcheggio interrato e un distributore, per poi immettersi nella Cerchia dei Navigli attraverso la Conca di San Marco.
# Lo stop all’acqua con la copertura dei Navigli negli anni ’30 del ‘900
La mancanza di acqua nella conca si deve alla chiusura dei Navigli negli anni ’30, quando la città decise di interrare molti tratti per facilitare la viabilità urbana e ridurre i problemi igienici che la presenza di canali aperti comportava. Il manufatto è stato restaurato e mantenuto come sito storico ma non è più collegata al sistema idraulico attivo, e quindi l’acqua non vi scorre più. Il Naviglio della Martesana oggi, infatti, cambia bruscamente direzione verso sud-est giunto a Porta Nuova mutando nome in Cavo Redefossi e proseguendo il proprio percorso oltre Milano.
# Perché riempirla d’acqua solo in occasioni speciali?
La Conca dell’Incoronata è stata riconosciuta come opera monumentale con vincolo n. 553, ai sensi della Legge 1089/39 nel 1967 come il motivo di essere “unico resto del Naviglio Martesana nel suo tratto urbano, caratterizzato dalla sopravvivenza dell’ultimo ponte antico sul Naviglio, dell’ultima chiusa e della garitta, resti di originali attrezzature addette alla navigazione”. Rimangono visibili l’edicola di epoca risorgimentale e il sistema di chiuse formato dalle porte originali, disegnate da Leonardo da Vinci, mentre sono scomparse le tracce relative agli ormeggi per lo scarico merci. Il sistema a Porte Vinciane è adottato nelle chiuse di tutti i canali del mondo.
Per rivedere l’acqua scorrere di nuovo al suo interno senza arrivare alla soluzione più radicale di riaprire i Navigli, basterebbe riempirla di acqua, presente in abbondanza nella zona, come avvenuto in occasioni speciali, ad esempio per il Fuorisalone (vedi immagini sotto).
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FABIO MARCOMIN
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