Lo spunto è di Federica Verona, pubblicato su Repubblica Milano. Dopo l’eclissi del triangolo industriale a seguito della desertificazione di imprese che ha colpito tutte e tre le città, con Milano l’unica a sapersi reinventare, il trio delle meraviglie del miracolo economico potrebbe rinascere con una nuova sinergia: per dar vita una nuova macro città. Ecco come e il ruolo che ognuna potrebbe avere.
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«Milano-Genova-Torino»: la nuova megalopoli dalle «tre anime»?
# L’eclissi del triangolo industriale
Un tempo c’era il triangolo industriale. Tra Torino, Milano e Genova si concentrava maggior parte dell’offerta di lavoro in Italia nel dopoguerra, grazie anche al supporto della Banca Commerciale Italiana e del Credito Italiano. Aziende come Fiat, Breda e Ansaldo hanno richiamato una forte immigrazione interna dal Mezzogiorno con conseguente sensibile crescita della popolazione nelle tre città. Il fenomeno è andato avanti ben oltre come durata al boom economico e i primi segnali di inversione di tendenza si sono avanti durante gli anni ’70, a seguito dell’inizio della deindustrializzazione per quanto riguarda il trend demografico, mentre la parola fine al triangolo è stata messa definitivamente con la grande crisi del 2008 quando si è spostato sull’asse Milano-Bologna-Treviso.
# Creare un megalopoli del Nord Italia per una rinascita delle tre città
Torino e Genova sono quelle che più hanno subito di più il passaggio da città industriali a città del terziario dei servizi, registrando un sensibile calo dei residenti. La prima ne ha persi 50mila solo negli ultimi 10 anni, la seconda 25mila, Milano è l’unica in crescita con +10% per merito anche dell’impulso dato dall’Expo. L’arrivo della pandemia e il caro affitti sta però mettendo in difficolta anche quest’ultima che, dopo aver superato la quota di 1,4 milioni di residenti, ha segnato una perdita di circa 30mila milanesi. Una soluzione per uscire dall’impasse in cui si trovano tutti e tre i capoluoghi di regione potrebbe essere quello di dare vita a megalopoli del nord, in grado di competere a livello europeo per “attrarre talenti, investimenti e innovazione”, come ha provato ad immaginare Federica Verona su Repubblica.
# L’opportunità data del Terzo Valico
A rendere possibile il verificarsi di questo scenario una delle infrastrutture più importanti attualmente in costruzione: il Terzo Valico insieme al nodo di Genova. In totale 90,7 km di tunnel, con 53 km che collegano Genova a Tortona, di cui 37 km sotterranei, compresa la Galleria di Valico che con una lunghezza di 27 chilometri è in predicato di diventare la galleria più lunga d’Italia. Un’opera che porta con sé due risultati importanti: mettere il porto di Genova in concorrenza con quello di Rotterdam, come hub per il centro e nord Europa garantendo al contempo un retropotro per le aziende lombarde, collegare Milano-Genova in meno d’ora con l‘alta velocità. Il primo viaggio con Italo e Frecciarossa è programmato per il 2027, inizialmente su singola canna, anche se solo con le opere sulla direttrice ferroviaria tra Milano e Tortona
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# Le tre anime: Milano hub internazionale, Torino cuore culturale e creativo, Genova un motore logistico e marittimo
Ecco allora che attorno al 2030 Milano dovrebbe essere collegata in meno di 60 minuti di treno sia a Torino che al capoluogo ligure, e la città sabauda in meno tempo rispetto alle due ore di oggi sempre grazie al Terzo Valico. A quel punto si potrebbe cogliere l’opportunità di implementare una strategia unitaria che metta insieme “cultura, logistica e sostenibilità” per creare “un ecosistema capace di migliorare la qualità della vita per chi vive e lavora in queste aree” con l’obiettivo di superare i problemi della gentrificazione, del declino demografico e del caro affitti. In questa ottica Milano potrebbe rimanere “un hub internazionale, Torino il cuore culturale e creativo, e Genova un motore logistico e marittimo.” Lavorare in una città e vivere in un’altra delle tre del rinnovato triangolo potrebbe diventare non più solo una scelta dettata dal costo eccessivo delle abitazioni, ma una straordinaria opportunità.
Fonte: Repubblica Milano
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FABIO MARCOMIN
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